F1 News Alonso – Ha un diavolo per capello. Questione di orgoglio. E di una storia personale che parla di due campionati del mondo messi in bacheca. Fernando Alonso ha il muso lungo, ultimamente. Nel contingente, per non essere riuscito a raggranellare con la sua Aston Martin un punticino che fosse uno nella kermesse di Monza nella giornata trionfale del ferrarista Charles Leclerc. Più a largo raggio, perché di podio, sinora, con la sua vettura, da inizio stagione non ne ha visto ancora uno.
Certo, qualche piazzamento c’è stato, ma sempre lontano per fare massa in classifica, ma sempre lontano dai primi tre gradini. I tempi in cui trionfava in terra di Brianza nel 2007 con la McLaren e nel 2010 con la Ferrari sembrano lontani anni luce.
E lui, la sua contrarietà, proprio non riesce a soffocarla in gola. Possibile che la realtà sia soltanto questa, si domanda come in un mantra? “Ovviamente non possiamo fare nulla – spiega a Motor Sport- siamo nelle mani della nostra squadra, penso che io e Lance stiamo cercando di dare il meglio ogni fine settimana, un fine settimana come questo da parte mia non verrà ricordato nonostante sia stato un buon weekend”. Il tono è di chi cerca di vedere la parte mezza piena del bicchiere,quindi di chi cerca di dimenticare che l’undicesimo posto non produce frutti sul piano della classifica.
Ma lui preferisce allargare il discorso da Monza e intona un refrain preciso: “dobbiamo essere pazienti, capire che il grande obiettivo è il 2026, allo stesso tempo credo però che, come squadra, dovremmo poter accettare di non essere nella lotta per i primi otto posti, perché le squadre di vertice sono ben davanti a noi”.
Passi, dice, essere dietro Red Bull, Ferrari, Mc Laren e Mercedes. Ma , fa intendere, esistono altri team con cui si ha il dovere di giocarsela. “Ora che siamo dietro Williams e Haas- chiosa l’asturiano giusto per non fare nomi nè cognomi – dietro la Racing Bulls, penso che dobbiamo alzare un po’ il livello, dobbiamo migliorare”.
Alonso, insomma, aspetta ma scalpita. Con l’orgoglio di cui sopra di chi, con due mondiali alle spalle, non vuole certo vedersi passare davanti troppe vetture senza poterle almeno infastidire un po’. “Finché non avremo un pacchetto di aggiornamenti sulla vettura- spiega – questo è ciò che è e queto non è abbastanza. Non va bene a Monza, non va bene a Zandvoort, a Spa, in Ungheria, non credo ci saranno grandi cambiamenti a Bakù, Singapore o Austin, a meno che non portiamo nuove parti”.
Prova a prenderla con filosofia, Fernando il Caliente. Ma quanto gli brucia non essere lì a giocarsi almeno il podio con Verstappen, Hamilton, Norris, Piastri, Leclerc o Sainz è di immediata constatazione.