Non ha bisogno di presentazioni. Nonostante le difficoltà vissute con la McLaren ed i problemi di gioventù del motore Honda ibrido rimane uno dei piloti più carismatici della Formula 1, senza dubbio uno dei più talentuosi in circolazione da tanti anni. Fernando Alonso ha il temperamento latino, la parlata suadente e il sorriso rilassato. Proprio qui a Suzuka, nel Gran Premio di casa della Honda, incontro il due volte campione del mondo sul circuito dove nel 2006 di fatto conquistò il suo secondo titolo. Sono passati 10 anni ormai ma la fame di vittorie e l’agonismo rimangono gli stessi.

Fernando, cosa ti ha sorpreso in positivo e in negativo del lavoro svolto con la Honda?

Sicuramente la loro filosofia, l’approccio al motor racing e alla vita in generale. Lealtà, rispetto, impegno e un sacco di disciplina in qualsiasi cosa facciano. Mi ha impressionato la professionalità in ogni cosa. In negativo, bè, le prestazioni all’inizio non erano buone, mancavano potenza e affidabilità; quando nelle prime gare il motore durava solo pochi giri, la delusione è stata forte. Ma questo è solo un ricordo ormai, perchè stiamo tornando competitivi e questo è l’importante.

Come hai vissuto l’inizio del progetto?

E’ stato difficile, eravamo indietro. Alcune cose non erano ancora perfezionate, ci sono stati problemi di gioventù per così dire. Abbiamo avuto molte penalità e posso dire che è stato piuttosto frustrante. Il team è rimasto unito e sono felice per ciò che è stato fatto, i progressi finalmente stanno arrivando. Tutti i tecnici lavorano duramente, ci sono le risorse e l’impegno. Il motore era molto giovane l’anno scorso, serviva tempo per conoscerlo e capirlo al meglio, ma sono incredibilmente soddisfatto per i cambiamenti e l’impegno che ho visto.

Ayrton è stato il tuo eroe da bambino, lo è ancora?

E’ difficile parlare di eroi in Formula 1, perchè chiunque abbia la macchina migliore in quel momento normalmente vince. Quando gareggiavo sui kart Senna e Prost dominavano la scena con la McLaren Honda, per questo è la prima immagine che ricordo dalla tv, la prima ispirazione che ho ricevuto per diventare un pilota di Formula 1. Per questo il ricordo della McLaren bianca e rossa mi ha sempre affascinato, e quando sei un bambino inevitabilmente ti identifichi con i più forti. Così nel 2015 quando McLaren e Honda si sono riunite è stato come un tuffo nel passato.

Il tuo giro veloce a Monza è stato il più veloce dal 1992 per la Honda, lo sapevi?

Si me l’hanno detto dopo la gara. Procediamo un passo alla volta. Questo è un piccolo step, ma ad ogni gara cerchiamo di migliorare rispetto all’anno scorso, raccogliendo più punti, cercando di arrivare più su che possiamo. Arriveranno anche i podi e le vittorie, ne siamo convinti. E’ un progetto partito da zero e ha richiesto tempo, ora siamo più competitivi e miglioreremo ancora.

Quale tra le macchine che hai guidato nella tua carriera meglio si adattavano al tuo stile di guida?

I V10 dal 2001 al 2005 sono state le macchine migliori. Da lì in poi niente è stato più paragonabile. La tecnologia di quegli anni, con l’aerodinamica libera, e la potenza di quei grossi motori spinta al massimo è un ricordo ormai. Anche la competizione tra i produttori di gomme spingeva la competizione al massimo livello. Quelle macchine erano delle fantastiche astronavi, un sogno da guidare. Dopo di quelle tutta la Formula 1 è diventata una versione light di quello che era prima. quasi tutti i piloti di oggi non hanno mai guidato quelle macchine; non hanno idea di quanto fossero divertenti, anche in termini di lotta fra noi piloti.

Come pensi che sarà l’anno prossimo avere un esordiente come compagno di squadra invece di un pilota di grande esperienza come Jenson?

