IL PILOTA AL VIA, KILLER INSTINCT

Quale è la fase più emozionante di una gara di Formula Uno?

Per qualcuno i sorpassi, per altri il traguardo, sempre che il primo a passare davanti alla bandiera a scacchi sia il suo beniamino, per altri, per molti direi, è la partenza, è una fase delicata a cui ci si arriva con un giro lento per schierarsi in griglia, questi pochi minuti durano sempre un’eternità, i piloti fanno zig zag lungo la pista per scaldare le gomme, si verificano le temperature sul display, qualcuno parla alla radio col muretto, altri regolano i manettini sul volante, infine i primi prendono posto e si attende che gli ultimi si sistemino nella zona assegnata, iniziano a rombare i motori  e sale la tensione, tutti con gli occhi puntati sul pilota preferito, tutti ad aspettare con ansia l’accensione dei semafori, istanti che fermano il tempo e poi finalmente le luci rosse si spengono e si scatena l’inferno.

Per i piloti ovviamente è tutto molto diverso essi non sono gli spettatori di un avvenimento così avvincente ma sono i protagonisti, da loro dipende quello che accade in quei pochi secondi, quelli che portano alla prima curva, attimi in cui bisogna avere nervi d’acciaio e riflessi straordinari un minimo errore e la gara termina lì, al primo giro. Il sabato ogni scuderia tiene un briefing tra piloti e tecnici che riguarda la strategia di gara, partenza, soste, differenti comportamenti per i due diversi driver, in questo momento ognuno cerca di immaginare una traiettoria per la partenza che dipende molto dalla posizione occupata in griglia, non solo relativamente a se stessi ma anche agli avversari, i piloti si conoscono tutti e quindi devono tener conto anche delle abitudini degli altri, evitare chi è troppo aggressivo e causa spesso incidenti, cercare di passare subito chi non è un fulmine in partenza; per chi parte dalla pole forse la cosa è più semplice ma comunque doversi difendere dal secondo è sempre un duro impegno, per tutti però, c’è un unico comandamento, sorpassare più vetture possibile, tenere il lato migliore che consenta una percorrenza più veloce sia della porzione di rettilineo che della prima curva; è in questo momento che il pilota subisce il massimo stress nervoso. Ora per renderci conto di quanto sia difficoltosa una partenza dobbiamo pensare quanto sono potenti le monoposto di F1 e di quale accelerazione sono capaci, passano da 0 a 200 kmh in circa 4,5 sec, oltre che riflessi da pilota di caccia ci vuole molta concentrazione, uno stato mentale che ognuno crea nella sua testa in modo diverso c’è chi ascolta musica, chi fissa il vuoto pensando a quello che dovrà fare, chi invece adotta dei gesti rituali. Ma cos’è la concentrazione ? Sicuramente è uno stato mentale in cui l’assoluta volontà di pensare ad un solo obiettivo prende il sopravvento su tutto il resto, rifacendoci ad antiche pratiche Zen la concentrazione è sbarazzarsi del pensiero discriminante creando un ‘vuoto’ riempito solo dal proprio unico proposito, alcuni sportivi praticano la meditazione per arrivare a questo stato e lo stesso Alonso spesso rilascia dichiarazioni inneggianti alle capacità dei Samurai di conseguire con la volontà il proprio scopo. Ma una cosa non deve mancare al pilota in fase di partenza, il killer instinct, quella sana voglia di ‘distruggere’ l’avversario, una forma di aggressività che ha sempre contraddistinto tutti i grandi campioni, soprattutto negli sport individuali, senza questa qualità è difficile affermarsi e si rischia di diventare le prede invece che i predatori, ecco un campione è soprattutto un predatore, freddo, preciso, assolutamente letale, deve ‘cacciare’ senza sbagliare, con tutti i sensi e il corpo protesi verso un unico obiettivo, forse un atavico istinto rimasto in noi da tempi lontani. Insomma al momento della partenza il pilota deve correre, che sia gazzella o leone, e solo dopo la prima curva si saprà chi è stato ‘divorato’…

Marco Asfalto   

Twitter : @marcoasfalto

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