La Ferrari si ritrova a fare i conti con un addio importante: Wolf Zimmermann, il padre del progetto power unit 2026, saluta Maranello insieme al suo vice Lars Schmidt. Una doppia uscita che, a prima vista, potrebbe sembrare un terremoto tecnico alla vigilia della rivoluzione regolamentare più delicata degli ultimi anni.
Ma è davvero così?
Un buco da colmare, ma non un vuoto assoluto
Zimmermann è stato il volto simbolo della nuova PU “Superfast” del 2022, ma il lavoro svolto fin qui , sulla nascita delle nuove propulsioni del 2026, non si cancella. La struttura resta, e soprattutto resta Enrico Gualtieri, che continuerà a dirigere il reparto motori, affiancato da Davide Mazzoni. La catena di comando non si spezza, si riorganizza. E questo lascia pensare che non ci sia un vero e proprio vuoto di potere, quanto piuttosto un passaggio delicato da gestire.

L’ombra (e la mano) di Vasseur
Qui entra in gioco Frédéric Vasseur. Da quando è arrivato a Maranello, il manager francese ha lavorato con metodo chirurgico per ridisegnare la squadra a sua immagine e somiglianza. L’anno scorso, approfittando della chiusura della fabbrica motori Alpine a Viry, ha “saccheggiato” il personale del team francese, portando a Maranello uomini di fiducia che oggi occupano posizioni chiave. Non è quindi un caso che, a prendere il posto lasciato da Zimmermann, ci sia proprio un tecnico proveniente da quell’ondata di innesti: un altro tassello del mosaico Vasseur.
Buona notizia o segnale d’allarme?
Il dubbio resta. Da una parte, Ferrari perde due figure di grande esperienza, che andranno a rafforzare Audi proprio quando il futuro della Formula 1 si scriverà sulle nuove power unit. Dall’altra, però, la Scuderia ha già predisposto una ristrutturazione interna che sembra coerente con la visione di Vasseur: meno dipendenza da singoli uomini-chiave, più solidità di gruppo.
Conclusione
Insomma, la notizia può essere letta in due modi: segnale di debolezza o tappa naturale di un rinnovamento più ampio. Sarà il tempo, e soprattutto il cronometro del 2026, a dirci se l’addio di Zimmermann avrà lasciato una ferita profonda o se, al contrario, avrà accelerato la trasformazione di Ferrari in una squadra finalmente più omogenea e moderna.
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