Il modello SF90 presentato dal Cavallino ha sofferto per lunga parte della stagione, ma una volta messo a punto si sta dimostrando una spina nel fianco per i rivali.

Dopo le prove libere del Gran Premio del Messico che hanno visto primeggiare la Ferrari è bene analizzare la stagione della SF90, monoposto che ha dominato i test invernali in seguito sparita nella prima parte dell’anno. Se il campionato fosse iniziato dalla Francia, potremmo assistere ad una feroce battaglia tra gli alfieri di Maranello Charles Leclerc e Sebastian Vettel e la Mercedes di Lewis Hamilton. Le rosse hanno perso terreno nelle prime gare, salvo poi iniziare un recupero che le ha portate a diventare una monoposto in grado di adattarsi perfettamente a tutte le piste.

Nonostante una competitività non sufficiente, il Cavallino aveva portato a casa la pole con Leclerc in Bahrain e con Vettel in Canada, con due gare successivamente dominate da parte di entrambi. Il deserto di Al Sakhir aveva reso imprendibili le SF90, ma il monegasco era stato costretto a cedere il passo ad Hamilton e Valtteri Bottas per problemi di affidabilità. L’assurda decisione dei commissari di casa a Montreal ha condannato Seb al secondo posto, mentre un’altra vittoria è stata gettata via nel finale in Austria a causa di una strategia discutibile e di cui ha approfittato Max Verstappen sulla Red Bull targata Honda.

Dopo la brutta figura dell’Ungheria, la Ferrari si è rimboccata le maniche lavorando sul progetto per tutte le vacanze estive, da cui si è rientrati con una vettura totalmente rivitalizzata. Leclerc ha ottenuto pole e vittoria sia in Belgio che in Italia, piste che erano comunque favorevoli alla rossa. La vera sorpresa è stata il grande rendimento visto a Singapore, dove il Cavallino ha piazzato una doppietta coincisa con il ritorno al successo di Vettel. Leclerc aveva invece ottenuto la terza pole consecutiva al sabato. In Russia il leit motiv si è confermato con le SF90 ancora dominanti in qualifica, ma sfortunate e rallentate dall’affidabilità in gara. In Giappone è arrivata un’insperata doppietta in prova, ma la brutta partenza dei due uomini di Maranello ha consegnato successo e titolo costruttori alle Mercedes.

Tralasciando gli errori strategici, di gestione e dei piloti, va riconosciuto che il lavoro della squadra è stato impressionante. Il pacchetto di aggiornamenti portato a Marina Bay, unito ad una stratosferica power unit e ad una miglior comprensione delle gomme Pirelli 2019 hanno consentito un recupero tecnico difficilmente reperibile nel passato. Peccato che per il mondiale fosse già troppo tardi…

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