Sebastian Vettel non è un campione, Vettel è un fenomeno. Vettel non merita i suoi 4 titoli mondiali, Vettel con la macchina giusta farebbe il vuoto. La F1 oramai è divisa tra i fan di Seb pronti a difenderlo anche dopo errori madornali e chi pare godere per la sua ingloriosa annata sulla SF1000.
La Formula 1 come il calcio, che tristezza! Alzi la mano chi avrebbe mai immaginato fazioni opposte e un tifo da stadio anche nel motorsport. La “voce urlatrice della domenica” è riuscita a dividere, piuttosto che unire i fan della Formula 1. Purtroppo, quando per fini aziendalistici ci si piega a raccontare la F1 come il calcio e si tifa apertamente per un pilota, fondando il tutto sulla “predestinazione” e provando ad insinuare dubbi sui comportamenti e la professionalità di un campione, i risultati sono tossici.
Gli appassionati dovrebbero riflettere sulla inutilità di una guerra mediatica tra i drivers e provare a supportare i propri beniamini con equilibrio, non infangando gli altri competitors. Se un pilota come Vettel fosse poco importante nel Circus, non se ne parlerebbe nemmeno cosi alla sfinimento, tra speculazioni sul suo futuro e chiacchiere sul suo stato emotivo.
Vettel: bianco o nero
Discorso analogo si può fare per Sebastian Vettel, che non è diventato un “brocco” dopo 246 GP disputati e 120 podi collezionati in carriera. L’errore è stato evidente al primo giro, ma il tedesco, stretto da Albon, non aveva più lo spazio per fare qualcosa di molto diverso dal passare sul “salsicciotto” rosso. La SF1000 è una monoposto che a stento sta in pista, figuriamoci sui cordoli. A quella velocità un’auto che “spinna” in quel modo non siamo soliti vederla in condizioni di pista asciutta: la Ferrari si è girata come se ci fosse stata una pozza d’acqua in quel punto. Bravo Sainz, nella capacità di reazione fulminea, ad evitare un patatrac, che avrebbe creato ulteriori polemiche tra il presente e il passato della Rossa.
Un quarto posto che sa di vittoria per Charles
Leclerc, dal canto suo, ha portato a casa un quarto posto che per sua stessa ammissione (amara ammissione) ha il sapore di un trionfo. Il monegasco è arrivato a 30 secondi da Verstappen con una sosta in meno, ma sul piano della gestione delle mescole sembra essere un pilota con 10 anni di esperienza in più sulle spalle. Sarebbe un delitto rovinare la carriera di Charles non regalandogli un’auto da mondiale nei prossimi anni targati Ferrari.