Formula 1 prove libere 1 Monza Hamilton
Formula 1 prove libere 1 Monza Hamilton foto credits Media Ferrari

Italia seconda patria della F1: ma il denaro decide i circuiti del futuro

Le parole di Stefano Domenicali tornano d’attualità: mantenere due Gran Premi in Italia sarà sempre più difficile. Ma com’è possibile che la seconda patria della Formula 1 debba lottare per restare nel calendario, mentre si corre in circuiti senza storia, scelti solo per motivi economici?

Il valore simbolico dell’Italia in Formula 1

L’Italia è più che una semplice tappa del mondiale: è parte integrante del DNA della Formula 1. Da Monza, “Tempio della Velocità”, alle colline di Imola, ogni curva racconta la storia del motorsport. Nessun altro Paese, escluso il Regno Unito, può vantare un legame così profondo con la categoria regina. Eppure, nonostante questo patrimonio culturale e tecnico, il nostro Paese rischia di perdere una delle due gare storiche a causa della logica commerciale che domina il calendario moderno.

Le parole di Domenicali e un problema ancora attuale

Quando Stefano Domenicali — oggi CEO di Formula One Management — affermò che “sarà difficile mantenere due gare in Italia nel lungo periodo”, molti pensarono si trattasse di una riflessione teorica. Oggi, con un mondiale che tocca 24 Paesi e guarda all’Arabia, a Miami, a Las Vegas e persino a nuove sedi asiatiche, quella previsione si sta trasformando in realtà.
Monza e Imola hanno contratti fino al 2026, ma il loro rinnovo non è affatto garantito: costi, logistica, sostenibilità e pressione politica rendono la situazione sempre più complessa.

L’assurdità dei nuovi circuiti “commerciali”

È paradossale che, mentre tracciati come Monza e Imola faticano a trovare fondi per l’ammodernamento, il mondiale investa miliardi in circuiti nuovi di zecca, costruiti nel deserto o tra i grattacieli, privi di storia e spesso criticati da piloti e tifosi. Piste dove l’asfalto è perfetto, ma manca l’anima. L’obiettivo non è più offrire spettacolo sportivo, ma soddisfare sponsor e governi che usano la Formula 1 come strumento di marketing geopolitico.
La Formula 1 sta perdendo parte della propria identità, inseguendo mercati che pagano di più ma non comprendono davvero il significato di una gara storica come Monza o Imola.

GP Monza 2025
GP Monza 2025 foto credits Ferrari

Monza e Imola, due patrimoni da salvare

Monza, sede del Gran Premio d’Italia dal 1950, è il circuito più iconico del calendario. Imola, rientrata nel 2020, ha riportato in auge la passione pura e il calore del pubblico italiano. Entrambi rappresentano due anime della stessa tradizione. Rinunciare anche solo a uno di questi appuntamenti significherebbe amputare un pezzo della storia del motorsport mondiale.
Il rischio è che la Formula 1 dimentichi le proprie radici, sacrificando la passione e la memoria sull’altare del profitto.

Il ruolo dell’Italia nel futuro del mondiale

L’Italia, patria della Ferrari, dei tifosi più calorosi e di una cultura tecnica che ha plasmato l’intera categoria, merita rispetto e riconoscimento. Se la Formula 1 vuole davvero definirsi uno sport globale, deve trovare un equilibrio tra espansione economica e tutela dei luoghi simbolici. Eliminare o alternare i GP italiani sarebbe un errore strategico e morale: significherebbe rinnegare una parte fondamentale della propria storia.


Il dibattito sul futuro dei circuiti italiani non riguarda solo Monza o Imola, ma il senso stesso della Formula 1. Se la categoria continuerà a privilegiare i circuiti “paganti” rispetto a quelli storici, rischia di perdere la sua anima. In un’epoca in cui lo sport è sempre più un business globale, l’Italia rappresenta uno degli ultimi baluardi di autenticità. Difendere le nostre piste non è una battaglia nostalgica, ma un dovere verso la storia e la passione che hanno reso la Formula 1 ciò che è.

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