hamilton Ferrari Baku
hamilton Ferrari Baku

Hamilton, il custode del futuro: la Ferrari sacrifica il presente per rinascere nel 2026

Abu Dhabi. Sullo sfondo, il mare che riflette il tramonto di una stagione amara. Sulla scena, Lewis Hamilton, con lo sguardo di chi ha vissuto battaglie più dure di quelle che i riflettori possono ricordare. È lì, nel media day più atteso dell’anno, a parlare non del 2025 ormai sfuggito di mano, ma di un domani che vuole plasmare. Con pazienza. Con ostinazione. Con fede.

Il sette volte campione del mondo non cerca alibi. Non cede all’orgoglio di chi ha bisogno di vittorie immediate per sentirsi vivo. Davanti ai microfoni, Hamilton sceglie invece la lucidità: il presente, dice, è stato sacrificato con consapevolezza. Non perché costretti, ma per volontà. Per strategia. Pervisione.

Hamilton simulatore Ferrari
Hamilton Simulatore Ferrari news F1

“Penso che dobbiamo analizzare cosa sia andato bene e le aree in cui possiamo migliorare… Mi siederò con il team alla fine dell’anno. Guarderò anche internamente al mio team personale, lontano dalla pista, per capire cosa possiamo fare di più.”

Sono parole da architetto del futuro, più che da pilota. Parole di chi non vuole solo guidare la Ferrari, ma costruirla. Modificarne la mentalità. Ridisegnarne le fondamenta, e non soltanto i dettagli aerodinamici. Hamilton parla di logistica, di processi, di viaggi e tempi da ottimizzare: dettagli apparentemente minuscoli, ma che fanno la differenza tra un team che spera e un team che vince.

E poi arriva il tema più delicato di tutti: lo stop allo sviluppo della vettura 2025, la scelta che ha bruciato punti e podi. Una decisione che molti tifosi hanno digerito come una rinuncia, una resa anticipata. Non per Hamilton.

“Non ha avuto un effetto psicologico su di me… Io ero tra quelli che spingevano Vasseur. Non potevamo restare indietro nello sviluppo della nuova macchina.”

Qui, la voce si fa più ferma, quasi a difendere una creatura fragile che deve ancora nascere. Una macchina che nessuno ha visto, ma che tutti, a Maranello, hanno già cominciato a immaginare. Hamilton sostiene la scelta, la rivendica, quasi la custodisce. Non importa che la previsione sia stata dolorosamente corretta; importa che si sia scelto di costruire qualcosa di più grande del presente.

Perché lui lo sa: un titolo non si vince con l’ossessione del weekend, ma con la visione dei prossimi anni.

La Ferrari del 2026, nel racconto di Hamilton, è un orizzonte. È un cantiere aperto. È un rischio calcolato. E lui non è il cliente che aspetta la casa finita: è il primo operaio a mettersi casco e guanti, sporcandosi le mani.

Non ha bisogno di risultati immediati per giustificare la sua scelta di vestire di rosso. Perché vincere, per lui, significa costruire la vittoria prima ancora di inseguirla.

Il presente, sì, è stato sacrificato. Ma non per mancanza di ambizione.
Semmai per un eccesso di futuro.

F1 News - Notizie Formula 1, Auto e Motorsport