A 44 anni il pilota asturiano valuta l’addio alla Formula 1, ma solo a condizione di chiudere da protagonista, offrendo lo spunto per ripercorrere una carriera costellata di record, rimonte e momenti iconici.
A 44 anni compiuti e con una carriera che attraversa intere generazioni di piloti, Fernando Alonso continua a essere uno dei protagonisti più discussi e tenaci del Circus. Il veterano per eccellenza della Formula 1, a 19 anni dal suo ultimo titolo mondiale, non smette di far parlare di sé, e questa volta lo fa aprendo a uno scenario che sembrava lontano: il ritiro. L’orizzonte fissato è il 2026, anno della prossima grande rivoluzione regolamentare che stravolgerà motori e aerodinamica.
Proprio su questa data si concentra la scommessa del campione asturiano, che ha riposto la sua fiducia nel progetto Aston Martin guidato da Lawrence Stroll e impreziosito dall’ingaggio del geniale progettista Adrian Newey. In una recente intervista, Alonso ha però delineato un piano apparentemente controintuitivo: più la sua monoposto del 2026 sarà competitiva, maggiori saranno le probabilità che quella sia la sua ultima stagione.
L’obiettivo che guida l’ultima fase della sua carriera è infatti cristallino: chiudere al vertice. “Il Plan”, per usare un termine caro al suo vocabolario, è lasciare a tutti un’immagine di sé da pilota in lotta per podi e vittorie, non un ricordo sbiadito di un campione relegato a centro gruppo. “Se la macchina va bene, ci sono buone probabilità che sia il mio ultimo anno“, ha confessato ai media spagnoli.
Questo desiderio di concludere da protagonista spiega anche lo scenario opposto: qualora la futura AMR26 disegnata da Newey non dovesse rivelarsi all’altezza delle aspettative, Alonso non esclude di poter continuare a gareggiare. In quel caso, la sua permanenza potrebbe estendersi al 2027 o al 2028, nella speranza di sfruttare la stabilità del team per trovare quella “nota positiva” con cui congedarsi definitivamente dal mondo delle corse. Una determinazione che dimostra come la sua fame di competizione sia ancora intatta, legata non alla semplice partecipazione, ma alla possibilità concreta di lasciare un’ultima, indelebile impronta.
Questa sete di risultati si riflette anche nelle sue prestazioni più recenti, un mix di talento cristallino e sfortuna che ha caratterizzato la stagione 2025. Un esempio lampante della sua abilità è arrivato nel Gran Premio di Singapore, dove ha trasformato una gara tattica in una dimostrazione di maestria. Con una gestione attenta delle gomme e sorpassi decisivi, è riuscito a compiere una rimonta epica che lo ha portato a conquistare un prezioso ottavo posto finale. A questa performance si contrappone però l’amaro epilogo del Gran Premio d’Italia a Monza. Sul circuito brianzolo, mentre era in piena lotta per la zona punti, è stato costretto a un ritiro improvviso a causa della rottura della sospensione posteriore destra.
L’analisi del team Aston Martin ha rivelato che la causa è stata un detrito raccolto durante il primo giro, un danno subdolo che ha portato al cedimento del componente sotto sforzo. Un episodio che ha riportato alla mente degli appassionati un altro sfortunato ritiro, quello di Gerhard Berger sempre a Monza 30 anni prima, quando la sua sospensione cedette dopo essere stata colpita da una telecamera staccatasi dalla Ferrari del compagno di squadra Alesi.
Episodi come questi sono solo gli ultimi capitoli di una carriera straordinaria. Per comprendere la grandezza di Fernando Alonso, è necessario guardare ai suoi successi. Con i due titoli mondiali vinti con la Renault nel 2005 e nel 2006, non solo è diventato all’epoca il più giovane campione del mondo, ma ha anche interrotto l’epopea dei cinque trionfi consecutivi di Michael Schumacher.
La sua versatilità è testimoniata anche dalle vittorie fuori dalla Formula 1, con due successi alla 24 Ore di Le Mans e uno alla 24 Ore di Daytona. Nel Circus, lo spagnolo si colloca al settimo posto nella classifica di tutti i tempi per Gran Premi vinti, con 32 successi all’attivo. Le sue vittorie sono suddivise tra le sue esperienze più iconiche: 17 al volante di una Renault, 11 con la Ferrari e 4 con la McLaren, anche se l’ultima bandiera a scacchi risale al lontano 2013 a Barcellona.
La longevità è senza dubbio il tratto distintivo di Alonso, un “highlander” che ha riscritto diversi record della Formula 1. Nessuno può vantare più gare disputate di lui, con oltre 399 partenze, un primato che ha superato quello di veterani come Kimi Raikkonen e Rubens Barrichello. È anche il pilota con più stagioni disputate, ben 21, un’incredibile testimonianza di resistenza fisica e mentale.
Sebbene non sia mai stato un “mago” del giro secco, con 22 pole position e 23 giri veloci in carriera, il suo passo gara e la sua costanza lo hanno portato a collezionare ben 106 podi, un bottino che lo colloca al quinto posto nella classifica di sempre. Un viaggio lungo e tortuoso che lo ha visto indossare i colori di cinque scuderie diverse: dalla Minardi degli esordi alla Renault dei trionfi (poi diventata Alpine), passando per due stint in McLaren, il sogno inseguito in Ferrari e l’attuale sfida con Aston Martin.
Che il suo addio arrivi nel 2026 o più tardi, l’eredità di Fernando Alonso trascende i semplici numeri. La sua figura è diventata un brand, capace di attrarre sponsor di primissimo livello come Banco Santander per gran parte della sua carriera e di accumulare un patrimonio netto stimato in oltre 200 milioni di euro. La sua storia è indissolubilmente legata ai circuiti che hanno fatto la leggenda della Formula 1, come Monza, un tracciato che ha ospitato 75 Gran Premi e su cui lo spagnolo ha trionfato per ben due volte. La sua determinazione a concludere la carriera da protagonista, e non da comparsa, è l’ultimo sigillo su una carriera vissuta sempre al massimo, dimostrando che quando il talento è supportato da una passione incrollabile, l’età diventa solo un dettaglio.


