Intervistato da The Race, Fernando Alonso ha affermato di sentirsi ancora molto competitivo nonostante i quasi 41 anni.

Uno dei piloti che ha maggiormente impressionato nella prima parte della stagione 2022 di F1 è senza dubbio Fernando Alonso. Lo spagnolo, alla seconda stagione in Alpine dopo il rientro nel circus, sta dimostrando di non aver perso una goccia del suo talento e della sua grinta nonostante i quasi 41 anni d’età. In questa stagione il due volte campione del mondo ha raccolto molto meno di quanto avrebbe meritato, complice la scarsa affidabilità della sua A522 e una buona dose di sfortuna, ma prestazioni incredibili come le rimonte in Spagna ed Austria o la prima fila conquistata sul bagnato in Canada hanno ricordato a tutti le sue immense qualità. E Alonso stesso, intervistato da The Race, ha affermato di essere ancora lo stesso di una volta.

Il campione di Oviedo ha esordito parlando del suo ritorno in F1: “So che la prima fila di Montréal non rappresenta un traguardo incredibile, dato che è una posizione che ho già occupato altre volte, ma ha significato molto. Quando si decide di tornare in F1, bisogna mettere da parte alcuni aspetti della propria vita come la famiglia e gli amici e dedicarsi completamente al proprio lavoro, ai viaggi, alla forma fisica e alla forza mentale. Tutto ciò sopportando la pressione che comporta, perché ti chiami Fernando Alonso e tutti ti ammireranno se farai bene. In passato, ad esempio quando sono rientrati Michael e Kimi, molti di noi hanno avuto la sensazione che non fossero più così veloci come prima. Non volevo che anche il mio ritorno fosse percepito in quel modo, e penso di star riuscendo a dimostrare che sono lo stesso di prima“.

“[…] Ogni volta nelle interviste…” – ha proseguito Alonso – “…mi chiedono come mi sento a 40 anni, se sono lo stesso di una volta e se ho delle ambizioni o sono rientrato solo per divertimento. Non mi arrabbio per queste domande, però è ovvio che mi sento ancora veloce. Sennò non sarei mai tornato. Nella prima metà della scorsa stagione non mi sentivo al 100% perché dovevo ritrovare confidenza con le peculiarità della F1: i pit stop, le ripartenze, i comandi del volante, eccetera. Quest’anno, o meglio già dalla seconda parte della scorsa stagione, mi sento molto più a mio agio”.

Verstappen Alonso

Lo spagnolo è poi tornato a parlare della questione dell’età, legata anche al cambio generazionale che è avvenuto nel pubblico della F1: “In Ungheria compirò 41 anni, quindi ne parliamo in Ungheria! Non mi sento diverso rispetto allo scorso anno, ma sono consapevole che è un argomento d’interesse. Bisogna anche dire che adesso c’è una nuova generazione di appassionati che non ha vissuto la stagione 2006, quando ho vinto il titolo, o il 2012, quando ci sono arrivato vicino con la Ferrari. Il 50% degli spettatori non mi ha mai visto lottare per podi e vittorie. Ovviamente la gente sa benissimo chi sono, ma potrebbe chiedersi quale contributo io dia allo sport. Ecco, credo che weekend come quello in Canada o la seconda parte della scorsa stagione provino che posso ancora dare il mio apporto”.

“Spero…”– ha continuato Alonso – “…che i nuovi appassionati mi vedano come un lottatore, qualcuno che non si arrende così facilmente e che cerca sempre di dare il massimo in ogni sessione di prove libere, qualifiche e gara, in ogni condizione e per qualsiasi posizione, sia esso il primo o il dodicesimo posto. Per me è importante che la gente capisca che amo la competizione e questo sport. Penso che nel tempo la percezione che le persone hanno di me e le loro opinioni nei miei confronti siano cambiate. Forse nel 2007 sono stato giudicato in un certo modo come pilota o persona, ma poi quella sensazione è cambiata quando mi sono trasferito in Ferrari, dove ero a mio agio in un team latino”.

Il due volte campione del mondo ha concluso con un giudizio poco lusinghiero nei confronti del pubblico che si è avvicinato più recentemente alla categoria regina: “Penso che i nuovi appassionati, con tutto il rispetto per loro, non sappiano granché della F1. Sono più simili agli appassionati di calcio, che si basano solo sui risultati per giudicare chi sia il migliore, mentre chi è ultimo non merita di stare in F1. Non comprendono granché l’importanza della performance della macchina e del pacchetto completo che serve per avere successo, quindi la gente cambia costantemente opinione. Se un pilota ha un buon weekend è considerato una divinità, ma se le prestazioni sono negative allora è troppo vecchio, troppo giovane o altro. Però tutti i piloti vivono queste circostanze. Penso che oggi si guardi la gara, ci si faccia un’idea nell’immediato e poi non si segua più la F1 fino alla domenica successiva. Non esiste più una vera cultura della F1″.

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