Non ci saranno grossi cambiamenti in termini di preparazione del weekend. Stoffel è un esordiente ma è con noi in squadra già da due anni, per cui ha già passato molto tempo ai briefing tecnici, lavorando col simulatore ecc, per cui sarà per lui più che altro una continuazione di un lavoro che ha già iniziato da tempo. Non avrà un impatto particolare nè su di me nè sulla squadra.

Com’è il rookie Vandoorne a confronto con l’esordiente Hamilton di 10 anni fa?

Entrambi hanno un grande talento, vengono dalle vittorie nelle categorie precedenti e sono molto veloci e preparati. Sarà interessante averlo in squadra per stargli davanti ovviamente, ma anche per dividere il box con lui fuori dalla Formula 1. E poi non è inglese…

In base alla tua esperienza, come giudichi l’approccio dei piloti della nuova generazione al mondo alla Formula 1 e alla vita che questo mondo comporta?

Ognuno ha un percorso diverso e il proprio modo di affrontare questa vita e le corse, sia dentro che fuori dal circuito. Sono tutti molto giovani, ma con la tecnologia di oggi, i simulatori ecc sono già molto preparati. Ci sono inoltre vari programmi per crescere giovani piloti, la Ferrari Driver Academy, Red Bull e Ranult anche sono molto attive, anche la McLaren segue tanti giovani. E’ tutto un sistema che ora segue i ragazzi per avvicinarli al motorsport. Per lo sport l’importante è avere macchine veloci per lo spettacolo e costruttori in lotta fra loro. Campionati combattuti come il 2010, ad esempio. Il problema di oggi è la dominanza dell’aspetto tecnico a danno dell’abilità del pilota, le classifiche sono spesso una lista di vetture dello stesso costruttore, due Mercedes, due Red Bull, due Ferrari, ecc.

Ti sei dimostrato finora paziente verso questo progetto e la crescita della macchina. Ci sarà un momento in cui la tua pazienza potrebbe finire?

In realtà no, per il momento sono soddisfatto di quanto stiamo crescendo. Certo, se non avessi vinto nulla in carriera probabilmente avrei potuto perdere la pazienza molto prima. Ovviamente ogni pilota vuole vincere, ma io sono soddisfatto per quanto ho raccolto finora, per cui al momento sono concentrato solo nel portare questo progetto al top. Quando smetterò non sarà di certo perchè ho perso la passione per questo lavoro e la voglia e la pazienza per vincere, ma perchè avrò trovato qualcos’altro che mi interessa più della Formula 1.

 

Come ti giudichi come pilota? Ti senti ancora in evoluzione, impari ancora qualcosa?

Assolutamente, in particolar modo sull’elettronica e le gomme. Quelle attuali sono talmente sensibili e delicate che è difficile valutare il grip, il degrado ecc, ogni gara è diversa dalla altre. Oggi ci sono talmente tanti ingegneri impegnati sulla macchina che ci inondano di nozioni teoriche su cosa dovremmo fare, e combinare poi tutte queste informazioni con l’istinto e il nostro talento alla guida. Questo è uno studio continuo, che non finisce mai, anzi aumenta.

2017: Macchine più veloci e…?

Avere macchine più veloci è sempre meglio per noi. Non so se sarà un bene o un male per riavvicinare i tifosi allo sport e ritornare agli anni d’oro; ma ora le macchine sono troppo lente, non hanno il sound di un tempo, sono meno attrattive, non ci sono sorpassi, noi piloti dobbiamo gestire le gomme, la benzina ecc. Troppe limitazioni. Spero che i cambiamenti dell’anno prossimo vadano nella direzione giusta per eliminare questi problemi che lamentiamo tutti, non solo io. Tutti sono d’accordo sulle novità perchè tutti vedono che al momento ci sono dei limiti allo spettacolo e allo sport.

di Stefano De Nicolo’  (@stefanodenicolo)

 

 

 

 

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