Alonso

ALONSO, OVVERO L’AUTOLESIONISMO

Fernando Alonso lascerà la F1 a fine stagione; una decisione che ha lasciato tutti gli addetti ai lavori molto sorpresi anche perché, in fondo, nessuno si aspettava una decisione del genere; lo stesso Alonso aveva comunicato che a metà Agosto avrebbe parlato del suo futuro e si erano così sparse le voci più fantasiose; qualcuno ha addirittura parlato di un suo ritorno in Ferrari visto che Horner aveva scartato subito l’ipotesi Red Bull; certo per immaginarlo alla guida della Rossa qualcuno deve aver preso un colpo di sole oppure bevuto qualche drink di troppo in spiaggia, ma si sa il caldo fa brutti scherzi; più probabile l’ingaggio con altro team, oppure, appunto, il ritiro.

Alonso è un driver ed un uomo molto particolare, forse quello che ha raccolto di meno visto il suo talento in pista; purtroppo ha alternato il talento e la velocità pura, ad un caratteraccio che ne ha decretato, di fatto, l’esclusione dai top-team. Un pilota autolesionista ad un livello quasi esasperato e che non ha saputo far suo l’altro talento che un driver deve possedere, la diplomazia; sì perché non si vince solo con la velocità in pista, si vince con le relazioni, con le scelte giuste e con quella sana ‘politica’ che in molti sanno applicare alla propria carriera; Hamilton ne è un esempio lampante; non ha di certo scelto Mercedes per sfidare chissà quale destino; era stato informato dei programmi; delle PU che già giravano al banco ancor prima che gli altri le progettassero; aveva fatto il test illegale con Pirelli facendo finta di essere altrove; insomma ci vuole una certa strategia nella vita di un pilota; strategia che Alonso non ha mai avuto dopo i titoli mondiali.

Non sappiamo quanto di questo comportamento sia stato influenzato da Flavio Briatore e forse un giorno capiremo se il suo amico e manager ha veramente fatto il meglio per Alonso. Di fatto, però, quel suo non-essere uomo squadra lo ha penalizzato più di quanto la sorte gli ha regalato; come non ricordare la sua ira quando in McLaren gli veniva preferito il ragazzino Hamilton; velocissimo ma che fruiva anche lui delle regolazioni di una vettura i cui parametri erano arrivati addirittura dalla Spy-Story Ferrari; e la macchia dei dati nel suo pc; o l’incidente di Singapore 2008; insomma non proprio una carriera limpida che avrebbe avuto bisogno di un comportamento più politically-correct invece di innumerevoli polemiche con i team e con gli avversari.

Certo bisogna riconoscere ad Alonso di esser stato forse l’unico a lamentarsi delle gomme, nella querelle del 2013, mentre la Ferrari era in silenzio; insomma lo Spagnolo non ha mai avuto la capacità di capire quando era il momento di parlare; sul suo comportamento degli ultimi anni forse pesano anche i titoli non conquistati con la Ferrari; quello del suo primo anno, il 2010 quando perse il titolo per errori del muretto; oppure nel 2012 quando fu, insieme al team, palesemente vittima di strane scelte da parte della Federazione, deroghe al motore RB, musi che flettevano e quant’altro. Forse nella sua mente si rese conto di correre per il team meno rispettato della F1 anche se quello più blasonato; pensiero che deve esser stato cementato nella sua mente nel 2013 quando la Ferrari subì il famoso cambio degli pneumatici. Deve essersi fatta strada nella sua testa l’idea che stava combattendo contro un muro di gomma e le sue lamentele verso la squadra che ‘non lo aveva difeso’ divennero quasi oltraggiose, seguite dalla scelta di lasciare la Rossa dopo aver saggiato la deludente vettura del 2014. Fu in quel momento che girò il destino di Alonso, qualcuno lo accusò di non esser attaccato alla maglia, come nel calcio, e qualcun altro di non credere nella scuderia; non sappiamo cosa sarebbe accaduto se fosse rimasto, aveva un contratto fino al 2016, ma la Ferrari è stata veramente competitiva nel 2017.

Il resto è storia recente, la Honda lo cerca e lo ingaggia di fatto con la McLaren pagando il suo lauto stipendio; ma il ritorno dei Giapponesi in F1 sarà un fallimento per ben 3 anni, continui guasti alla PU, e motore poco competitivo; famose le sue lamentele e le sue frasi taglienti fino a obbligare, praticamente, la McLaren ad adottare la PU Renault nel 2018, ma i risultati anche in questa stagione non sono certo stati brillanti.

Ci mancherà Alonso, c’è poco da fare, possiamo definirlo come vogliamo, carriera non sempre limpida eppure in molti siamo convinti che il talento per avere in cascina 4 titoli lo ha avuto e forse lo possiede ancora; una vita professionale in parte sfortunata ed in parte autolesionista; ma lui è così, prendere o lasciare; insomma è Alonso…

Marco Asfalto

 

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