Oltre a sentire il nome di Antonio Giovinazzi nei kartodromi, il suo nome mi balzò all’orecchio e all’occhio in un freddo weekend nell’ ottobre 2012 quando a Monza guardai le classifiche della Formula Abarth.

Non solo, si sentì ripetutamente l’inno di Mameli quel fine settimana grazie ad Antonio.
Si trattava dell’ultima prova del campionato di Formula Abarth ed io ero il team manager del team di Piercarlo Ghinzani, in F3. La F.Abarth, ormai defunta come la F3 Nazionale, era la categoria propedeutica dei campionati nostrani oltre ad essere una delle varie formule per arrivare in F3, dopo il kart. Per i meno informati, all’epoca la F4 non esisteva ancora. Da un punto di vista tecnico, la macchina aveva la similitudine di montare lo stesso motore (qualche differenza in meno di potenza) della F4 attuale, quindi un turbo. Il fine settimana fu il conclusivo e definitivo della F3 Italiana, essendo l’ultimo delle otto prove in programma e i team manager erano molto indaffarati nel trovare i piloti per la stagione successiva e per fissare i sedili restanti per i test post campionato. Per uno nel mio ruolo era logico guardare anche alla categoria “sottostante” alla F3.

Ebbene, riconobbi subito un pilota al di sopra della media. Quel weekend fu l’unico per Antonio, che arrivò a Monza senza mai aver corso in quel campionato e senza essersi preparato adeguatamente come molti altri suoi colleghi e, di fatto, fu la sua prima volta a Monza. Preciso che in quegli anni i simulatori nelle categorie propedeutiche quasi non esistevano , erano rari ed usati solo se un pilota correva in categorie di rilievo come GP3, GP2 o WS 3.5. La ‘moda’ per i giovani non era ancora diffusa come oggi. Anto (come lo chiamo) ottenne subito giri veloci e vittorie.

Non ricordo se furono 3 su 3 gare o 2 su 3 ma ad ogni modo impressionò tutti, oltre al sottoscritto. Mi misi a vederlo all’uscita dell’Ascari, ed era evidente che sfruttava ogni giro per intimidire l’avversario, sia in difesa che in attacco, sfruttando quello che di più serve a Monza: la scia.

Antonio era sì un debuttante e l’ultimo arrivato, ma non era un novello: arrivò come neo campione della Formula Pilota (China) che usava la medesima macchina e motore in Asia e da poco aveva archiviato il primo alloro della sua brillante carriera. In kart vinse un po’ tutto; dalla Mini 60 al WSK jr due volte, il Margutti e terzo nel Mondiale l’anno prima. Giovinazzi vinse al debutto in formula nel Vecchio Continente ed insieme a lui ci fu anche il suo amico e sponsor, Sean Galeal, indonesiano che oggi milita in F2 e che lo ha sempre supportato. Ovviamente mi interessai subito al giovane pugliese, ma mi fecero sapere che il ragazzo era ‘blindato’ da questo entourage anglo-indonesiano e soprassedetti non potendolo ingaggiare o “trattare” per il 2013. Nelle due stagioni seguenti ’13 -’14 fui impegnato in campionati differenti rispetto a quelli di Antonio e non potei seguirlo da vicino, ma nel 2013 passò nella F3 inglese, mentre in quello europeo (Fia) fece il debutto nel 2014 dove ottenne buoni piazzamenti e nel 2014 sempre insieme al suo amico Sean, fu il portacolori dell’omonimo sponsor indonesiano (che prese le macchine del team Carlin) dove colse il suo primo e memorabile successo a Silverstone. Inoltre, dopo un’attenta segnalazione di un problema alla sua vettura che la squadra inglese ricevette da Dallara (il costruttore delle F3) correndo subito ai ripari, il pilota pugliese colse importanti piazzamenti nella seconda parte dell’anno andando ad insidiare le posizioni di vertice e duellando spesso con nomi blasonato quali Verstappen e Ocon.

Quest’ultimo campione europeo F3 2014. Nel 2015 ebbi il piacere, seppur da “rivale”, di vedere l’ascesa di Antonio a suon di vittorie, podi e pole, visto che con un mio pilota, ero in un team concorrente. Quello che successe poi nelle ultime gare non spetta a me giudicare, ma come per magia il suo motore VW, smise di funzionare a dovere ed Antonio perse il titolo all’ultimo round ai danni di un pilota Mercedes (Rosenqvist), al quinto anno di F3. Sempre in quell’anno il suo gran lavoro venne comunque premiato dall’Audi che lo promosse prima a testare la macchina di DTM e poi a prendere parte al weekend di Mosca. Nel 2016 invece ho seguito molte gare di Antonio avendo una collaborazione con pilota in GP3 e quindi insieme con Gp2 (odierna F2). Quello che ha fatto a Baku, Monza ed altre gare ha dell’incredibile e non ha bisogno di altri elogi. Basta solo ricordare che se avesse vinto la GP2, (poi persa solo ultimissima gara di Abu Dhabi), avrebbe eguagliato Hamilton, Rosberg e Hulkenberg come vincitori da debuttanti della categoria. Credo comunque che, oltre ad una carriera all’insegna di ottimi risultati, il suo talento sia esploso e maturato grazie alla militanza nella serie cadetta, appunto la F3. A parere non solo mio, è senza dubbio la migliore preparazione che un giovane può avere in monoposto.

La riprova è stata la stagione strepitosa in GP2 , dove era esordiente. Lasciamo stare l’errore di Cina 2017, ma soffermiamoci sul gran lavoro svolto in Ferrari e non solo, come nella qualifica di Baku un mese fa. Antonio merita il posto che ha ed il sostegno di due grandi marchi. Spero che presto possa cogliere i suoi primi punti iridati!

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Di Alessandro Giandelli  

 

 

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