A partire dal 2018, il gruppo italo-americano dovrebbe introdurre anche in Europa la gamma dei moderni motori di piccola cubatura (ed oggi montati sulla Fiat Argo in Brasile) denominata FireFly, che andrà a sostituire progressivamente il glorioso Fire.

Chi di noi ha avuto modo di guidare almeno una volta, nella propria carriera “automobilistica”, un motore Fiat della gamma Fire? Sicuramente tantissimi.

Un motore, il F.I.R.E. (acronimo di Fully Integrated Robotized Engine, progettato all’inizio in partnership con PSA, e poi “opera solista” di Fiat, coordinata dall’Ing. Stefano Iacoponi), che dal 1985, anno in cui fu impiegato per la prima volta sull’Autobianchi Y 10 e successivamente sulla bestseller Fiat Uno, declinato in varie cilindrate e versioni (partendo dai capostipiti 999 e 769 cm3, fino ad arrivare ai 1368 cm3 con testata 16 valvole e distribuzione Multiair), ha motorizzato buona parte delle auto del Gruppo torinese.

Fiat FIRE 1000

Un motore rivoluzionario, progettato integralmente al computer, razionalizzato nel numero e dimensioni dei componenti, anche ricercato stilisticamente (da parte del disegnatore Rodolfo Bonetto), che costituiva il degno successore dell’ormai vetusto 4 cilindri “aste e bilancieri” Serie 100.
Il Fire introduceva concetti tecnologici d’avanguardia portandoli nella produzione di serie d’ampi volumi: due esempi su tutti, il sistema di fusione testa/basamenti Policast e la combustione “magra”, per limitare i consumi.

Proprio il concetto di combustione “lean”, dovendo poi essere abbandonato a favore d’un rapporto miscela più prossimo a quello stechiometrico, causa adozione del catalizzatore, finì per “snaturare” le peculiarità di base del Fire, che diventò, pur ottimizzato fino ad oggi, più “assetato” e meno capace di potenze specifiche maggiori rispetto alle prerogative iniziali.

Dopo anni d’onorata carriera è giunto quindi per Fiat/FCA il momento di “passare il testimone” da una generazione di propulsori eccellenti ad un’altra: quella della famiglia GSE (Global Small Engine) dei moderni FireFly, realizzati in Brasile e montati sulla nuova vettura di segmento B (quello della “nostrana” Punto”) locale: la Argo.

Risultati immagini per fiat argo

Fiat Argo prodotta in Brasile

Motori cosiddetti “modulari” i FireFly: con una cubatura unitaria di 333 cm3, viene attualmente declinato in due cilindrate (entrambe con testa a 2 valvole per cilindro, ma già concepito per essere realizzato anche a 4), 999cm3, 3 cilindri, da 77cv e 107Nm di coppia @3250 rpm, e 1332cm3, 4 cilindri, da 109cv e 139Nm di coppia @3500rpm. Prossimamente vedrà l’adozione del turbocompressore.

Fiat Firefly, ecco i nuovi motori modulari 1,0 e 1,3

FCA/Fiat FireFly 4 cilindri

A completare il tutto basamento d’alluminio, camere combustione ad alta efficienza (adotteranno iniezione sia indiretta che diretta), sistema d’aspirazione a fasatura variabile, alternatore d’ultima generazione con sistema di recupero d’energia in frenata, sistema Start&Stop integrato, con possibilità d’inserire anche il range extender elettrico, prossima frontiera dell’ ”ibridizzazione” del motore endotermico.
Inoltre, i FireFly adottano pompe olio d’ultima generazione della Pierburg Pump Technology, interamente concepite, ingegnerizzate e prototipate nel Centro Ricerche tutto italiano di Livorno.

Come anticipato, questi nuovi propulsori, già in regola con le norme antinquinamento Euro 6 e garantiti per 240.000 Km, oltre che in Brasile verranno prodotti anche a Bielsko-Biala, storico stabilimento Fiat, per motorizzare la gamma europea (e prototipi di Fiat 500 e 500X equipaggiati coi nuovi motori sarebbero già in fase test a Torino).

Un nuovo “cuore” quindi per le future medio-piccole “di casa nostra”, per rilevare l’eredità significativa d’una famiglia di motori, come quella Fire, che ha indubbiamente aiutato a “motorizzare” l’Italia (e non solo) dagli anni ’80 ad oggi.

di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)

 

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