Il finlandese beffò Schumacher all’ultimo atto in Giappone, nel mondiale in cui le Bridgestone surclassarono le vecchie Goodyear andate in pensione a fine anno.

La stagione di Formula 1 1998 segnò il ritorno al mondiale della McLaren dopo gli anni di dominio di Benetton e WilliamsRenault. A riportare in alto il team di Woking ci pensò il finlandese Mika Hakkinen, che soltanto nell’ultimo appuntamento del 1997 ottenne la prima vittoria in carriera a Jerez de la Frontera. La vettura era la storica MP4/13, progettata dal “nuovo acquisto” Adrian Newey proveniente proprio dal team di Sir Frank. Il grande rivale di Mika fu Michael Schumacher, al volante di una Ferrari a secco di mondiali piloti dal 1979.

La partenza delle frecce d’argento fu letteralmente strabiliante. Al primo appuntamento in Australia, il finlandese volante dominò la scena davanti al compagno di squadra David Coulthard, mentre il Kaiser di Kerpen fu costretto al ritiro dopo pochi giri con la sua F300 ammutolita dall’esplosione del motore. Il terzo gradino del podio lo ottenne HeinzHarald Frentzen con la Williams. Solo quarta l’altra rossa di Eddie Irvine. A far paura fu il distacco, visto che le McLaren rifilarono un giro alla concorrenza. Poco cambiò in Brasile, dove Hakkinen e Coulthard la fecero da padrone, mentre Schumacher completò il podio staccato di un minuto.

La prima zampata Schumi la piazzò in Argentina, riportando al successo il Cavallino. Ad Imola fu Coulthard a staccare la prima vittoria stagionale, precedendo le Ferrari mentre Hakkinen fu costretto al ritiro. Dopo alcune gare, il vantaggio in testa alla classifica del finnico si assottigliò notevolmente, con Michael capace di piazzare un tris di vittorie tra Canada, Francia e Gran Bretagna. Il Gran Premio del Belgio ebbe una notevole influenza sull’andamento del campionato: Hakkinen si ritirò per un incidente alla prima curva, mentre il tedesco dominò la corsa con la possibilità di completare l’operazione sorpasso nel mondiale. A pochi giri dal termine, il patatrac: Michael tamponò la vettura doppiata di Coulthard, ritirandosi e scagliandosi furiosamente contro lo scozzese una volta rientrato ai box.

Il mondiale si decise in Giappone: Hakkinen si presenta a Suzuka con 4 punti sul rivale, che partì dalla pole. Il disastro avvenne in partenza, con Michael che si fece spegnere il motore ed fu costretto a prendere il via dal fondo della griglia. Mika ne approfittò, dominando la corsa e portandosi a casa il mondiale, mentre Schumi si ritirò per l’esplosione della gomma posteriore destra una volta risalito sino al terzo posto. Alla McLaren andò anche il titolo costruttori, attualmente ancora l’ultimo della propria storia.

La freccia d’argento dimostrò una notevole superiorità nel corso della stagione, grazie anche a delle soluzioni tecniche al limite del regolamento. In Brasile, cinque team presentarono ricorso contro il team di Woking per la presunta presenza di un freno illegale, che venne infatti bandito successivamente dalla direzione gara. Una grande mano arrivò dalla penna del genio Newey, ma anche dalla decisione di puntare sulle nuove gomme Bridgestone, preferendole alle vecchie Goodyear di Ferrari e Williams. Le gomme statunitensi andarono infatti in pensione a fine stagione, cedendo il passo al gommista nipponico.

Ecco la scheda tecnica della MP4/13:

Passo: 3060 mm

Carreggiata ant.: 1410 mm

Carreggiata post.: 1390 mm

Larghezza: 1800 mm

Lunghezza: 4550 mm

Altezza: 1000 mm

Peso: 600 kg con pilota

Cambio: 6 marce + retro a comando automatico

Gomme: Bridgestone

Cerchi: 13″

Motore: Mercedes Benz FO 110G V10, 10 cilindri 2997 cm³

Potenza max: 760 CV circa

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