Dal Bahrain alla Cina, dal Medio all’Estremo Oriente la Formula 1 si muove veloce, solcando i cieli e attraversando i continenti. Questa settimana siamo a Shanghai, la metropoli più popolosa del mondo, Parigi d’Oriente che ospita per la tredicesima volta il Gran Premio.
Si giunge qui dopo due gare diverse tra loro, che hanno sancito la supremazia della Mercedes su tutto il gruppo ed evidenziando la grinta e l’autorità di Rosberg, soprattutto in partenza, sconosciuta ai più. Al contrario di Hamilton che con la nuova frizione ci litiga e si è dimostrato fenomeno sì, ma della partenza brutta, due su due per lui.
E’ ancora certo troppo presto per dei verdetti, ma non lo è per considerare le indicazioni che Australia e Bahrain hanno espresso. Se solidità e affidabilità Mercedes si confermano marchi di fabbrica, impressionanti e pressochè inarrivabili per gli altri, è altresì apprezzabile e concreto il salto di qualità della Ferrari che ha ridotto il ritardo tecnico dal team tedesco rispetto allo scorso anno, raccogliendo sì due podi ma anche due ritiri, sintomo di una fragilità che va analizzata a fondo. Il tema dell’affidabilità della Ferrari sarà cruciale almeno per le prossime due gare, prima che arrivino gli aggiornamenti della power unit promessi per Barcellona, solitamente vetrina per i primi sviluppi delle vetture. Per ora parlare di allarme affidabilità è senz’altro prematuro, azzardato ma anche ingiusto, ma sia qui che a Sochi la chiave della gara sarà proprio questa. Negli ultimi anni infatti è stato più volte criticato l’approccio troppo conservativo e forse attendista della Ferrari che ora invece dopo parecchio tempo è tornata all’attacco: fisiologico quindi incappare in rotture, imprevisti, problemi. Altro tema su cui invece si renderà necessaria una riflessione approfondita è invece l’approccio dell’azienda al controllo qualità sui pezzi che vengono ricevuti da fornitori esterni. Sia la turbina che le valvole del motore (cause dei ritiri di Raikkonen a Melbourne e Vettel nella notte del Bahrain) sono parti che la Ferrari non produce in casa e dunque non sottostanno (o per lo meno in misura diversa) a quel rigidissimo e leggendario livello di controllo qualità che caratterizza i prodotti dell’azienda e sui cui la scuderia ha fondato le basi per i successi e i grandi trionfi degli anni 2000. Sulla prestazione pura della vettura invece, e sono i numeri a dirlo, Ferrari si esprime ora, con migliorie apprezzabili, ad un più alto livello sia motoristico che aerodinamico, mentre accusa ancora un paio di decimi di ritardo in termini di trazione e trasferimento del carico, questo evidente dagli intertempi realizzati in Bahrain in settori con curve lente e con inclinazioni variabili.
Le auto di quest’anno riescono ad esprimere una velocità in curva più alta rispetto all’anno scorso (intorno ai 5 km/h) a scapito di velocità massima sul dritto, a conferma che il carico aerodinamico non solo è aumentato ma si armonizza perfettamente con le nuove gomme supersoft Pirelli di circa un secondo più veloci di quelle 2015. Risultato: Hamilton che ha demolito di quasi tre secondi il tempo dello scorso anno in qualifica a Sakhir.
Per la rubrica ‘news della qualifica’ ricordiamo che finalmente si è deciso di ritornare al sistema dello scorso anno, scartando definitivamente nuovi sistemi a eliminazione e altri più o meno bislacchi e fantasiosi. Amen. Sembra giusto, ma ne hanno fatta una giusta.
Dietro ai primi della classe che competono di fatto per un mondiale a quattro, gli altri sgomitano per il ruolo di terza forza: Red Bull è sembrata in crescita in Bahrain, così come Toro Rosso apparsa in buona salute. Difficoltà per Williams, Renault, Force India e Sauber, che correrà qui in Cina ma con gli stipendi in ritardo per i suoi dipendenti. C’è poi la meravigliosa realtà born in the USA della Haas, team debuttante portata a punti da Grosjean back to back sia in Australia che in Bahrain, facendo, per dire, in due gare più punti che la McLaren in due anni. La McLaren stessa che appena si è ritrovata senza Alonso è andata curiosamente a punti con l’efficientissimo Vandoorne. La telenovela Alonso non si è ancora conclusa. Fernando si è detto impaziente di correre qui, sebbene le sue condizioni fisiche siano ancora un rebus. Le notizie che giungono sono di allenamenti duri ed intensivi per lo spagnolo ma l’ok dei medici potrà arrivare solo dalla visita medica della Fia che si terrà domani in circuito. La stessa che l’ha messo fuori gioco in Bahrain per intenderci, la stessa che dovrà verificare se la frattura delle costole patita in seguito al botto d’artista in Australia si sia ricomposta oppure no. Non dovesse Fernando farcela siamo ansiosi e curiosi di rivedere in sella il fiammingo Vandoorne che all’esordio non ha fatto rimpiangere il blasonato titolare assente.
I piloti giovani sono stati peraltro una bella novità di questo avvio di campionato. Ai ragazzini scalmanati della Toro Rosso già dall’anno scorso hanno fatto a sportellate, lo stesso Vandoorne ha ben figurato così come Wehrlein alla guida di una Manor ormai onesta macchina da fondo gruppo e non più esponente della Formula tartaruga.
Appuntamento da venerdì qui in pista a Shanghai, con le prime libere dove si cercherà di capire qualcosa di più sulle condizioni meteo, pioggia o no le temperature si prevedono basse e dunque la scelta delle gomme sarà da valutare con attenzione. Media, soft e supersoft le scelte di Pirelli per questo Gran Premio; circuito da medio carico aerodinamico, non particolarmente abrasivo, si prevedono quindi teoricamente strategie su due soste.
Di Stefano De Nicolo’
Anteprima Ferrari
Frenate