Vettel ha vinto in Australia una gara che sulla carta era quasi impossibile da portare a casa soprattutto dopo il giro ‘monstre’ di Hamilton in qualifica. Complice il doppio ritiro delle vetture Haas, per errato montaggio pneumatici ed una Virtual Safety Car che ha consentito a Vettel di entrare ai box e sfruttare sia la velocità nella corsia di ingresso, non soggetta a VSC sia la stessa velocità di percorrenza della pit lane; con questa manovra è riuscito a mettersi davanti ad un perplesso Hamilton, il quale aveva condotto in modo ineccepibile la gara fino a quel momento.

Uno degli interrogativi importanti in questo inizio campionato è relativo alla reale distanza tra le due vetture, Ferrari e Mercedes e quindi al gap che le separa, almeno su questa pista. Cercheremo di rispondere a questa domanda con i dati a disposizione, tuttavia ci sono alcune lacune che per ora non possiamo colmare appieno.

Alla partenza i primi tre, Hamilton, Raikkonen e Vettel conservano la posizione, il Finlandese si mostra aggressivo cercando di passare il Britannico, tuttavia questa illusione dura un solo giro perché Hamilton comincia a martellare distanziando il driver Ferrari. La differenza con le stagioni passate è però notevole, la Mercedes non riesce a mettere tra se e gli inseguitori una distanza di 6-7 decimi a giro così da mettersi in posizione di sicurezza già dopo una decina di tornate. Ecco il gap del 1° stint tra i due.

La media in questi 16 giri è di 2,14 decimi a giro a favore del Britannico il quale ha spinto sicuramente nelle prime tornate non avendo la consueta copertura di Bottas. Da considerare però che spesso non conviene al driver che insegue tenersi sotto la soglia dei 1-1,5 sec. per preservare le temperature della power unit e le gomme. Ecco il grafico

Il Finlandese viene distanziato soprattutto nelle tornate 5-6-8-12 ma nelle altre si difende molto bene e in qualche caso reagisce alla velocità dell’avversario per non farlo staccare troppo.

Tra Vettel e Raikkonen c’è stata una differenza notevole relativa allo sfruttamento delle gomme UltraSoft, con il Finlandese che è sembrato trovarsi meglio nel 1° stint, tuttavia c’è sempre da rimarcare il concetto espresso prima, Vettel tenendosi attaccato al compagno di squadra avrebbe potuto avere problemi, ed è per questo che in Ferrari hanno deciso per un’altra strategia, lasciare fuori il Tedesco anche dopo le soste di Raikkonen e Hamilton. Ecco il grafico del 1° stint

Come si può notare Vettel inizia a spingere sul serio e con continuità dal giro 14 mentre nelle tornate precedenti i sui tempi erano ad elastico; questo è dovuto fondamentalmente all’avvicinarsi del pit stop di Raikkonen, per cui c’era bisogno di iniziare a ridurre il gap con i suoi avversari. Kimi effettua il cambio gomme al passaggio n. 18 montando le Soft ed è seguito da Hamilton che si ferma al giro successivo montando gli stessi pneumatici, andando così in marcatura.

I tempi da osservare con cura sono quelli relativi ai passaggi dal 21 al 25 anche se alla tornata 23 c’erano le bandiere gialle a causa della Haas che si è fermata a bordo pista. Possiamo così capire l’efficienza del giro di attacco della Mercedes appena uscita dal pit stop

Mentre Raikkonen non va oltre 1:28.836 (lap 20) e poi segna 1:28.763; Hamilton abbassa il timing con 1:27.954; questo evidenzia una certa difficoltà della Ferrari nel riscaldare le gomme ma anche da parte di Kimi nel girare con le Soft. Da notare che Vettel nel passaggio 21 è a circa 6 decimi da Hamilton ma con pneumatici che hanno 21 giri alle spalle benché più morbidi. La sensazione è che la Mercedes abbia ancora a disposizione un surplus di potenza e che il Britannico non abbia voluto stressare i componenti perché poi si è subito messo in posizione di sicurezza girando intorno al 1:28 medio.

Arrivando al secondo stint vediamo i tempi

Vettel è davanti ed Hamilton non riesce a passarlo, complice la notevole velocità della Ferrari in rettilineo; un cambio di trend rispetto al 2017, quando ancora pagava dazio rispetto a Mercedes. Da notare il recupero incredibile del Britannico nel giro 48; ma fondamentalmente questo è dovuto al fatto che i suoi pneumatici si sono ‘riposati’ nel giro 47 quando è andato leggermente fuori pista; abbiamo già visto in passato come l’alternare tornate al massimo della velocità a delle altre di ‘respiro’ per le gomme, incrementi le performance.

Successivamente Hamilton accusa un problema quando cerca di inserire la mappatura di attacco e il computer reagisce mettendo invece la vettura in ‘safe’ probabilmente con la mappatura da default della PU, con una monoposto che rallenta moltissimo. Non si sa perché sia accaduto, ufficialmente dal box hanno detto che si trattava delle gomme posteriori; possiamo pensare però a delle temperature troppo alte della PU oppure al famigerato olio, che probabilmente stava esaurendosi. Rimane una ultima considerazione, nonostante l’attacco forzato di Hamilton a Vettel; il Britannico ha fatto registrare il suo miglior giro alla tornata n. 50 con 1:26.444 mentre Vettel, pur con gomme più fresche, al passaggio n. 53 con 1:26.469.

In definitiva sulla pista di Melbourne la differenza tra le due vetture è stata di circa 2 decimi nel primo stint mentre per il secondo non abbiamo dati sufficienti per giudicare anche perché Mercedes ha ancora un surplus di potenza che però non sembra poter sfruttare per molti passaggi.

Marco Asfalto

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