GP Imola – Nel 1980 fu valevole come gran premio d’Italia in sostituzione di Monza. Poi, per ventisei anni consecutivi, battè bandiera di San Marino e infine, dal 2020, ha scritto sulla carta d’identità Gran Premio di Emilia Romagna. La si metta come si vuole, al centro della scena resta sempre lui, l’autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola. Che, al mondo del circus, aprirà i battenti nel weekend compreso tra venerdì 17 e domenica 19 maggio. Con il suo carico di attese e con il ricordo lacerante di un doppia dramma che si consumò nel 1994 quando la pista romagnola inghiottì per sempre nel tunnel della morte prima l’austriaco Roland Ratzenberger durante le prove, poi il trititolato Ayrton Senna, talento dipinto nel talento, ambedue strappati troppo presto al circus della vita terrena.
Al di là di una doppia tragedia che qualunque appassionato di Formula Uno non dimenticherà mai, Imola ha però scritto anche pagine di storia indelebili di segno positivo. A tagliare per primo il traguardo , nella sola volta in cui Imola spinse fuori dalla pista Monza per prendersi il titolo di prova valevole per il Gp d’Italia, fu Nelson Piquet con la Brabham nel 1980. Il re delle edizioni targate San Marino resta invece indiscutibilmente un’altra leggenda vivente del circus, Michael Schumacher con i suoi sette mondiali in bacheca di cui due con la Benetton e cinque con il cavallino rampante. Si fecero però valere forte anche il transalpino trititolato Alain Prost che seminò la concorrenza per tre volte, e Senna che si aggiudicò altrettante edizioni. Nigel Mansell e Damon Hill trionfarono per due volte. Infine una volta a testa assaggiarono il gradino più alto del podio Piquet, i compianti Didier Pironi e Patrick Tambay, cuor di Ferrari, l’altrettanto sfortunato Elio De Angelis, Heinz Harald Frentzen, David Coulthard, Ralf Schumacher e un “certo ” Fernando Alonso, bititolato che ancora scoppia di salute nel mondiale edizione 2024 e non disdegnerebbe, pur se il compito al momento gli si presenta arduo, di farsi un bis.
E arriviamo ai giorni nostri quando , nel 2020, Imola entrò in calendario come Gran Premio dell’Emilia Romagna e vide troneggiare per una volta Lewis Hamilton e per due Max Verstappen. Insomma, storia costellata di vittorie ad alto potenziale di talento e prestigio, quella del Gran Premio della città bolognese che ha visto onorarlo con la prima piazza fior di campioni del mondo.
Ma qual è la silhouette dell’autodromo dove dovranno misurarsi, a fine settimana, i piloti del circus per il settimo atto della stagione? La pista imolese si snoda su un tracciato di 4909 metri, il suo battesimo risale al 1953 ed è composta da 19 curve. Tra le sue braccia, prima della Formula Uno, accolse prove di motociclismo, in particolare come Gran Premio delle nazioni, Superbike ed endurance. La piazza che ne costituisce la sede, ed era effettivamente atto doveroso, porta il nome di Ayrton Senna. Il miglior tempo sul giro in gara se lo tiene tuttora stretto Hamilton che lo totalizzò nell’anno di grazia 2020 fermando i cronometri a 1.15.484. Nelle prove, invece, fu quel Valtteri Bottas che oggi cerca di trovare una sua dimensione in questo mondiale al volante della Sauber. Fece infatti girare nel 2020 la sua Mercedes di allora con il tempo di 1.13.609.
Imola è pronta insomma a scrivere un’ulteriore pagina della sua luccicante storia. I motori dei piloti sono caldi e l’aspirazione a regalarsi la vittoria è qualcosa di più del volere mettere mani su una prestazione. Come detto, Imola ha visto regnare più di un campione del mondo. E, siccome ci ha preso gusto vedi Miami, Lando Norris vorrebbe mettere l’autografo su un bis dell’alloro in terra yankee per prefigurarsi uno scenario di gloria. Ma Max asso pigliatutto Verstappen, che tale resta anche quando finisce dietro in virtù non solo dei mondiali messi in cassaforte ma anche del dominio sinora esercitato sul mondiale, vorrebbe che il copione andasse diversamente. E poi vi è ovviamente quel nome, Ferrari. Come non pensare che, nella mente di Charles Leclerc e Carlos Sainz, alberghi saldamente il desiderio di fare il botto proprio in questa terra d’ Emilia Romagna dove il cavallino rampante ha solide radici?