Quando la Honda annunciò a tamburi rullanti il rientro in F1 in molti erano entusiasti, ed io stesso, lo ammetto, avevo delle grandi aspettative dal binomio McLaren-Honda, vuoi per i gloriosi trascorsi delle vittorie di Senna, vuoi perchè ho sempre ritenuto i Giapponesi molto avanti in quasi tutte le tecnologie, soprattutto quelle motoristiche. La casa del Sol Levante scelse di rientrare nella massima formula ingaggiando Fernando Alonso, uno dei migliori driver del momento; la McLaren, in una fase di discreta crisi economica, fu enormemente attirata dalle condizioni favorevoli dell’accordo, motori gratis, il faraonico stipendio (35 mln di dollari si dice…) del pilota Spagnolo pagato dai generosi Nipponici, un rilancio mediatico che avrebbe dovuto portare altri sponsor e un contributo totale dei nuovi motoristi pari a circa 100 mln di dollari; in fondo sembrava che tutto potesse andare per il meglio. La scelta errata però fu della Honda la quale con una sorta di comportamento presuntuoso non accettò di ridimensionare fin da subito le proprie aspirazioni convinta come era della sua capacità tecnologica; l‘entrata in pompa magna in F1 doveva essere vincente a tutti i costi e nessuno si immaginava quanti e quali problemi sarebbero sorti nel futuro. A posteriori va valutato questo comportamento per quello che è stato, una follia; il denaro speso per il pilota di Oviedo poteva essere utilizzato per motorizzare una seconda squadra ed avere quindi 4 vetture su cui sperimentare le power unit; ci si poteva quindi accontentare di un periodo di ‘gavetta’ durante il quale fare test praticamente in pista e con un secondo team ‘satellite’; pochi clamori ma tanta sostanza; inoltre la Honda avrebbe potuto far valere un peso ‘politico’ maggiore in seno ai dirigenti della Fia e di Liberty Media così da riuscire a condizionare qualche scelta futura; forse non è simpatico ammetterlo ma è un fatto che in F1 conta tantissimo la ‘politica’ e la dimostrazione è quanto ha fatto la Mercedes che è riuscita a far passare le regole per dei propulsori che aveva già pronti da tempo. Il presunto ridimensionamento della Honda, che dovrebbe motorizzare la Toro Rosso è esattamente quello che si doveva fare fin dall’inizio, umiltà e concentrazione sul lavoro. Ora non sappiamo se questo accordo, che tutti danno per certo, si farà davvero e se McLaren passerà alle PU Renault; tuttavia, comunque le cose andranno, i motoristi Nipponici non ci hanno fatto una bella figura e non tanto per gli innumerevoli guasti dei loro propulsori quanto i propositi del loro approccio alla F1. La situazione è complessa e per nulla scontata con Red Bull che vede di buon occhio la fornitura al suo team satellite; già Horner e compagnia si fregano le mani in vista della fornitura gratis di PU che prima o poi dovrebbero diventare affidabili e performanti così da concentrare tutti i loro investimenti solo sul telaio, in pratica quello che desidera in maniera spasmodica Adrian Newey per il quale il motore è solo un accessorio della vettura e non il punto centrale, proprio il contrario da quanto fatto da Mercedes in questi anni. Alonso in tutta questa faccenda ricopre ed ha ricoperto un ruolo centrale, ha accettato una nuova sfida con Honda come pure ha intascato uno stipendio munifico e le sue dichiarazioni di avere tante opzioni sul tavolo non sono altro che la conferma di quanto sia bravo a vendere la sua immagine più che il suo talento. Forse in questa settimana di Singapore ne sapremo di  più e potremo valutare le scelte dei vari protagonisti, anche se potrebbe esserci l’ennesima sorpresa del mercato motori-piloti…

Marco Asfalto

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