In quella gloriosa giornata a Magny-Cours, il Kaiser eguagliò Fangio a cinque titoli iridati al volante di una delle Ferrari più forti della storia

Il 21 luglio di diciassette anni fa, Michael Schumacher si portò a casa il quinto titolo mondiale eguagliando Juan Manuel Fangio. Al volante della Ferrari F2002, il tedesco chiuse i conti a metà estate, con cinque gare di anticipo rispetto alla fine del campionato guidando una delle monoposto più vincenti della storia della Formula 1. Una giornata memorabile, che sancì definitivamente il dominio del Kaiser e della rossa nei primi anni duemila.

Sembra passata davvero una vita rispetto ad oggi. La rossa non aveva assolutamente rivali, con la coppia formata anche dallo scudiero perfetto Rubens Barrichello in grado di lasciare solo le briciole agli avversari. Per Michael, nel 2002 arrivarono undici vittorie e concluse sempre a podio, con il terzo posto che fu il risultato peggiore, mentre anche il brasiliano si portò a casa quattro successi. Tra gli altri, una vittoria andò a Ralf Schumacher in Malesia sulla WilliamsBMW e l’unica altra vittoria non marchiata di rossa se la prese David Coulthard a MonteCarlo con la McLarenMercedes.

Una superiorità talmente forte da sembrare impossibile da scalfire, con un dominio che andrà avanti anche per altre due stagioni e mezzo portando Michael a raggiungere i sette titoli mondiali. Quel Gran Premio di Francia a MagnyCours rappresentò l’unico nella storia in cui il campionato venne assegnato a luglio, al termine di un gran duello in gara con Kimi Raikkonen e Juan Pablo Montoya. Il colombiano fece segnare la pole position e tenne il comando nella prima parte di gara, per poi scivolare al terzo posto dopo le soste ancora dotate di rifornimento di benzina.

Schumacher dovette anche scontare un drive through essendo andato a tagliare la linea bianca in uscita dai box. Il tedesco si mise poi in caccia dell’arrembante finlandese, che pareva avere in pugno la prima vittoria in carriera. Il colpo di scena avvenne a quattro giri dalla fine: la Toyota di Allan McNish rompe il motore al tornante Adelaide, inondando la pista d’olio. Kimi arrivò in quel punto troppo veloce e finì lungo, regalando a Michael la prima posizione. Con il contemporaneo ritiro di Barrichello, il successo fu sufficiente al Kaiser per chiudere i conti già in Francia, raggiungendo proprio Fangio a cinque allori iridati.

Eh già, è proprio passata un’era geologica da quelle giornate in cui in tutti gli appassionati ( tifosi ferraristi e non) vi era la certezza che Schumacher sarebbe stato l’uomo da battere, al volante di un astronave che non era la Mercedes ma era la Ferrari. Ad oggi quei tempi appaiono irripetibili, con una squadra composta da persone diverse e con meno peso rispetto ai vari TodtBrawn e comandati da Montezemolo. Qualcosa si è rotto ed occorre riportare la memoria a quello splendido 21 luglio per tornare a credere in un futuro migliore. Non si potrà per sempre vivere di ricordi.

 

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