Durante i test pre-campionato si fanno le più disparate supposizioni su quale sia la vettura migliore; su chi abbia evoluto maggiormente le prestazioni e su chi ha portato più novità; la conseguenza di tutte queste considerazioni porta poi a farsi un’idea su chi sarà in vantaggio durante la stagione; sembra quasi banale ricordarlo, ma i tempi dei test hanno una rilevanza molto relativa non fosse altro perché è sempre molto difficile intuire i carichi di carburante e quanto un pilota abbia spinto la vettura al limite.

Ora per liberare il campo da inutili illazioni ed anche per essere molto chiari sugli equilibri Mercedes-Ferrari, dobbiamo ricordare quanto accaduto nel 2017 (negli anni precedenti non c’è mai stata lotta…), gli Anglo-Tedeschi hanno realizzato 15 pole position contro le 5 della Ferrari ed hanno vinto 12 gare contro le 5 della Rossa. Si può obiettare che senza un paio di incidenti la Ferrari avrebbe potuto vincere 2 gare in più ma questo non cambia di molto delle statistiche che danno ampiamente ragione alla Mercedes; il fatto poi che Vettel sia stato per circa metà campionato in vantaggio non deve far passare in secondo piano i numeri di cui sopra; la Mercedes è stata comunque la squadra da battere soprattutto perché è partita quasi sempre davanti; a sostegno di questi numeri ce ne sono altri; i Tedeschi hanno messo nel paniere 668 punti costruttori contro i 522 della Ferrari; un distacco di 146 lunghezze in 20 gare; poco più di 7 punti a GP di media. Se ne deduce che la squadra da battere, e non solo per il risultato finale di Hamilton, era ed è comunque la Mercedes.

Alla luce di questo ragionamento pensare che le frecce d’argento non siano davanti anche dopo un anno di evoluzione è pura fantasia anche perché a Brackley hanno dimostrato di saper lavorare in maniera molto efficace anche durante lo svolgimento del campionato oltre che in inverno; tuttavia le chances della Ferrari rimangono intatte per una serie di motivi. Il primo da non sottovalutare riguarda la cugina della Rossa, ovvero la Haas, il team statunitense ha dimostrato una crescita piuttosto marcata rispetto al 2017, la vettura somiglia molto alla SF70-H per cui l’evoluzione della Ferrari (SF71-H) dovrebbe avere delle prestazioni maggiori a livello aerodinamico e meccanico ma soprattutto a livello della Power Unit; sarebbe impensabile una Haas così performante se non ne abbia merito, per buona parte, il propulsore, quindi a Maranello dovrebbero essere tranquilli da questo punto di vista. Rimane però la sensazione che qualcosa non abbia funzionato nella 2° settimana; la Ferrari non è sembrata andare al limite e gli approcci in curva erano spesso prudenti oppure così stabili da passare inosservati; si è parlato della ricerca dell’assetto giusto e questo può essere un motivo visto che la macchina è anche un poco più lunga nel passo, se uniamo questo fattore a delle gomme diverse dal 2017 possiamo forse dire che problemi veri non ce ne dovrebbero essere se non nel settaggio di alcuni parametri. La Rossa tra l’altro è parsa a suo agio quando si è trattato di cercare la prestazione pura, meno nei long run; ma forse si è lavorato proprio in quella direzione; scardinare quel dominio Mercedes nelle pole position che anche nel 2017 ha pesato tantissimo nell’economia del campionato.

Marco Asfalto

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