Si può dire che l’Italia non abbia davvero mai lasciato il circus, con la Scuderia Ferrari da sempre presente, ma anche ora con la Toro Rosso.
L’ultima volta, però, che il tricolore è stato portato in pista da un pilota, è stata nel 2011, con Vitantonio Liuzzi e Jarno Trulli.
Trulli, abruzzese, ha corso in F1 dal ’97 al 2011, guidando per scuderie come Minardi, Renault e Lotus, mentre Liuzzi debutta nel 2005 con la Red Bull, continuando la sua carriera in Toro Rosso e Force India, fino al ritiro con la HRT.


Un altro italiano in pista degli anni 2000 è Giancarlo Fisichella, che debutta in F1 nel 1996 con la Minardi, per passare poi in Jordan, Benetton, Sauber, Renault, Force India, fino alle ultime gare prima del ritiro in Ferrari, quando prende il posto dell’infortunato Felipe Massa nel 2009.
Pur mancando nella categoria suprema, diversi sono stati i giovani piloti italiani che hanno cercato di arrivare in
Formula 1: Antonio Fuoco, Raffaele Marciello, Antonio Giovinazzi negli ultimi anni, ma anche Luca Filippi e Davide Valsecchi.

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Luca Filippi ha corso in GP2 dal 2006 fino al 2012, anno in cui decide di “buttarsi” in Indycar. I telespettatori Sky lo conoscono bene, poiché commenta i Gp insieme anche ad un altro suo collega, Davide Valsecchi. Oggi è un inviato speciale Sky, ma Davide ha corso in GP2 dal 2008, vincendo il titolo nel 2012. Ingaggiato come terzo pilota Lotus, dovrà cedere il suo posto poi a Pastor Maldonado, pilota venezuelano che, pur non essendo uno dei più affidabili in pista (ha comunque vinto il titolo in GP2 nel 2010), riesce comunque ad ottenere il sedile grazie ai suoi ingenti sponsor.
Antonio Fuoco, classe ’96, riesce ad entrare nella Ferrari Driver Academy, e gareggia attualmente in GP2. Raffaele Marciello, classe ’94, entra anche lui a far parte del programma per giovani piloti della scuderia di Maranello; è terzo pilota Sauber nel 2014, disputando anche delle sessioni di prove libere, e test per il team svizzero e per la Ferrari. Nel 2016 gareggia in GP2 con il team Russian Time, concludendo il campionato in 3° posizione, ma lascia anche la Ferrari Driver Academy, anche a causa di dissapori con il team principal del team italiano, Maurizio Arrivabene. Attualmente Raffaele corre con la Mercedes nei campionati GT3, salutando così la Formula 1, con non poche polemiche. “Non ho 10 milioni per pagarmi una stagione” ha dichiarato.
Antonio Giovinazzi è, quindi, l’unico che si sta davvero avvicinando alla Formula 1: nel 2016 gareggia in GP2 con Prema Powerteam, lottando per il titolo contro il compagno di squadra Pierre Gasly e chiudendo 2° proprio alle spalle del francese. A Dicembre viene ingaggiato come terzo pilota Ferrari, riaccendendo il sogno di un pilota italiano a bordo di una monoposto italiana in tutti gli appassionati.
Grazie all’infortunio di Pascal Wehrlain, pilota della Sauber F1, Antonio disputa la prima sessione di test invernali a Barcellona per la scuderia svizzera, fino al primo GP in Formula 1 della sua carriera, proprio sostituendo il pilota tedesco. Giovinazzi, con molti meno giri sulle spalle rispetto al compagno di squadra, manca il Q2 per due decimi, proprio alle spalle di Ericsson, e termina il Gran Premio in dodicesima posizione, con una power unit ferma al 2016, collezionando complimenti da parte di tutto il paddock.
Giovinazzi è il primo italiano a tornare nel circus dal 2011, e “rischia” di prendere parte anche al prossimo Gran Premio in Cina: Wehrlain si è infortunato durante la Race Of Champions, ha preso parte ai test invernali, ma solo dopo la prima giornata di prove libere ha deciso di fermarsi perché non era sicuro di riuscire a portare a termine il gran premio. Il pilota tedesco prenderà parte alla giornata di prove libere del venerdì e valutarà se sarà in grado di continuare. Se Pascal decidesse, invece, di fermarsi, Giovinazzi deve tenersi pronto per riprendere il suo posto anche in Cina, e disputare così il suo secondo GP, perdendo però lo status di “giovane pilota” e quindi la possibilità di disputare i test in Bahrain a bordo di una Ferrari.
Se Antonio davvero disputasse il prossimo Gp, e magari facendo meglio del compagno di squadra, potrebbe diventare realtà l’ipotesi di una sua conferma a pilota titolare?
Realisticamente no, e ancora una volta ritroviamo la risposta negli sponsor: la Sauber l’anno scorso ha attraversato un momento difficile dal punto di vista finanziario, e si può dire che sia stato Marcus Ericsson a riportare un po’ d’aria fresca alle finanze nel team. Lo svedese, quindi, non si tocca, così come sembra intoccabile il pupillo di casa Mercedes.
Emblema della nuova stagione, sul fronte piloti paganti, è l’altro rookie che ha debuttato a Melbourne: Lance Stroll, diciotto anni, milionario, supportato economicamente dalla famiglia sin dal debutto, è stato ingaggiato come pilota titolare dalla Williams accanto ad un veterano del circus, Felipe Massa. Il giovane canadese ha diviso l’opinione di media ed appassionati: c’è chi crede che Stroll abbia conquistato il suo sedile grazie ai milioni di famiglia, chi crede che si, Lance abbia talento, ma deve ancora dimostrarlo. Certo è che il più giovane pilota in pista ha fatto un salto non indifferente dalla Formula 4 Europea (che ha tra l’altro vinto l’anno scorso), e probabilmente ha bisogno di più tempo per adattarsi alle monoposto di Formula 1.
Lance, inoltre, è solo un altro dei nomi passati per la Ferrari Driver Academy, diventando uno dei pochi ad aver raggiunto l’obiettivo, di certo non grazie all’aiuto di Maranello.
“Vengo da una famiglia ricca, ho avuto molto supporto economico, ma ho sempre vinto”, queste le dichiarazioni del diciottenne canadese. Di certo, Lance ha avuto la possibilità di avere a disposizione un simulatore (quello della Williams), di poter fare diversi test, macinando km su km, cosa che diversi aspiranti piloti di Formula 1 non possono effettivamente permettersi.
È difficile, quindi, vedere tanti giovani piloti sacrificati per il denaro, che sembra ormai regnare da padrone nel circus, prendendo il posto del talento.
Ma sopratutto vedremo se, in Cina, Antonio potrà riproporre un’altra buona prestazione e, chissà, magari fare meglio di Stroll.

Di Marika Laselva

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