F1 News – Correre per la Ferrari è il sogno di ogni pilota, sia in passato che nel presente. C’è qualcosa di irresistibile nel fascino di correre per la Ferrari, nonostante il notevole bagaglio che spesso ne deriva. La pressione, le lotte interne e l’inesorabile giudizio dei media sono accompagnati da tutta quella passione, quell’emozione e dalle migliori auto nel mondo della Formula 1. Questo modello è stato stabilito dal fondatore del marchio Enzo Ferrari, l’autoproclamato “agitatore di uomini” che considerava tutti i suoi piloti, tranne quelli più straordinari, come semplici dipendenti.
Fu il campione del mondo del 1961 Phil Hill a spiegare alla perfezione la visione di Ferrari: “Le aspettative di Ferrari in termini di prestazioni esercitavano una forte pressione che si irradiava in tutta l’organizzazione, e i piloti non ne erano esenti. Piuttosto che considerare la gara come il culmine di uno sforzo di squadra per vincere, si aveva invece la sensazione che a te, il pilota, fosse stata affidata con riluttanza questa gemma di macchina, questo frutto del genio, nella speranza che la tua naturale stupidità non la distruggesse”.
“Quando uno di noi vinceva, percepivo una certa riluttanza da parte di Ferrari a condividere gli allori con il pilota, a dargli una pacca sulla spalla e ringraziarlo per il lavoro ben fatto. Era più come se Ferrari sentisse che la vittoria fosse doppiamente sua: non solo era riuscito a costruire un’auto migliore di tutte le altre, ma anche un’auto abbastanza buona da contrastare persino la naturale distruttività del suo pilota”.
Ma se guidare una vettura del Cavallino Rampante sia il sogno nel cassetto di ogni pilota, è innegabile che negli ultimi anni il mito della Rossa ha subito alcune battute d’arresto. È successo prima a Fernando Alonso, andato vicino due volte dal titolo piloti (2010 e 2012) e poi a Sebastian Vettel, anch’egli non lontano dal sogno del mondiale in due occasioni. L’ultimo campione del mondo in ordine temporale arrivato in Ferrari è Lewis Hamilton, che ha vestito la tuta rossa per la prima volta in carriera nel corso di questa stagione.
Ma fin qui i risultati non stanno dando ragione alla scelta del sette volte campione del mondo. A parte la vittoria nella gara sprint in Cina, non è ancora riuscito a superare il compagno di squadra Charles Leclerc in termini di velocità; inoltre, la vettura stessa si è rivelata a volte fastidiosa, spesso non riuscendo nemmeno a posizionarsi tra i primi, figuriamoci a vincere. Proprio questa settimana, il team principal Frederic Vasseur ha ammesso di aver potenzialmente sottovalutato la portata della sfida di integrare Hamilton nell’organizzazione.
In vista del Gran Premio d’Italia a Monza, a Max Verstappen è stato chiesto un parere sulla Ferrari, dato che è una delle poche scuderie di punta con cui non è stato mai collegato, e sulla sua opinione sulla tumultuosa prima stagione di Hamilton a Maranello. “Hanno due piloti sotto contratto per il prossimo anno, quindi non c’è comunque nulla da discutere. Ora, c’è una possibilità? Sì, nella vita ci sono molte possibilità per qualsiasi tipo di decisione. Naturalmente, al momento non è all’orizzonte, ma chi lo sa? Non so nemmeno per quanto tempo guiderò in Formula 1, quindi ci sono ancora molte incognite per me”.
“È sempre molto difficile sapere cosa succederà, giusto? Non posso sapere come Lewis lavorasse alla Mercedes, come si senta personalmente, cosa stia succedendo anche nel team in questo momento. Non ho alcuna informazione al riguardo. Il fatto è che è entrato a far parte di una squadra che ha già un pilota molto forte come Charles, quindi non sarà mai facile arrivare lì e iniziare subito a battere il tuo compagno di squadra che è ben integrato, conosce molto bene la squadra e parla la lingua”.
La magia della Ferrari è tale che molte persone perdono la testa per essa, e persino piloti di Gran Premio saggiamente orientati alla carriera sono andati a Maranello anche quando la squadra non era in grado di fornire loro un’auto vincente. Ma non Verstappen. “Penso che la Ferrari sia un marchio importantissimo”, ha detto l’olandese. “Tutti i piloti la vedono e si immaginano lì. Ma penso che sia proprio lì che sta l’errore, nel voler guidare solo per la Ferrari. Se mai volessi andare lì, non ci andrei solo per guidare per la Ferrari, ci andrei perché vedo l’opportunità di vincere”.
“E se vinci con la Ferrari, è ancora meglio. Ed è qui che penso che non dovresti lasciarti guidare solo dalle emozioni e dalla passione per un marchio, devi andarci perché senti che è il posto giusto dove andare”.


