Quando guardiamo alle tristi vicende che coinvolgono in questi giorni Russia e Ucraina l’ultimo dei pensieri è senz’altro la Formula 1. Eppure, anche se proviamo a distogliere lo sguardo da queste vicissitudini ci accorgiamo che in un mondo sempre più interconnesso la crisi dell’est Europa riverbera i suoi effetti anche nel mondo sportivo, F1 inclusa.

La prima a muoversi in questo senso è stata senz’alto la Haas; infatti, già qualche giorno prima che venissero emanate le sanzioni europee ha deciso di rimuovere dalla propria livrea lo sponsor Uralkali e i colori della bandiera russa; nel giorno seguente, Mazepin non ha preso parte ai test Spagnoli (pardon, pre-test,) e Günther Steiner ai microfoni ha dichiarato, con la solita schiettezza, che la partecipazione al campionato del pilota russo non sarebbe stata garantita. C’è da chiedersi se anche la sopravvivenza del team americano sia al sicuro, posto che difficilmente gli accordi commerciali di sponsorship prevedevano l’intero versamento del corrispettivo già ai test pre-stagionali (e l’immediata sospensione del pilota, pur in assenza di provvedimenti FIA, ci fornisce più di qualche indizio).

Alle decisioni Haas hanno fatto seguito le determinazioni FIA che, dapprima, ha cancellato il GP di Sochi e, successivamente, ha confermato la possibilità dei piloti russi di partecipare alle competizioni, pur in assenza di bandiera e inno nazionale (anche se non mi sentirei di mettere la mano sul fuoco circa il fatto che questa sia la scelta finale dell’autorità sportiva, attendendomi, anzi, un inasprimento delle sanzioni).

I riflettori, ora, pare si siano accessi sulla Ferrari e sulla propria sponsorizzazione con Kaspersky, la nota azienda russa che si occupa di cyber-sicurezza (pare un ironico ossimoro, soprattutto se si pensa alle fughe di notizie accusate dalla Scuderia degli ultimi anni). La situazione non è ancora ben definita, anche se dalle prime dichiarazioni del team principal Mattia Binotto traspare una certa serenità, stante la natura globalizzata e internazionale della compagnia.

La situazione è tutt’altro che chiara, senza considerare che pare non siano ancora stati toccati argomenti ben più scottanti, quali, ad esempio le sponsorizzazioni multimilionarie che avrebbe potuto garantire il GP di Sochi e diritti TV russi. La cosa non è sfuggita al solito Bernie Ecclestone che con dichiarazioni, quantomeno, anacronistiche ha etichettato come avventate le decisioni di Liberty Media-FIA, evidenziando come non siano i piloti russi a decidere le sorti del conflitto bellico. Bhè, applicando lo stesso ragionamento del vecchio Bernie potremmo riflettere sul fatto che nemmeno i cittadini ucraini hanno scelto di essere bombardati…ma asteniamoci, almeno in questa sede, da riflessioni politiche.

Il caldo sta arrivando e il campionato è alle porte: auguriamoci di tornare a parlare presto di guerre tecniche tra teams, conflitti su vuoti regolamentari e delle sportellate tra i piloti. Solo di questo bisognerebbe discutere quando si guarda la F1.

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