Nell’ultimo GP di Formula 1 svoltosi in Giappone, che ha visto Max Verstappen conquistare il suo secondo titolo iridato abbiamo anche notato per l’ennesima volta quanto sia difficile guidare una F1 moderna in condizioni di pioggia intensa. Problema che ormai stiamo assistendo da diversi anni con svariate Safety Car e Red Flag. Eppure una volta non era così. Come mai avviene questo?

I parametri da andare a considerare sono molteplici, in particolare assetti, aerodinamica delle nuove vetture e gomme.

Un fattore importante è sicuramente dato dall’assetto della vettura che corre sul bagnato. In questa condizione con un assetto d’asciutto la monoposto diventa quasi inguidabile. Non serve per forza una tempesta tropicale, ma già un semplice acquazzone può mettere in crisi le Formula 1 . Per avere una vettura performante in queste condizioni bisognerebbe innanzitutto alzare l’altezza da terra. Questo perché un fondo troppo basso può creare l’effetto acquaplaning, poiché il velo d’acqua che si forma tra fondo e asfalto può interrompere il flusso d’aria determinante a generare deportanza. Con una monoposto a effetto suolo questo fenomeno è ancora più accentuato rispetto al passato, per il funzionamento stesso dei condotti Venturi. Se il passaggio del flusso d’aria sotto la vettura viene interrotto dalla presenza dell’acqua possiamo dire addio all’effetto suolo.

C’è da intervenire inoltre sulle molle delle sospensioni, per creare un assetto più morbido e meno rigido. L’auto diventa meno reattiva ma la minor rigidità permette di far “prendere” meglio la gomma in curva anche per via di una velocità inferiore di percorrenza. Una monoposto troppo rigida e quindi troppo reattiva può portarti all’errore anche perché avrebbe delle reazioni troppo brusche, che danno il meglio di sé sull’asciutto, ma non certo sul bagnato dove serve una guida attenta e molto gentile.

Importante è la regolazione ottimale delle ali anteriori e posteriori. E’ facile intuire come sul bagnato una macchina più carica sia più facilmente gestibile, in particolare in percorrenza delle curve. In una monoposto ad effetto suolo, poi, dovendo alzare la vettura da terra e quindi venendo a mancare parte della deportanza generata dal fondo è molto importante cercare di recuperare carico aerodinamico attraverso le ali. Abbiamo visto ad esempio come la Ferrari in Giappone si sia presentata con ala posteriore più scarica rispetto a RedBull e ha avuto problemi di degrado delle gomme intermedie, probabilmente anche per questo aspetto, quindi per mancanza di un buon grip meccanico in condizioni di pioggia.

In passato si andava anche a ridurre i rapporti del cambio, cosa non più possibile dal 2014 dopo l’avvento dei cambi a 8 rapporti con questi ultimi fissi per tutta la stagione.

Se è possibile intervenire su questi parametri come mai a ogni gara sul bagnato vediamo delle monoposto che sembrano quasi scivolare sul ghiaccio? La spiegazione è data dalla ben nota regola del parco chiuso. Ovvero dopo le qualifiche non si può più intervenire sulla monoposto. Quindi come nel caso dell’ultimo GP di Suzuka, se le qualifiche si svolgono in condizioni di asciutto è chiaro andare ad utilizzare l’assetto giusto a queste condizioni. Se poi la gara si svolge sul bagnato, l’unica cosa che i team possono fare è montare le gomme corrette allo stato della pista. Ed è qui che iniziano i problemi, poiché i piloti si ritrovano una vettura per nulla adatta alle nuove condizioni, con problemi anche dal punto di vista della sicurezza.

Poca sicurezza data anche dalla scarsa visibilità. Dagli on-board abbiamo potuto constatare come i piloti non vedessero nulla con una pista particolarmente allagata, per via della colonna d’acqua alzata dalla vettura di fronte. Ciò è dato dalla complessa aerodinamica delle monoposto e dalla quantità d’acqua sollevata dalle gomme. Infatti oltre che dalle ruote l’acqua esce anche dal fondo posteriore generando un effetto spray che porta la visibilità al minimo. Nelle stesse condizioni la visibilità sulle vetture LMH, LMP2 e GT è migliore (nonostante il parabrezza) poiché diverso è il modo in cui viene generato lo spray al posteriore e anche per la presenza delle ruote coperte.

Rimane da analizzare l’aspetto dei pneumatici di Formula 1 . Contrariamente a quanto si possa pensare non sono i compound Pirelli il maggior problema se le macchine non hanno grip sul bagnato. Anzi basta vedere quanta colonna d’acqua esce da una Full Wet: parliamo di c.ca 85 litri al secondo. Per le Intermedie questo valore scende a 30 litri al secondo. Sono comunque numeri importanti che vanno a giustificare anche le condizioni di scarsa visibilità a cui sono sottoposti i piloti. Si potrebbero fare delle scanalature maggiori per migliorare ancora di più l’aderenza ma a scapito appunto della visibilità che diventerebbe poi l’aspetto più critico. Le due gomme da bagnato hanno anche un disegno del battistrada diverso. Le Intermedie presentano un disegno simmetrico direzionale a forma di freccia diretta lungo la direzione di marcia. Questo layout aiuta la vettura a mantenere la corretta direzionalità. Le Full Wet presentano delle maggiori scanalature a disegno asimmetrico dove i blocchi lato esterno servono a migliorare la tenuta in curva ed avere una buona rigidità; le lamelle più piccole poste sul lato interno, invece, vanno a migliorare la trazione diminuendo anche il fenomeno dell’acquaplaning.

Dall’analisi appena effettuata possiamo concludere come per migliore la guidabilità delle vetture sul bagnato basterebbe già intervenire sulla regola del parco chiuso, lasciando ai team la liberta di modificare gli assetti, magari solo in previsione di brutto tempo per la gara di Formula 1 .

Ma bisognerebbe riflettere anche su come le velocità di percorrenza nelle curve delle moderne F1 siano notevolmente superiori rispetto al passato. Questo vuol dire che in presenza di pista bagnata il limite di una nuova monoposto sia posto molto in alto, ma difficilmente raggiungibile per via della poca aderenza. Le vetture anni ‘90 avevano delle velocità di percorrenza molto più basse rispetto ad oggi, motivo per cui anche con pista bagnata si andava più lenti rispetto ad oggi. E la velocità è un parametro non da poco nel controllo di una vettura sul bagnato.

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