Nonostante i futuri cambi di regolamento rappresentino delle incognite rischiose per la casa di Stoccarda, la Mercedes non uscirà di scena dal Circus della F1. Inizialmente si era paventato di un possibile addio al termine del 2020, ma secondo il Corriere dello Sport la Mercedes ha intenzione di proseguire il suo impegno nella massima serie dell’automobilismo almeno per altre 5 stagioni. Il successo in pista del team tedesco e la conseguente pubblicità positiva, determina un impatto non inferiore ai tre miliardi di dollari per Mercedes.

Il GP d’Australia del 2014 ha segnato la rivoluzione tecnologica della Formula 1. I motori V8 che hanno segnato l’era dal 2007 al 2013, sono stati soppiantati da propulsori V6 Turbo ibridi. Da quel giorno la F1 ha conosciuto un solo dominatore indiscusso: Mercedes-AMG F1.

In cinque anni, le Frecce d’Argento hanno conquistato dieci titoli mondiali su dieci disponibili. Un’egemonia schiacciante che ha allontanato tanti appassionati dalla F1 moderna, nostalgici dei motori V8, V10 e V12. Una supremazia così evidente, che è quasi diventata stucchevole. Dopo soli sei Gran Premi stagionali, la Mercedes ha già messo una seria ipoteca su entrambi i titoli mondiali anche nel 2019. Si fa un gran parlare, inoltre, dei pochi sorpassi in pista; in realtà la F1 di oggi è semplicemente carente di vincitori.

Se ci soffermiamo all’era ibrida, nel 2014 solo 3 piloti nell’arco di un’intera stagione vinsero una corsa. Quell’anno solo, infatti, Lewis Hamilton, Nico Rosberg e Daniel Ricciardo trionfarono in un calendario di 19 gare. A cinque anni di distanza il dato potrebbe confermarsi, per adesso, solo Lewis Hamilton e Valtteri Bottas sono saliti sul gradino più alto del podio. La speranza di tutti i tifosi di questa categoria del motorsport è quella che vi possa essere una competizione aperta tra più scuderie e tanti vincitori diversi.

Dal 2014 ad oggi, le statistiche hanno messo in luce un dato inquietante: solo sette piloti hanno vinto una corsa di F1. Oltre a Lewis Hamilton, Valtteri Bottas e Nico Rosberg del team teutonico, soltanto Sebastian Vettel, Kimi Raikkonen, Max Verstappen e Daniel Ricciardo hanno calpestato il gradino più alto del podio.

Nel 1975, la Formula 1 presentava un vincitore differente quasi ad ogni GP, con 9 primi classificati diversi in 14 gare. L’apoteosi si ebbe nel 1982, quando si registrano addirittura 11 vincitori diversi in 16 GP. In quella annata Keke Rosberg si laureò campione del mondo con una sola vittoria. Nonostante non abbia potuto vivere le gesta di quell’anno epico per la F1, mio padre mi ricorda ancora oggi che nel ’82, anno della scomparsa di Gilles Villeneuve, vinsero: Alain Prost, Niki Lauda, Didier Pironi, John Watson, Riccardo Patrese, Nelson Piquet, René Arnoux, Patrick Tambay, Elio De Angelis, Keke Rosberg, Michele Alboreto.

Oltre alle irripetibili gesta di 3 diversi italiani sul gradino più alto del podio, nel 1982 ben 7 costruttori differenti riuscirono nell’impresa di aggiudicarsi un GP. Un elemento che dovrebbe far molto riflettere gli attuali vertici americani della F1, in previsione della svolta che attende la Formula 1 nel 2021.

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