D’ora in avanti gli alfieri della Ferrari dovrebbero essere lasciati liberi di correre nelle restanti 5 gare del 2019. È giunto il momento del “fuori il secondo e soprattutto fuori il primo pilota” in ottica mondiale 2020.

Se il 2019 ha rappresentato l’anno dell’incontro tra Vettel e Leclerc, il rischio è che il 2020 si trasformi nell’anno dello scontro tra i piloti della Rossa. Il tedesco non vestirà mai i panni di Kimi Raikkonen delle scorse stagioni e Charles Leclerc invocherà sempre più spesso il ruolo di attore protagonista, salvo che d’ora in avanti venga presa una decisione cristallina. Lasciare liberi i piloti di correre senza team order nelle restanti 5 gare del mondiale in corso darebbe l’opportunità al management della Ferrari di analizzare l’autonomo comportamento dei piloti e valutare le performance dei due con la rinnovata SF90.

Il paradosso Ferrari a Sochi non è altro che il frutto di una strategia del muretto box della Rossa sempre più improntata sulla cooperazione massima e lo scambio di favori e scie tra i piloti. La Ferrari, sin dall’Australia, ha impostato e ha gestito Leclerc in funzione di Vettel per poi ricredersi a stagione in corso, grazie alle prime vittorie del talento monegasco e decidere poi di cambiare completamente registro.

Mattia Binotto in primis avrebbe dovuto lasciare liberi i piloti di correre, senza confronti esperienziali, nella prima parte di stagione e nel caso in cui il mondiale fosse stato alla portata, solo nelle ultime decisive tappe, si sarebbe dovuto ragionare di strategie e cooperazione tra teammate. Oggi Leclerc passa agli occhi di una parte dell’opinione pubblica come un pilota viziato che pretende già alla terza curva di un GP che un quattro volte campione del mondo di F1 gli lasci strada perché, sostanzialmente, ha beneficiato di una strategia concordata da altri in una saletta del motorhome Ferrari. Sebastian Vettel, dal suo punto di vista, non avrebbe avuto bisogno al via del Gp di Russia di quel favore dato lo scatto bruciante ai danni di Hamilton.

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La bagarre tra teammate è e sempre rappresenterà l’essenza delle corse, i mondiali combattuti tra compagni di squadra come Senna e Prost, Alonso e Hamilton in McLaren o, recentemente, Rosberg e Hamilton in Mercedes rappresentato la sfida più dura per un pilota. Il primo “nemico” in pista è il compagno di squadra che è dotato della medesima vettura, ma deve essere la pista a dare le risposte al muretto e non viceversa.

L’attuale impostazione Mercedes, infatti, con la gestione di piloti con compiti ben ripartiti è sicuramente figlia di una gerarchia nata sulla strada. Valtteri Bottas ha dimostrato nel momento clou delle gare europee di non poter competere con un cinque volte campione iridato come Lewis Hamilton. Il finlandese ad inizio anno ha provato a battagliare contro l’asso anglo-caraibico, ma alla fine i valori sono venuti fuori e verrebbero fuori anche in Ferrari.

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La Rossa, fra l’altro, con una gestione “liberale” delle strategie non rischierebbe di perdere nemmeno in caso di un “patatrac” tra i piloti la seconda posizione nel costruttore ed è ormai scontato che entrambi i titoli della stagione in corso sono nelle mani degli uomini Mercedes. Va compreso fino in fondo e in pista (non durante le prove libere o test prestagionali) chi sarà il Cavallo su cui scommettere nel 2020, seguendo i principi storici della Rossa.
Lo ha ribadito anche Ross Brawn che la coppia Leclerc-Vettel è “potenzialmente una combinazione esplosiva”. Il rischio che si ripeta una seconda Sochi dove a godere tra i due litiganti sia un terzo pilota è molto alto. Il 2020 non è poi così lontano ed in un certo senso è già cominciato a Maranello.

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