A margine delle dichiarazioni sui nuovi Regolamenti 2021, Helmut Marko spara ancora sulla Ferrari. Il nuovo motore Honda però sta sprigionando prestazioni di assoluto rilievo e nessuno ne parla.

Austin: l’atmosfera che si respira è di quelle gelide, non solo per i 10°C dell’aria e i 20°C dell’asfalto di venerdì. L’uomo di punta della Red Bull ancora una volta mette la faccia alle telecamere per inasprire una polemica che va avanti da diverso tempo ormai. Helmut Marko ha ammesso di non voler presentare lui stesso richiamo ufficiale, scaricando la responsabilità sulla FIA, rea di dover far fronte alle sue richieste di chiarezza su quali sono le caratteristiche del motore di Maranello. Ma da Place de La Concorde non ne vogliono sapere: per le loro verifiche e le loro caratteristiche tecniche richieste, la Ferrari è ok.

Sarà un caso, ma da quando è iniziato questo “attacco mediatico”, le prestazioni del motore Honda si sono elevate a un livello mai visto.

Fino a Suzuka, il motore Honda aveva dimostrato di essere cresciuto molto, ma non ancora di essere al livello di Mercedes e soprattutto Ferrari. Sul Circuito di casa volevano a tutti i costi fare bella figura; togliendo il ritiro di Verstappen per il contatto con Leclerc, le prestazioni di Albon e dei cugini in Toro Rosso sono state più che soddisfacenti.

In Messico, hanno aumentato ancora il livello, portandosi molto vicini alla Ferrari, quasi se non allo stesso livello di Mercedes.

Il dato che deve far riflettere è il mix di velocità di punta e ritardo dal tempo migliore: nel T1 in Messico, con due lunghi rettilinei ed una doppia curva piuttosto lenta, Red Bull pagava 10 km/h di velocità massima a fronte di soli 2 decimi persi in tutto l’intertempo. Il resto della pista permetteva a Verstappen di guadagnare dai 4 ai 6 decimi sui migliori.

Ci si potrebbe porre una domanda: com’è possibile pagare un ritardo di velocità tale a fronte di un ritardo di tempo cosi piccolo, in un intertempo con quelle caratteristiche? La Mercedes pagava circa 8 km/h alla Ferrari e di decimi ne beccava un minimo di 4.

La risposta potrebbe essere nel nuovo motore Honda.

Potrebbe essere una questione di erogazione, di gestione della cavalleria. Spieghiamo. A seconda di come il motore è pensato e costruito, la distribuzione della potenza è differente: cosi due motori dalla stessa potenza potrebbero essere “settati” per scopi leggermente diversi. Perciò potrebbe essere, che la gestione dei cavalli del motore Honda sia fatta a punto per essere più pronto e potente a regimi bassi e medi, a differenza di un Ferrari che spingerebbe di più agli alti regimi. Questo spiegherebbe le velocità minime molto più alte, a Suzuka, come in Messico, come ad Austin.

In F1 non è solo questione di motore però: a differenza che alle alte velocità, in percorrenza curva conta molto più telaio e sospensioni.

Questa ricerca degli scheletri nell’armadio iniziata da Helmut Marko ha portato Red Bull e Mercedes ad una sorta di alleanza, permettendo di distogliere per un po’ l’attenzione su di loro. Forse c’è dietro qualcosa di più di quel che vogliono farci credere.

Ad Austin entrambe le Ferrari hanno subito problemi gravi di natura meccanica.

È piuttosto anomalo che una sospensione ceda in quel modo, specialmente se mettiamo sul piatto della bilancia i primi giri di Vettel. Stesso discorso per la PU di Leclerc: da quando non si rompeva qualcosa? Bahrein? Togliendo al momento qualsiasi ragionevole dubbio di sabotaggio, resta il fatto che nel weekend delle polemiche, la Ferrari ha avuto tanta di quella sfortuna scendendo di prestazioni in modo incredibile. In questi eventi, forse c’è tanta tecnica, ma di sicuro troppa politica.

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