La Ferrari ha deciso di inoltrare la richiesta di revisione della decisione del collegio dei commissari del Gp del Canada, formato Emanuele Pirro, Gerd Ennser, Mathieu Remmerie e Mike Kaerne. Mentre la Scuderia Ferrari è pronta a presentare nuove prove sull’innocenza di Vettel, Jean Todt, ai microfoni della Bild, in merito alla questione ha dichiarato: “Ci sono sempre discussioni sulle penalità. Non c’è niente di diverso in F1 rispetto agli altri sport. Abbiamo i migliori commissari al mondo, che fanno un grande lavoro. I primi ad insistere che tutte le regole siano rispettate sono i piloti. Se inizi a non rispettarle, può succedere a volte qualcosa di pericoloso. Possiamo vederlo in parte in Formula E, dove i piloti hanno molta più libertà che in Formula 1“.
Todt, esattamente come l’ex ferrarista Ross Brawn, ha preferito non sbilanciarsi sul merito della questione: “Non è il mio lavoro“. Il Presidente della Fia ha parlato, invece, della scelta di ritardare le decisioni sulle regole 2021. “È meglio continuare a lavorare insieme per tre o quattro mesi e avere buoni risultati piuttosto che concludere prematuramente il processo. Stiamo parlando di regole per un quinquennio, sino al 2026, e credo che otterremo un buon risultato“, ha chiosato Jean Todt.
Le parole di Pirro
“Purtroppo, ancora adesso non sono autorizzato a parlare dei fatti, ma ci tengo a dire che ho subito una bruttissima gogna mediatica, delle minacce personali, tanto da dover fare delle denunce alla polizia. E’ una cosa scandalosa che esula dallo sport, da vergognarsi e per le tante minacce e insulti personali vorrei dire grazie ad una parte della stampa che, trascinata dall’emotività e non dalla razionalità ha portato a ciò. Sono state dette tante inesattezze anche dalla televisione che trasmette i Gran Premi“, ha dichiarato Pirro ai microfoni di Domenica Sport.
“È stata una decisione presa dopo aver spaccato il capello in quattro: su quanto Hamilton ha dovuto frenare per evitare il muro; su quanto era in controllo Vettel della sua macchina, se il suo movimento era volontario o involontario e con le immagini e la telemetria al quale noi possiamo accedere, purtroppo non c’è stato un appiglio per poter evitare questa decisione. Sarebbe bello se la vita fosse una favola…ma lo sport è meritocrazia e deve vincere chi se lo merita di più. Da domenica scorsa la vita mi è cambiata, non so se ritornerà mai più nello stesso modo, perché io sono uno che cerca di fare questo che non è un mestiere, perché non siamo retribuiti, solo per aiutare il motorsport nel modo più corretto possibile“, ha concluso Emanuele Pirro.