Il 2013 doveva essere l’anno buono per la Rossa e per Alonso, l’anno della riscossa sulla Red Bull acchiappa-titoli e l’anno in cui si poteva riuscire a scardinare le sicurezze tecniche di Adrian Newey. Le sue vetture erano formidabili nello sfruttare le gomme e riuscivano a farlo senza divorarle; fu così che la Ferrari, studiando attentamente i compound Pirelli, mise in pista una macchina

formidabile guidata da un Pilota, che, nonostante tutto, rimane uno dei più forti degli ultimi anni. Gli pneumatici, dietro richiesta di Squadre, Federazione e di quella volpe di Ecclestone, erano molto morbide e dovevano consentire 2-3 soste a gara così da aumentare lo spettacolo tramite un continuo scambio di posizioni. La Rossa interpretò al meglio questo concetto esasperandolo e sulla pista forse più tecnica del mondiale trionfò, dopo esser partita 5° con Alonso, distaccando Vettel (4°) di ben 38 sec. con una strategia molto aggressiva sulle gomme, ben 4 soste; partito con le MEDIUM le cambiò con le HARD al 9° giro; poi al 21° passaggio sempre HARD; nel giro 36° MEDIUM e infine 49° HARD.

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Qualcosa che sconvolse tutti i rivali e soprattutto i vertici della Red Bull che gridarono allo scandalo; lo stesso Direttore Motorsport Pirelli, Paul Hembery, dichiarò: “ Il nostro obiettivo è una gara a due, tre pit stop, quindi è chiaro che 4 sono troppi. Infatti, in passato è successo solo una volta, in Turchia, nel nostro primo anno dal rientro in Formula Uno. Prima di Silverstone, cercheremo di apportare alcuni cambiamenti, per mantenere il nostro obiettivo e risolvere rapidamente eventuali problemi.” Il resto è storia, le gomme vennero cambiate, anche per motivi di sicurezza, e la Ferrari non seppe adattare la vettura al nuovo prodotto. Dal 2013 in termini tecnici è passato un tempo enorme; le vetture sono completamente diverse, diversi i propulsori, i telai, le sospensioni e le gomme stesse, ma rimane sempre, come proprietà e qualità migliore di una vettura da corsa, il saper sfruttare fino in fondo il grip che gli pneumatici offrono, e bisogna farlo senza rovinarli, senza farli uscire dal range di temperatura ideale affinché possano dare la massima performance e soprattutto non bisogna consumarli troppo; insomma una macchina, che sia una stradale sportiva o una F1 deve avere un buon feeling con l’unica parte che è al contatto col suolo e che può sembrare la parte finale ma che invece è spesso quella da cui si comincia nel progettare una vettura. La storia del motor sport è piena di casi in cui questo connubio ha avuto un grande successo e non solo con le 4 ruote, forse ricorderete le vittorie della Ducati 2007 che aveva ‘sposato’ le gomme Bridgestone vincendo il titolo con Casey Stoner e nel 2008 quando grazie ad una sorta di ‘ricatto’ voluto dalla DORNA presidiata da Carmelo Ezpeleta, la Bridgestone fu costretta a fornire le stesse gomme a Valentino Rossi che se ne giovò non poco vincendo il Mondiale.

Tornando alla Ferrari c’è da dire quanto il lavoro fatto a Maranello sia stato incentrato nel saper utilizzare i nuovi pneumatici prodotti da Pirelli e la gara di Montmelò ci darà ulteriori indicazioni sul valore della SF-70H; in Spagna quasi tutte le Squadre portano sviluppi importanti e ci sarà da misurarsi con la voglia di riscatto delle Mercedes; con alcune novità della Red Bull, ma soprattutto ci sarà da verificare, proprio nella pista dei test, quale grado di performance può offrire la vettura con le gomme più dure e con temperature molto più alte di quelle registrate fino ad oggi; un vero e proprio banco di prova che potrebbe dare un’indicazione molto più precisa sui reali valori in campo e dove in inverno la Ferrari si è trovata a suo agio in tutte le condizioni e su tutti i compound, mostrando percorrenze in curva superlative. Non sappiamo quali aggiornamenti verranno adottati dalla Rossa, sembra comunque che si proceda a piccoli passi, una lenta ma inesorabile serie di piccoli sviluppi che non dovranno mai fermarsi affinché gli altri non possano recuperare. Che poi alcune vetture vengano stravolte ci può stare, ma in genere questo accade a chi deve rincorrere pesantemente, di certo chi è davanti non rischia ore di lavoro in galleria del vento (che sono contingentate) se una macchina è già buona per produrne una completamente diversa, a meno che, non ci sia la certezza assoluta questa sia migliore dell’altra. Ci apprestiamo a vivere quindi un week end di passione che ci porterà ad osservare minuziosamente tutte le macchine per scoprirne le novità, a controllare il comportamento dinamico delle stesse e soprattutto visionare continuamente la tabella dei tempi; ma quello che più sarà appassionante sarà la gara e l’adrenalina che inietterà nelle nostre vene; quelle due ore in cui esiste solo la F1 ed in cui tutto il nostro amore per questo sport può esprimersi trasudando da ogni poro della nostra pelle…

E’ la F1, è tutto qui…

Marco Asfalto

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