Lewis Hamilton è tornato a idolatrare il mito brasiliano che sin dall’infanzia ispira il campione della Mercedes ad alzare il suo livello di anno in anno.

Lewis Hamilton avrebbe desiderato essere affiancato da Ayrton Senna. Verità o provocazione? Di sicuro sarebbe risultata una coppia che avrebbe fatto faville in pista, ma creato non pochi problemi di gestione agli uomini al muretto. Lewis Hamilton in carriera ha avuto 3 compagni di squadra campioni del mondo: Alonso, Button e Rosberg. Avversari tosti, ma non imbattibili come è apparso Senna nelle sue stagioni migliori.

Ancora oggi Senna è il mio pilota preferito – ha esordito Hamilton – sarebbe il compagno di squadra con cui mi piacerebbe lavorare. Correndo nella stessa squadra puoi imparare molto e puoi davvero confrontarti con una persona, perché hai lo stesso materiale. Mi sarebbe piaciuto correre alla fine degli anni ’80 o all’inizio degli anni ’90. Mi piacevano quelle macchine con pneumatici larghi, telaio molto basso, il cambio manuale. E i motori V10 e V12 suonavano alla grande”.

Hamilton

L’anglo-caraibico si è confrontato con piloti di razza, ma avrebbe fatto la parte del leone anche con un asso come Ayrton Senna?

Lewis Hamilton ha trovato la sua definitiva consacrazione dall’addio di Rosberg nel 2016. Da lì in avanti, affiancato da un buon pilota senza grandi pretese, il nativo di Stevenage ha ingranato la marcia con 3 titoli mondiali consecutivi (ben presto festeggerà la sesta corona iridata). La maturazione di Lewis è coincisa con la convivenza con un compagno di box, Valtteri Bottas, che non gli ha creato troppi pensieri. Hamilton ha trovato serenità e una continuità che non aveva mai avuto prima, riuscendo ad avvicinare i record del Kaiser Schumi.

Se Hamilton fosse stato il vicino di garage di Senna avremmo assistito a delle battaglie epiche, a partire dalle qualifiche dove l’inglese e il brasiliano, probabilmente, si sarebbero distanziati di pochi millesimi. Lewis e Ayrton sono, senza dubbio, i due piloti più veloci nella storia nel giro secco. A prescindere dalle statistiche che dicono tanto ma non tutto delle qualità dei piloti, Hamilton avrebbe avuto il suo bel da farsi per tenersi dietro un animale da gara come Senna.

HamiltonIl pilota della Mercedes ha concluso l’intervista parlando delle sue origini: “Ci sono state molte persone coinvolte nella mia carriera, forse il primo e il più importante è stato mio padre, ovvero il punto di riferimento dall’inizio. Poi ho avuto Ron Dennis, che mi ha supportato quando ero giovane. Se non fosse stato per lui non avrei avuto la possibilità di essere in Formula 1. In più il mio medico Aki Hintsa, che è morto un paio di anni fa. Non c’è modo di riuscire da soli. È tutto un lavoro di squadra. Si tratta di circondarsi di persone fantastiche e provare a collaborare con loro, sfruttare il loro supporto e rispondere con buoni risultati”.

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