F1 News – C’è un momento in cui la maschera cade, anche per i predestinati. A Montreal, Lando Norris ha fatto esattamente questo: ha smesso i panni del golden boy di Woking e si è mostrato per quello che, oggi, è realmente. Un buon pilota, veloce, talentuoso. Ma nulla di più.
Un campione? Neanche lontanamente.
Il disastro con Piastri: un errore da rookie
A tre giri dalla fine, in una gara dove la McLaren si stava giocando punti pesanti, Norris ha pensato bene di fare quello che un vero leader non fa mai: attaccare in modo avventato il proprio compagno di squadra, colpendolo e finendo lui stesso contro il muro.
Uno schianto figlio della frenesia, dell’ego, della mancanza totale di visione d’insieme. Un errore da pilota inesperto, non da colui che molti vogliono candidare come “il futuro campione del mondo”.
Piastri, che stava gestendo la gara con freddezza e maturità, ne è uscito comunque indenne e ha chiuso quarto. Norris invece è tornato ai box a piedi. E con l’immagine a pezzi.
Talento senza testa = eterno incompiuto
La verità è semplice: Lando Norris non ha la mentalità del campione. È veloce, certo. Qualifica brillante, gestione pulita in condizioni ideali. Ma quando serve il killer instinct, la lucidità sotto pressione, la capacità di pensare per il bene del team… sparisce.
Il Canada è solo l’ultima conferma di un curriculum pieno di “quasi”, “se solo”, “era il suo giorno”. Il problema è che i campioni veri quei giorni li trasformano in vittorie. Norris, invece, li butta via.
Scuse e auto-commiserazione: il solito copione
“All my fault, stupid from me”, ha detto a fine gara. Giusto ammettere l’errore. Ma quanti “stupid from me” dobbiamo ancora sentire prima che qualcuno a Woking cominci a farsi delle domande serie?
Un pilota che vuole lottare per il titolo non può schiantarsi da solo addosso al proprio compagno. Non al settimo anno di carriera. Non in una stagione così aperta. Non quando ha davanti a sé un’opportunità che vale una carriera.
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