Fomrula 1 Verstappen Mclaren Imola
Fomrula 1 Verstappen Mclaren Imola Foto Credits Alessandro Martellotta

Formula 1 “L’uomo contro la macchina”: una narrazione che non regge più

Formula 1 – “L’uomo contro la macchina.” È questo il ritornello che sempre più spesso risuona tra cronisti e opinionisti nei weekend di gara. Una frase ad effetto, quasi epica, che sembra fatta apposta per incorniciare le prestazioni di Max Verstappen al volante della sua Red Bull RB21. Ma siamo davvero sicuri che questa narrazione abbia ancora senso?

Sia chiaro, nessuno mette in discussione le qualità del pilota di Hasselt. Verstappen è uno dei più grandi talenti della sua generazione, lo ha dimostrato in ogni condizione, con qualsiasi macchina, su ogni pista. Ma a un certo punto bisogna anche guardare in faccia la realtà e smettere di alimentare un mito che, nel 2025, suona più come un esercizio di retorica che come un’analisi oggettiva.

F1 News Verstappen
F1 News Verstappen foto credit Formula1.com

La RB21 non è una macchina disastrosa, né tanto meno “inguardabile”, come alcuni vorrebbero far credere. È un progetto che, sebbene non sia più dominante come negli anni precedenti, resta estremamente competitivo. In qualifica, ad esempio, continua a essere tra le monoposto più veloci della griglia, spesso in grado di lottare per le prime file, se non per la pole. E anche in gara, seppur con qualche difficoltà – specialmente nella gestione delle gomme hard – riesce a dire la sua.

A Miami, per esempio, la prestazione di Verstappen è stata giudicata da molti come eroica: ha resistito alle due McLaren nel primo stint con gomme medie, salvo poi perdere terreno nella seconda parte della corsa, quando il degrado delle hard ha messo in crisi l’equilibrio della vettura. Ma attribuire tutto questo unicamente al “miracolo” del pilota è ingiusto – sia nei confronti degli ingegneri Red Bull, sia degli avversari.

La verità è che la RB21 è, al momento, la seconda forza del campionato. Non ha più il vantaggio imbarazzante delle stagioni precedenti, certo, ma resta una monoposto ben progettata, con un’efficienza aerodinamica di primissimo livello. Anche il direttore tecnico Pierre Waché lo ha detto chiaramente: per impensierire davvero la McLaren, serve fare uno step di crescita sul passo gara, soprattutto nella seconda metà dei GP.

Un altro indizio arriva dal confronto interno al gruppo Red Bull: Yuki Tsunoda, alla guida della vettura “satellite”, sta ottenendo risultati dignitosi, ma distanti da quelli del compagno olandese. È evidente che Max fa la differenza, ma è anche evidente che la macchina ha del potenziale. Non stiamo parlando di un pilota che sta portando in zona podio una macchina da centro classifica.

Insistere su questa narrazione dell’“uomo solo al comando” rischia di distorcere l’analisi tecnica e sportiva. Fa spettacolo, certo, ma toglie merito al lavoro del team e, paradossalmente, sminuisce anche il valore della concorrenza: se Verstappen fosse davvero in difficoltà tecnica ogni domenica, cosa dire degli altri che gli arrivano dietro?

In conclusione, Max Verstappen resta uno dei più forti interpreti del nostro tempo. Ma continuiamo a giudicarlo per ciò che è – un campione con una macchina competitiva – e non per quello che una certa narrazione vuole trasformarlo: un cavaliere solitario che combatte con una vettura indomabile. Perché la realtà, anche in Formula 1, è (fortunatamente) un po’ più complessa.

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