In questo Weekend, si è tenuto il primo E-Prix d’Italia nel quartiere Eur, di Roma ed i media, mossi principlamente dalle reti televisive aventi i diritti di questo evento, hanno fatto tanto rumore. Purtroppo la qualità dell’informazione è stata carente, tante chiacchiere sensazionalistiche di non addetti ai lavori, invitati alle trasmissioni pre e post gara che non avevano idea di cosa stessero parlando e tanti commenti che si addicono più ad una rivista di moda che al modno del Motorsport.
Lungi da me il volermi lamentare del fatto che si tratta di vetture elettriche, che non fanno rumore o che non hanno alte velocità di punta; non è questo che mette un muro tra il motorsport classico e che amiamo e la Formula E. Briatore, vecchia volpe, ha parlato della Formula E, con difficoltà: da un lato il suo interesse economico nel campionato gli impediva di denigrarlo, dall’altro proprio non riusciva a sperticarsi in elogi come tutti gli altri marchettari del teleschermo assoldati per elogiare questo E-Prix. Ma il buon vecchio Flavio ha detto cose sacrosante: gli spettatori di questo E-Prix, il pubblico attorno alla pista, non ha il minimo interesse nel campionato, ignora chi siano i costruttori delle vetture, ignora chi siano i piloti ed è lì solo per l’evento. Fosse stato un concerto, una gara di moto, una maratona od una gara di bocce, il pubblico ci sarebbe stato lo stesso, abbagliato dalle luci, dai colori e dai rumori. Se la gara fosse stata a Vallelunga, sottolinea Briatore, le gradinate sarebbero andate semideserte. La Formula E ha il pregio di portare lo spettacolo dal pubblico, senza che il pubblico debba andare dallo spettacolo. Ma quello che ha sempre avuto la Formula Uno, il Rally, Le Mans, sono le auto ed i piloti storici. Cosa sarebbe il motorsport senza la Ferrari, senza i vari Fangio, Nuvolari, Velleneuve, Senna, Schumacher, Hamilton, senza la Honda, la Ducati, la Yamaha, Agostini, Schwanz, Rossi, Marquez, senza la Lancia Delta e la Citroen, senza Makkinen e Loeb, senza la Porsche, senza la Cosworth… e scusatemi per la lista troppo lunga ma che lascia fuori troppe pagine indimenticabili della storia degli sport motoristici. Ed invece ci troviamo all’Eur, con una griglia di partenza di auto tutte uguali, la Renault che è solo un adesivo sul musetto, la Mahindra che non fa altro che pagare Magneti Marelli per mettere il proprio nome sul PowerTrain, Audi e Jaguar che semplicemente hanno dato un budget ad un team già esistente; guidate da piloti che, per il pubblico presente all’evento, erano dei perfetti sconosciuti e che per i veri fan sono buoni piloti, che non hanno sfondato in Formula Uno e che cercano un pò di visibilità nella serie B delle monoposto, piloti che, citando ancora Briatore “non hanno vinto niente”. Per non parlare poi del Fan Boost, un aumento di performance che i tifosi da casa, tramite social, decidono di dare ai piloti più simpatici e con più seguito. Immaginatevi se Arnaux avesse battuto Villeneuve grazie al maggior numero di tifosi connessi su Facebook; cose da far accapponare la pelle ai puristi. Se il futuro delle corse sono macchine tutte uguali, prodotte da aziende ignote (La Spark commissiona telaio e carrozzeria in Italia, ma questo non l’ha sottolineato nessuno!) guidate da illustri sconosciuti, immaginatevi la Mercedes e la Ferrari uguali, immaginatevi la Force India o la Techeetah che lottano per la vittoria e l’Audi che arranca. E’ questo il motorsport che volete? Per me la risposta è ovvia

Ing. Werner Quevedo Twitter

Foto twitter Formula E

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