Da anni, nel paddock della Formula 1, aleggia una domanda: Charles Leclerc è davvero pronto per lottare per un titolo mondiale?
Il pilota monegasco è considerato da molti il secondo pilota più veloce in griglia dopo Max Verstappen, ma la sua carriera continua ad essere segnata da un problema ricorrente: errori nei momenti cruciali, quando si presenta l’occasione di capitalizzare punti o vittorie.

Il talento non si discute, ma la costanza?
Leclerc ha dimostrato fin dai tempi della Formula 2 e dai suoi primi anni in Ferrari di essere velocissimo sul giro secco e capace di battaglie spettacolari. Tuttavia, ciò che manca ancora oggi è la capacità di sfruttare le opportunità decisive.
Quando la macchina è competitiva o quando gli avversari commettono errori, Leclerc tende a sprecare occasioni con sbagli di guida o strategie non ottimizzate.
Il paragone con i grandi campioni
Basta guardare la storia: Senna, Schumacher, Alonso, Verstappen.
Tutti loro, anche con macchine non dominanti, hanno trovato il modo di massimizzare il risultato in giornate difficili.
- Michael Schumacher riuscì a vincere con una Ferrari ancora lontana dal top.
- Ayrton Senna portò la McLaren Ford a successi insperati.
- Max Verstappen, negli anni in cui la Red Bull non era la macchina da battere, riusciva comunque a strappare vittorie.
Questi piloti avevano la “zampata del campione”: quando gli altri sbagliavano, loro coglievano l’attimo.
Con Leclerc, invece, capita spesso il contrario: nei momenti di caos o di opportunità, arriva l’errore.

Il caso di Baku: un esempio lampante
L’ultimo episodio a Baku ne è la prova: un incidente in Q3 lo ha relegato lontano dalla pole position, proprio mentre aveva l’occasione di partire davanti e puntare al podio.
È vero, anche Norris o Piastri commettono errori, ma quando a sbagliare è Leclerc, fa più rumore, perché da lui ci si aspetta quella freddezza che distingue i campioni del mondo.
Il futuro di Leclerc in Ferrari
Il 20256arà un anno chiave: se vuole davvero puntare al titolo, Leclerc deve trasformare il suo talento in concretezza.
La velocità c’è, la macchina sta crescendo, ma serve la maturità mentale per non sprecare altre occasioni.
Perché il rischio è uno solo: restare per sempre il “più veloce a non vincere”.
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