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Lewis Hamilton non era rimasto impressionato dal simulatore Ferrari durante i primi contatti, ma a Maranello la musica sta cambiando. Con l’arrivo di Shahid Farzand e Loïc Serra dalla Mercedes, la Scuderia punta a risolvere il problema della correlazione dati in vista del 2026. Analisi tecnica con l’ingegner Riccardo Romanelli nell’ultima puntata di Racetech.
Il passaggio di Lewis Hamilton in Ferrari non è solo una questione di marketing o di talento al volante. È una scossa elettrica che sta colpendo le fondamenta tecniche di Maranello. Tra le indiscrezioni più calde dell’anno, c’è stata quella riguardante il primo impatto del pilota inglese con il simulatore Ferrari: un feedback non propriamente entusiasta che ha spinto Frederic Vasseur ad accelerare l’innesto di figure chiave provenienti da Brackley.
Nell’ultima puntata di Racetech, la rubrica tecnica di NewsFormula1, Michele ha discusso di questo tema cruciale con l’ingegner Riccardo Romanelli (Wolf Racing Cars). Al centro del dibattito, il ruolo del simulatore non solo come strumento di allenamento, ma come vero e proprio pilastro della progettazione per le F1 del 2026.
Il video: Hamilton, il simulatore e la sfida tecnica 2026
Perché Shahid Farzand è l’uomo chiave di Hamilton?
Una delle novità più rilevanti discusse nel video è l’arrivo a Maranello di Shahid Farzand. Ex Senior Performance Engineer della Mercedes, Farzand è un esperto assoluto di Tyre Modelling.
In Formula 1, il simulatore è utile solo se i dati immessi sono corretti (Garbage In, Garbage Out). Il limite principale incontrato dai piloti spesso non è l’hardware, ma la capacità del software di replicare il comportamento reale degli pneumatici Pirelli. Farzand è stato voluto per “insegnare” al simulatore Ferrari come gestire le temperature e le deformazioni delle gomme, eliminando i problemi di correlazione che hanno spesso rallentato lo sviluppo della Rossa.
Dal Lap Time Simulator alla progettazione 2026
Come spiegato dall’ingegner Romanelli, il simulatore moderno è un’evoluzione sofisticata dei codici di calcolo degli anni ’80. Oggi, con il regolamento F1 2026 alle porte, lo strumento diventa fondamentale per simulare:
- L’aerodinamica attiva: Il passaggio tra modalità high downforce e low drag.
- La gestione della Power Unit: L’overlapping tra potenza termica ed elettrica.
- Analisi di sensibilità: Capire quanto un cambiamento dell’1% nella rigidezza incida sul tempo sul giro teorico.
La differenza tra simulatori casalinghi e F1
Nel video viene affrontato anche un tema caro agli appassionati: i simulatori usati dai piloti come Max Verstappen (iRacing). Sebbene utili per l’allenamento dei riflessi e la confidenza con le traiettorie, Romanelli chiarisce la differenza abissale con i simulatori professionali di Maranello, che integrano modelli matematici della sospensione, mappe aerodinamiche complesse e sottomodelli della power unit che nessun software commerciale può replicare.
Conclusioni: la cura Hamilton sta funzionando?
L’arrivo di Loïc Serra (nuovo Direttore Tecnico) e di specialisti come Farzand dimostra che la Ferrari sta seguendo la “linea Hamilton”: investire dove la Mercedes è stata superiore per anni. La sfida del 2026 si vincerà in fabbrica prima ancora che in pista, e il simulatore sarà il giudice supremo dei prossimi progetti.
Non perdere l’analisi completa nel video di Racetech e facci sapere nei commenti: credi che la tecnologia Mercedes porterà finalmente la Ferrari al titolo mondiale?
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