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Il ricordo indelebile di Tazio Nuvolari

Tazio Nuvolari – Era l’11 agosto 1953. Uno di quelli che sarebbero poi diventati i miti della Formula Uno se ne andava, lasciandosi alle spalle e avendo regalato al mondo un’ampia serie di emozioni e successi nel mondo motoristico. Genio allo stato puro, Tazio Nuvolari ha lasciato una scia indelebile anche nel mondo del circus. Un segno che resta anche a ottant’anni dalla sua scomparsa.

Mantovano di Castel d’Ario dove era nato nel 1893, il “Mantovano volante” o “Nivola”, come poi fu soprannominato, frequentò il mondo delle corse ad altissimo livello tra 1920 e 1950. E, in ventisei Gran Premi disputati, ottenne quattro vittorie, un’affermazione agli Europei nel 1932, sei podi, 136 punti, una pole position e cinque giri veloci.

Comparve sulle scene il 24 maggio 1931 e da allora la sua avventura nel mondo delle corse si divise tra Alfa, Ferrari e Auto Union. Per Ferdinand Porsche, il talento di Nuvolari era considerabile al livello di pura scienza: “Nuvolari – affermò- è il più grande corridore del passato, del presente e del futuro”. Trionfatore a livello europeo, a livello mondiale disputò invece tredici gare vincendone una e conquistando sei podi.

Prima di approdare alle quattro ruote, però, Nuvolari ebbe come primo amore le moto la cui strada incrociò nel 1920. Dal 1928 al 1929 decise di correre in ambito automoblistico con una propria squadra con quattro Bugatti, due delle quali finirono al suo amico e rivale Achille Varzi che, proprio su suo impulso, approdò nel mondo delle corse.

A tutt’oggi Nuvolari rimane un mito. Genio, spericolatezza mai disgiunta dalla spettacolarità e tantomeno da una condotta intelligente di guida. Velocità come valore assoluto cucita sul cuore e nel destino. A ricordarlo vi è una splendida canzone di Lucio Dalla che porta il suo nome. Ma vi è anche, a Mantova, un Museo a lui dedicato.

“Tazio – amava dire Enzo Ferrari come ricordato anche dalla Gazzetta dello Sport – era un ometto spiccio e caustico, con in mano un manubrio e un volante diventava un gigante, un artista, l’unico a non lamentarsi mai del suo mezzo, anche quando era inferiore, non è mai partito battuto”.

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