Il circus si sposta ad Hockenheim, il perfetto spartiacque, l’undicesimo GP su 21 gare; Vettel ha un margine di 8 lunghezze su Hamilton e 4 vittorie contro le 3 del Britannico. Il Tedesco con una serie più buona negli ultimi 5 GP rispetto al pilota Mercedes e questo, in teoria, dovrebbe mettere la Ferrari nella posizione di essere favorita, ma la cosa non è così semplice; il punto è che quando ci si trova ad inseguire e non si vince da anni, non si possiede l’abitudine ad essere campioni, quella sorta di buona stella che accompagna una serie positiva; uno stato di grazia che arriva anche perché ci si sente più sicuri dei propri mezzi.

Ora dobbiamo tenere presente che i due rivali sono molto differenti per stile di guida e per carattere; nel 2017 Vettel sembrò troppo ‘carico’ in alcune occasioni e proprio quando aveva la possibilità di lottare fino alla fine; gli è mancata la freddezza, ma soprattutto l’astuzia, quella qualità che contraddistingue tutti i grandi driver; è apparso emotivo e forse troppo legato alla ‘maglia’ evidenziando una sorta di ‘paura di vincere’ che è invece tipica di chi non ha ancora vinto nulla; potremmo forse imputare questa sua debolezza emotiva proprio all’amore per la Ferrari, un simbolo adorato fin da bambino; a dire il vero, poi, anche in questa stagione qualche piccolo errore lo ha commesso e non è apparso per nulla glaciale in molti frangenti; nulla a che vedere con quel rullo compressore che era Schumacher, dal carattere forte e con un grado di astuzia ai massimi livelli; Vettel appare più il pilota in grado di fare una grande gara solo se riesce a partire davanti e dominare almeno il primo stint. Ha dalla sua una grande capacità di gestione della vettura e delle gomme; ecco perché sarà importante per Ferrari metterlo sempre in prima fila e poi lasciarlo correre come sa fare.

Hamilton è molto diverso, innanzitutto non può essere legato alla ‘maglia’ della Mercedes, semmai a quella della McLaren; ha vinto gli ultimi 3 campionati su 4 e quindi è, di fatto, in fase ascendente o comunque stabile. E’ sicuro dei propri mezzi quando tutto va per il verso giusto e si esalta nel duello ma soprattutto nella velocità pura, il giro di qualifica, appare molto più furbo di Vettel ed ha una certa bravura nel proporgli dei ‘trappoloni’ così ben attuati che diventano addirittura difficili da identificare, almeno a livello di regolamento. Unica vera pecca, una scarsa solidità caratteriale quando gli eventi non si mettono nell’ordine che lui aveva progettato e prestabilito, in quei momenti denota una debolezza che ai team-radio può sembrare anche ridicola; famose oramai le sue lamentele e certe frasi dette a caldo non proprio edificanti. Eppure è solido il Britannico, ha messo in mostra anche una certa capacità di mettersi fuori dai guai quando la vettura non va; una anomala dote di calcolatore che in lui non avevamo mai notato; ed è proprio così che ha vinto il mondiale nel 2017 e che lo ha salvato, a livello di classifica, quest’anno. Inoltre da non sottovalutare la Mercedes, la squadra abituata a vincere è sempre la favorita nonostante le poche vere lotte con gli altri ‘ruota a ruota’ di questi anni, gruppo solido che sa cosa deve fare per vincere e che, soprattutto, ha un budget praticamente illimitato se deve mettere mano a nuove soluzioni in fretta e furia.

Sarà la pausa estiva a decretare il migliore; in genere la Red Bull, nonostante la fabbrica chiusa, trova sempre 3-4 decimi tirandoli fuori dal cilindro ma questa volta potrebbe essere la Mercedes a fare questo ‘strano’ lavoro nel mese più caldo, al netto di specifiche olio che riscaldano la power unit, decisioni dei commissari discutibili e la politica dei piccoli passi dettata da Wolff; e poi Verstappen che sembra non aver ancora deciso chi vincerà il mondiale…

Marco Asfalto

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