Manca poco all’inizio del Campionato 2020 di F1. Aspettative e realtà di chi affronta l’ultima stagione di un epoca che ha visto vittoriosa esclusivamente la Mercedes.

Dall’entrata in vigore delle Power Unit e successive modifiche, nessun team è stato in grado di reggere il dominio tedesco color argento. Pochi sono stati i Campionati in cui c’è stata vera lotta (2011, 2017 e 2018 più di altri), anche se bisogna considerare di voler fare una analisi puramente numerica e di risultati. Andando ad analizzare nel profondo, tante sono le cose accadute, molte forse troppe quelle pro-Mercedes, a partire dai Regolamenti, seguendo le primissime fasi di test sulle nuove vetture e per concludere con alcune decisioni di gara non proprio unanimi e popolari. Queste osservazioni non vogliono dire che la Mercedes sia meno forte di quello che è, quanto più che non è tutto oro quello che luccica. E che forse, tra aspettative e realtà, c’è ancora speranza di poter vincere un titolo che in Ferrari manca da troppo tempo.

Che la Mercedes sia stata di un altro livello non se l’aspettavano nemmeno a Maranello. C’è da dire però che negli ultimi anni i problemi non sono stati tanto di vettura quanto di team.

Si potrebbe azzardare a dire: un Regolamento fatto apposta per un team. Dalle prime Power Unit ai test “segreti” con la Pirelli, la FIA ha sempre lasciato molto margine tra la Mercedes e gli altri, permettendo al Team di Stoccarda di avere a disposizione prima degli altri molti dati e specifiche sulle nuove introduzioni: negli anni dei “gettoni”, una vera manna dal cielo. Loro sono stati bravi a sfruttare la situazione e a porsi sempre un passo avanti agli altri, finchè hanno potuto. Con il cambio delle regole nel 2017, le nuove vetture di Maranello si sono riavvicinate di molto, sebbene la distanza ancora ci fosse. Ecco qui che sono subentrati i problemi peggiori per la Ferrari: strategie sbagliate, mancanza di reattività, screzi tra piloti sono solo alcuni aspetti di un quadro generale che ha portato il Team di Maranello a “menarsi la zappa sui piedi”, riuscendo a far diventare la Mercedes più forte di quanto già non fosse. Una questione di demeriti.

Come mai in Ferrari non hanno mai fatto il salto di qualità che ci si aspettava? In fondo non parliamo degli ultimi arrivati, ma dell’unica squadra che ha partecipato ad ogni Campionato del Mondo.

Tra aspettative e realtà c’è di mezzo il lavoro. Quando si parte da un foglio bianco, non si hanno dati o confronti che possano dare o meno l’assenso a validare un progetto. Ognuno lavora per se e il confronto è la pista. O meglio il simulatore: già perchè ad oggi più del 50% dello sviluppo vettura in pre-season è esclusivamente dovuto al simulatore. Quindi cosa fare? Dare la colpa a chi ha costruito il simulatore di Maranello se la macchina non va? Non proprio.

Come possiamo intuire se la stagione di F1 2020 regalerà alla Ferrari un titolo mancante ormai da 13 anni?

Bisogna analizzare tutti i vari aspetti che circondano una stagione, dall’idea di progetto al comportamento in pista non solo della vettura ma special modo degli addetti ai lavori. Più volte nel corso della stagione mi sono soffermato personalmente su un punto a mio avviso chiave di tutto: la capacità di reazione! Dal 2017 ad oggi, il momento di vera crisi Mercedes è stato dal Belgio 2019, quando la Ferrari, con un balzo incredibile, ha superato le prestazioni della Mercedes. In quei momenti tutti credevano che con quella vettura si potesse fare il miracolo, riagguantare un Mondiale che alla sesta corsa era più che perso. Abbiamo visto tutti, lettori e non, com’è proseguita: non è bastata una macchina fulminea e un pilota di categoria fuoriclasse (o predestinato), se poi in mezzo ci sono tanti, troppi problemi di muretto (e spesso causati dall’altro pilota). A differenza della Mercedes che, nonostante fosse palese lo sgomento dovuto all’inferiorità del motore, non si è persa d’animo e ha ragionato, ha reagito e ha vinto dove non avrebbe dovuto se l’avversario non si fosse autolesionato.

Non voglio criticare aspramente e sono anche dispiaciuto nel dirlo, ma alcuni uomini non sono all’altezza del Cavallino.

Che sia un problema di strategia o una questione di ordini di Scuderia, l’iceberg Ferrari mostrava sempre i suoi punti deboli: Binotto, Rueda e Vettel. Per quanto preparati tecnicamente, i due non sono stati in grado di gestire quella meraviglia di vettura uscita fuori dopo la pausa estiva, non fornendo ai piloti le giuste motivazioni per attuare determinati comportamenti in pista che favorissero il team, non loro stessi. Vettel dal canto suo, ci ha messo di tutto e di più per arrivare “alle mani” (in pista ovviamente) con il suo compagno, che sembra abbia molta più testa e concentrazione di lui. Come da me già detto, meglio che il patatrac del Brasile è già accaduto, almeno non rischiamo (forse!) di ritrovarcelo il prossimo anno quando (magari!) si lotterà in maniera serrata per il titolo. Ma se non cambiano le cose nella testa di chi quel team lo guida, non ci sarà nessuna lotta. Soltanto un altro anno di inseguimenti, di sogni, di false speranze, di aspettative e realtà tradite.

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