A volte ce lo chiediamo, cos’è che ci piace in un Pilota? Il suo modo di guidare o i risultati che riesce a cogliere? Oppure il suo modo di comportarsi fuori dell’abitacolo, di parlare o di agire? A volte la risposta che ci diamo sembra semplice ed invece non sempre lo è; è quasi ovvio che sempre siamo portati ad amare un Driver vincente, è nella nostra natura anche perché quello che vince si pensa sia il più bravo, il migliore, ma non sempre è così; fondamentalmente seguiamo questo sport perché siamo in cerca di emozioni, i motori e le azioni, anzi le gesta di un Uomo al volante riescono a toccare le nostre corde più delicate, suonando una soave musica che arriva al nostro Cuore e che ci regala momenti di una profonda intensità che non dimenticheremo mai. Lo stesso può avvenire se siamo attaccati ad una Squadra, ma sempre ci sarà lui, quel Pilota che con quella vettura ha fatto cose straordinarie, perché in noi, quegli attimi, si fissano come un tatuaggio indelebile e, nel tempo, ricordare queste piccole porzioni della nostra esistenza ci regalerà del piacere, anche se certe immagini ci appaiono sfocate o non complete, potremo ancora sentire quanto accaduto in passato…

E se parliamo di emozioni il Cuore si rivolge subito ad un nome, Gilles Villeneuve, tutto è nato da quel formidabile duello con René Arnoux nel GP di Francia del 1979 quando a 3 giri dalla fine i due dettero vita forse al più spettacolare momento della F1 di sempre; ruota contro ruota; staccate al limite; sorpasso e contro-sorpasso, macchine attaccate all’uscita delle curve ed altre volte incollate in scia; Arnoux con una vettura molto più potente e Gilles armato di talento e soprattutto di coraggio; un lottatore che in pista sembrava combattere con la forza di un Leone ferito, istinto, passione e tecnica e non solo l’amore per la velocità ma per la sfida con se stesso e con gli altri; nata sulla neve, in paesaggi ostili alla guida di rozze e scomode motoslitte; frangenti in cui domare la natura con la folle velocità era pane solo per Uomini coraggiosi e privi del minimo istinto di sopravvivenza…

“Datemi un qualsiasi mezzo a motore ed io lo porterò al limite” questa la sua più famosa frase che rappresenta il culmine, l’apice massimo per un Pilota, riuscire a portare all’estremo il mezzo meccanico, forse Enzo Ferrari lo amava proprio per questo, il Drake adorava vedere le sue macchine essere sfruttate fino in fondo, lui stesso aveva detto che la macchina da corsa perfetta si doveva rompere dopo il traguardo.

Ma il suo punto forte era la staccata, sempre portata oltre il punto di reazione di tutti gli altri Piloti utilizzando il piede sinistro; tecnica che poi diventò quasi obbligatoria in molti sport motoristici; grazie a questa riusciva non solo ad ottenere dei buoni tempi sul giro, ma soprattutto a farsi vedere negli specchietti dei suoi rivali tallonandoli minacciosamente. L’Angelo delle staccate ecco chi era Gilles e grazie ad un articolo della Brembo si apprezzano le tante qualità di un Driver che è mancato alla F1 come l’acqua per un assetato…

Marco Asfalto

Di seguito l’articolo di Brembo

“Gilles Villeneuve, l’angelo delle staccate

Nel 1979 a Digione e nel 1981 a Montecarlo il mito ferrarista ha ottenuto risultati eccezionali spremendo i freni Brembo

Diventare un mito pur senza aver mai vinto il Campionato del Mondo: ci è riuscito Gilles Villeneuve, autore di imprese memorabili con le monoposto Ferrari dotate di impianti frenanti Brembo.
Di Gilles Villeneuve, Enzo Ferrari era solito dire: «Con la sua capacità distruttiva che macinava semiassi, cambi, frizioni, freni ci insegnava anche cosa fare perché un pilota potesse difendersi in un momento di necessità».

I tecnici Brembo più anziani ricordano che “strapazzava bene i freni con il suo stile molto aggressivo”. Il canadese è ricordato per la sua guida sempre al limite, discendente dalle sue esperienze con le motoslitte sui ghiacciai del paese d’origine. Memorabile il duello di cui fu protagonista con René Arnoux a Digione nel 1979: all’inizio del penultimo giro, alla curva Villeroy, Villeneuve riuscì ad infilare il rivale con una staccata incredibile. La ruota anteriore sinistra arrivò a bloccarsi ma Gilles riuscì a controllare la 312T3.

Al giro seguente, Arnoux cercò di imitare la mossa del ferrarista che però allungò la propria frenata e, pur all’esterno, restò davanti. Ma dopo pochi metri il francese si riprese la posizione. Villeneuve però non era ancora domo e alla curva Parabolica riuscì a riportarsi davanti con un’altra frenata mozzafiato all’interno. Questi sforzi gli valsero il 2° posto al traguardo dietro all’altra Renault di Jabouille. I dischi Brembo aveva fatto in pieno il loro dovere.

Due anni dopo, Gilles Villeneuve realizzò un’altra impresa a Montecarlo: per compensare il turbo-lag del motore della 126CK, la prima monoposto di Maranello con il turbo, il canadese si inventò la frenata con il pieno sinistro. In tal modo, grazie anche ad un nuovo concetto di pinza freno introdotta da Brembo, riuscì a vincere con 40 secondi di vantaggio sulla Williams di Alan Jones. La stessa trovata gli permise di vincere anche la gara successiva, a Jarama, in Spagna.

L’8 maggio 1982, però, un tragico incidente durante le qualifiche del GP del Belgio, ha privato il mondo dei motori di uno dei suoi talenti più puri. Una perdita incommensurabile per Enzo Ferrari che lo considerava come un figlio ma anche per tutto il popolo ferrarista che lo venera ancora oggi. In suo onore l’Île Notre-Dame Circuit di Montreal, sede del GP Canada, è stato ribattezzato Circuit Gilles Villeneuve.
Nonostante la fama di “strapazza freni” che si era fatto tra i tecnici Brembo, in 67 GP corsi in carriera nemmeno una volta Villeneuve ha dovuto alzare bandiera bianca per un guasto ai freni: segno che i freni Brembo con cui ha sempre corso tutti i GP, fatta eccezione per la gara d’esordio, il GP Gran Bretagna 1977 disputato con la McLaren, erano tarati per un uso esasperato come quello a cui li sottoponeva.”

By brembo.com

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