Cinque doppiette Mercedes, cinque colpi al cuore dei ferraristi in un inizio di campionato senza precedenti nella storia della F1. In Ferrari ogni dichiarazione, pre e post Gran Premio, appare una nenia agonizzante, un trattato di guerra al mondo, che implode in una battaglia civile che ridicolizza il nome della Ferrari e degli attori protagonisti. Nemmeno gli ultimi sviluppi portati a Barcellona hanno potuto cambiare la storia di una stagione che pare già scritta.

La F1 va veloce e non aspetta nessuno, nemmeno se hai un passato glorioso, vedi Williams e McLaren. A mio parere – e secondo anche quello di gente ben più qualificata – la Ferrari deve iniziare a ragionare già in ottica 2020.

In questo momento perdiamo in ogni curva, non solo nell’ultimo settore di Barcellona – ha dichiarato Mattia Binotto In ogni curva siamo lenti, accusando del sottosterzo. Non è solo una questione di carico aerodinamico, c’è anche dell’altro. Riguarda la gestione delle gomme, il bilanciamento e forse anche il concetto stesso di auto. Purtroppo non abbiamo ancora una risposta”.

Al momento i piloti – risulta palese – sono l’ultimo dei problemi del Cavallino. Potrebbe arrivare anche Hamilton in Ferrari, ma non potrebbe fare alcun miracolo. L’investimento a lungo termine porta il nome di Charles Leclerc ed il monegasco ha già ampiamente dimostrato di essere all’altezza, nonostante l’età, malgrado la macchina ed il contesto in cui è stato catapultato. Sebastian Vettel fa ciò che può, nonostante i suoi tarli e la sua perenne insoddisfazione di aver fallito l’obiettivo iridato che lo spinse, a fine 2014, a legarsi con il team italiano. Le frustrazioni di Alonso sono state ereditate da Vettel che, non abituato alle medaglie d’argento, ad oggi ha imparato l’italiano e il tipico esaurimento nervoso made in Italy. Il titolo tanto agognato non è più passato dalle parti di Maranello, ma il successo di domani va programmato da oggi.

La dirigenza risulta assente anche quando è presente ai box. Dichiarazioni – poche e sterili – che diventano oggetto di scherno. La Ferrari “gioca” anche con un uomo in meno: Mattia Binotto, team principal per volere di Marchionne, ricopre da quest’anno un doppio ruolo, come si evince dal suo percorso in Ferrari. L’ingegnere 49enne, dopo una lunga gavetta cominciata nel 1995, è passato da capo ingegnere Ferrari, nel 2007, a direttore motori dell’era Power Unit, nel 2014. Successivamente Binotto è stato promosso responsabile delle operazioni tecniche e, dal 27 luglio 2016, responsabile tecnico, sostituendo James Allison. L’uscita di scena di Maurizio Arrivabene, ha catapultato Mattia Binotto nel prestigioso, quanto pericoloso, ruolo di Team Principal Ferrari.

Se molti non apprezzavano i modi e lo stile informale di Arrivabene, il carattere mite di Binotto, persino dopo cinque batoste stagionali, rischia di passare un messaggio inadeguato e di risultare anche più irritante delle dichiarazioni ad effetto del suo predecessore. “La macchina fatica a girare. Sono cose su cui dovremmo riflettere e analizzare”, ha spiegato Binotto ai reporter nel post gara catalano. I tempi delle riflessioni sono finiti, la Ferrari ora deve agire. Per sperare di essere competitivi l’anno prossimo o addirittura nel 2021, la Ferrari dovrà risanare i problemi cronici dell’organizzazione del team, del progetto tecnico e tornare ad essere consistente già al termine di questa lunghissima stagione.

Il team italiano, inoltre, ha il dovere di sfruttare ogni sessione e test, a partire da quelli previsti a Barcellona il prossimo martedì 14 e mercoledì 15 maggio, per trovare la soluzione al rebus gomme.

Le nuove mescole Pirelli rappresentano un problema per tutti, tranne che per Mercedes. La W10, oltre ad essere la monoposto migliore del lotto, riesce a trarre il meglio ed a consumare meno possibile le mescole rispetto agli altri team. Il bilanciamento della Mercedes permette un’usura regolare della mescola, così facendo Bottas ed Hamilton devono solo prestare attenzione a non stressare troppo le gomme nei primi km di utilizzo. I tedeschi non sbagliano un colpo, dalle strategie alle operazioni di cambio gomme, ogni mossa è calibrata e studiata alla perfezione. La perfezione teutonica va scalfita oggi, per sperare in un suo crollo domani.

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