Tutti ricorderanno i malumori dell’estate scorsa, le presunte, allora, guerre interne, la posizione di Maurizio Arrivabene giunto al traguardo della sua incompatibilità con Binotto e quella sensazione tipicamente Italiana di resa dei conti per la conquista del potere. Il vuoto lasciato dalla scomparsa di Marchionne e la proprietà che non è riuscita a dare la giusta continuità a delle prestazioni che stavano cominciando ad arrivare.

Ora su Arrivabene bisogna fare una riflessione, forse la sua gestione è stata non perfetta, forse nella comunicazione è stato troppo ‘ruspante’ e forse troppo sincero e poco diplomatico, tuttavia qualche lamentela dalla sua bocca è uscita, una qualche dichiarazione, arrivata da un orgoglio ferito, è stata rilasciata ai media; insomma è verissimo che non bisognerebbe lamentarsi e pensare a lavorare, tuttavia alcuni ‘giochini’ dietro le quinte sono stati svelati e giustamente messi in risalto, come alcune nefandezze di piloti che speronano sempre una sola vettura oppure le ‘strane’ scelte di Pirelli che vanno sempre in una direzione ben precisa o che vengono mirabilmente intuite in inverno, quando si progettano le vetture; insomma Maurizio parlava e qualche volta non le mandava a dire.

LA RIVINCITA DEI NERD

Mattia Binotto dal canto suo sembra abbia minacciato di andare in Renault se non fosse stato accontentato nei suoi desideri, mandar via quel Team Principal tatuato e macho, un tipo completamente diverso da lui che incarna invece il classico ‘topo di laboratorio’ quello studioso che ha passato tutta la vita sui libri mentre gli altri andavano a donne e drink; il tipo che alle scuole medie veniva fatto oggetto commenti non appropriati, il ‘secchione’ insomma; ma poi la vita restituisce ciò che prende in una sorta di rotazione degli eventi secondo i quali certe persone, passati i quaranta anni, te le ritrovi nei ruoli che contano ed è proprio in quel momento che vengono a galla sentimenti vecchi e rimasti nel cassetto; è l’ora della resa dei conti e di far capire chi è veramente il migliore. Purtroppo questo è un danno in certe aziende e si manifesta ancor di più in terra Italica perché nel nostro amato Paese tutto viene perdonato tranne l’esser ricchi oppure famosi.

Ed è qui che entra in ballo la proprietà forse più attenta ai bilanci, la Ferrari vola in termini commerciali, che ai risultati sportivi della Rossa, certo lo sport non è trascurato ma sembra si pensi più al calcio che alle 4 ruote. Ci vorrebbe più coraggio, strappare alla concorrenza tecnici e dirigenti di valore offrendo loro cifre e organizzazione all’altezza, ma non si possono aspettare tempi biblici, bisognava farlo subito, nel 2018; muoversi sul mercato non solo pensare ad acquistare Ronaldo ma rendere uno degli orgogli tecnologici Italiani imbattibile anche in pista. Invece si sono concentrati in un solo uomo due poteri, qualcosa che in ogni grande azienda non viene mai fatto ben conoscendo i pericoli che ne scaturiscono; sì perché i poteri vanno sempre divisi onde evitare malaugurate alleanze interne; inoltre, nel caso della Ferrari, sarebbe ideale ci fosse alla guida un condottiero che non sia Italiano proprio per evitare certi contrasti e certe rivincite.

La sensazione è che ci sia uno scollamento generale dovuto ad una netta regressione nelle prestazioni le quali sono figlie di una disorganizzazione quasi endemica in casa Ferrari; l’ordine che stava mettendo Marchionne è quindi venuto a mancare come forse una sorta di disciplina progettuale. Maranello sembra statica, immobile, senza reazione, lo stesso Binotto ha affermato che andranno avanti con le idee fin qui sviluppate senza cercare di prendere l’altra via; c’è sempre un’altra strada da percorrere ma bisogna essere pronti mentalmente per capirlo.

Sarebbe l’ammissione che forse qualcuno all’interno aveva ragione proponendo soluzioni alternative che sono state scartate e questo non è ammissibile in una scuderia di questo livello; non si può solo pensare a portare a casa il denaro dei premi finali e quindi congelare idee e sviluppo, bisognerebbe osare e magari salvare il finale di stagione con una vettura completamente modificata.

Purtroppo è un film già visto soprattutto da chi segue la F1 da decenni e l’esser diventati la preda della Red Bull, spinta da una power unit che di certo non è al livello della Rossa, è deleterio a questo punto della stagione.

In questo contesto si inserisce anche la scarsa reattività ad alcune scelte tecniche degli avversari e dei fornitori di pneumatici, perché ci si ostina ad accettare tutto senza accennare ad una protesta? Qualcuno ricorderà i continui controlli della FIA, imbeccata dagli avversari, sulla vettura 2018, addirittura con l’adozione di nuovi sensori in gara, ebbene perché non si lancia il sasso nello stagno? Come mai questo atteggiamento remissivo per cui bisogna sempre essere all’interno e non sul confine del regolamento quando altri viaggiano tranquillamente su questa ambigua linea e forse oltre? Quali equilibri governano certi atteggiamenti?

Francamente è difficile riuscire a trovare una risposta sensata a queste domande, ma non solo, come mai alcuni tecnici che si sono resi protagonisti di scelte scellerate sono ancora al loro posto?

Non si può accettare l’idea che la Ferrari non si critica, si ama e basta, non è proprio così che funziona quando gli errori, se di errori si tratta, sono così lampanti…

Marco Asfalto

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