In primo luogo mi scuso con i lettori per la mia prolungata assenza, purtroppo, i tanti impegni non mi consentono di essere costantemente presente e spero che mi scuserete anche del fatto di essere l’ultimo a commentare quanto accaduto nell’appuntamento stagionale in quel di Silverstone.

In uno dei miei precedenti articoli, oltre a criticare la Ferrari per la sua scarsa reattività al (poco corretto) cambio di pneumatici, mi chiedevo quanto fosse costato alla Mercedes la vittoria di Barcellona, perché era evidente che nell’appuntamento catalano era la vettura che più si adattava alle nuove coperture e se è ormai indubbio che le famigerate gomme ribassate, in quel momento, per loro costituivano un vantaggio, di fatto mettevano in luce dei velati bug in fase di realizzazione del progetto 2018 che mal si addiceva alle coperture di quest’anno, ed in effetti, con le gomme “normali”, qualche problemino di troppo lo hanno manifestato.

Da allora siamo giunti a Silverstone, sulla carta, l’ultimo gran premio dove era previsto l’uso di questi pneumatici, dove la Ferrari ha dimostrato di aver compreso appieno queste gomme, capitalizzando tutta una serie di interventi tecnici, che, con tutta probabilità non erano finalizzati solo all’appuntamento inglese.

 

Al di là del risultato finale che ha visto trionfare la Ferrari, la domanda che mi pongo è se Lewis Hamilton aveva o meno la possibilità di tener testa alla Ferrari al netto di una partenza da incubo e del crash iniziale con Kimi Raikkonen; naturalmente questo non lo sapremo mai con certezza, ma il fatto stesso che Bottas, in qualifica non abbia brillato e che Kimi Raikkonen si sia dimostrato molto competitivo, nonostante non avesse a disposizione l’ultima evoluzione della power unit, mi lascia pensare che, a livello tecnico, le due vetture siano sostanzialmente allo stesso livello e che la differenza in pista la abbiano fatta i piloti.

Analizzando le velocità di punta in qualifica, la Ferrari è stata quella più in forma con 325,6 km/h contro la Mercedes accreditata di 321,6 Km/h ed una Red Bull Racing a 319 km/h, la seppur minima differenza, a mio avviso, dipende dalle scelte operate, dove la Ferrari ha maggiormente osato sfruttando al massimo l’efficienza aerodinamica, con un alettone posteriore più scarico ed efficiente, contando molto sulla bontà degli ultimi aggiornamenti soprattutto sul fondo ed analizzando gli intertempi in qualifica, direi che si è comportata egregiamente sia nei settori più veloci che in quelli più guidati, pagando forse qualcosina in termini di degrado delle coperture in gara.

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Per quanto riguarda la Mercedes, probabilmente sul fronte degli upgrades, grande è stata la delusione, infatti il tanto decantato aggiornamento alla power unit introdotto in Francia, pomposamente denominato 2.1, si è dimostrato alquanto fragile ed in termini di performance, praticamente allo stesso livello della power unit Ferrari, mentre, dal punto di vista aerodinamico, i benefici che ha dato il grande pacchetto portato in Austria, non si sono dimostrati sufficienti a contrastare quelli che ha ottenuto la Ferrari, nonostante l’evidente ed enorme mole di lavoro svolto dai tecnici tedeschi.

L’idea che mi sono fatto in proposito, è che la Mercedes abbia contato troppo sulla bontà del progetto iniziale, estremizzando taluni concetti che di fatto erano già quasi giunti al limite dello sviluppo e progredendo grazie ad idee solo adattate al layout della W09 (che è sostanzialmente simile a quello della W08), infatti, lo stesso pacchetto aerodinamico introdotto in Austria trae spunto dalla Ferrari, anche se la funzionalità è del tutto diversa; in questo quadro sarebbe spiegato il motivo per cui un lavoro così grande abbia dato dei risultati (relativamente) piccoli, mentre in Ferrari, proprio perché le soluzioni sono state studiate in funzione di obiettivi specifici ed un progetto del tutto nuovo, avrebbero dato risultati migliori.

Premesso quanto innanzi detto, ritornando al gran premio inglese, si è detto di tutto e di più, tuttavia, credo che le parole più significative, siano state riferite dallo stesso Sebastian Vettel, quando ha detto che “era stata spezzata la magia Mercedes proprio in casa loro” parole che a mio avviso, sono state pesanti come un macigno, perché la SF71H ha dimostrato di non avere più punti deboli, nemmeno là dove la supremazia Mercedes era incontrastata e questo per i vertici Mercedes è ancora più dura da digerire della stessa sconfitta in casa propria; non si è trattato di un evento occasionale ma forse, è l’inizio della fine.

La conferma al mio assunto viene dal comportamento tenuto da Niki Lauda, Toto Wolff e Lewis Hamilton, che si sono scagliati contro il pilota finlandese della Ferrari, reo di aver speronato deliberatamente Lewis Hamilton, (salvo un successivo dietro front neppure tanto evidente e repentino) eppure il fatto che non si sia trattata di un’azione premeditata non è solo sancita dal parere pressoché unanime di esponenti di rilievo, ma dal fatto che Kimi Raikkonen ha subito il bloccaggio della gomma anteriore destra che gli ha causato un movimento incontrollato ed incontrollabile e questo è una cosa che non può essere sfuggita ai vertici Mercedes, per cui la domanda nasce spontanea: si tratta solo di una caduta di stile, oppure è un tentativo di destabilizzazione, in un quadro non troppo roseo per il futuro Mercedes?

Come dice un vecchio proverbio: “in amore ed in guerra tutto è permesso”, è forse finita la guerra fredda ed inizia quella aperta? Riprendendo una osservazione di Leo Turrini: Su questo io non sono ottimista.

 

Leonardo Fiorentino

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