Beppe Magni, storico tifoso della Ferrari, ha sempre seguito le trasferte del Cavallino in tutto il mondo sin dagli anni 70, fino a diventare quasi un membro della Scuderia.

La Formula 1 è un mondo che può apparire chiuso, che non da speranze di ingresso a chi lo guarda dall’esterno. Viene definito appunto un circo, con i membri di squadre ed addetti ai lavori che si spostano di gara in gara per decine di volte nell’arco di una stagione. Ma è anche una realtà dove la passione la fa ancora da padrone, come possono insegnarci dei grandi personaggi come la figura di Beppe Magni. Lui è un tifoso vero, innamorato della Ferrari e della sua storia, che sin da piccolo ha iniziato a seguire il motorsport, e questa passione non lo ha più lasciato. Confermando la sua grande generosità ed umiltà, Beppe ha concesso un’intervista esclusiva a NewsF1, dove ha raccontato la sua vita che è stata legata da sempre alle macchine da corsa.

Beppe, quali sono i tuoi primi ricordi in Ferrari e quali piloti hanno colpito di più il tuo modo di vedere le gare automobilistiche?

I miei ricordi della Ferrari partono dalla metà degli anni settanta, quando seguii le vicende del mio primo idolo, Clay Regazzoni. Vinse una memorabile edizione del GP Germania al Nurburgring. Ci rimasi davvero malissimo per come perse il mondiale all’ultima gara, a Watkins Glen. Io non sono mai stato uno dell’ambiente, sono sempre stato solo un appassionato, un tifoso. Che perdette la testa da piccolo per la Ferrari, quando mi regalarono un modellino della 312 B3. Ne fui folgorato. Anche da tifoso, però, sono stato molto fortunato. Ho avuto la possibilità di avvicinare più volte i piloti, da Alesi, a Massa, Irvine e Schumacher. Era il periodo che davo una mano ad amico e gli facevo da fotografo a tutti i numerosi test che si svolgevano a Monza. Ho migliaia di foto dei piloti di allora. Centinaia del Kaiser tedesco. Mi sembrava di sognare…”.

Se dovessi confrontare la Formula 1 di oggi a quella della tua giovinezza, quali sarebbero le maggiori differenze?

La differenza maggiore è l’umanità e la disponibilità che caratterizzava i piloti, i Team Principal ed i tecnici di allora, tutti lontani dall’estrema chiusura di quelli di oggi. Allora coi piloti poteva capitare di fare due chiacchiere, due risate, erano più rilassati e disponibili. Oggi sono diventati preziosissimi, quasi inaccessibili anche per chi frequenta il Paddock. Se vuoi fargli una domanda devi passare attraverso l’addetto stampa, se vuoi un autografo, apriti cielo! Dovrebbero capire che i fans lì amano e sarebbe bene che si rendessero più umani, più vicini ai loro appassionati. Per il resto le gare noiose c’erano anche allora come ora. I periodi di dominio pure, anche se meno prolungati di quelli odierni. La cosa bella è che, ora come allora, il pilota riesce ancora a dire la sua, a fare la differenza. In tanti casi. È proprio questo il bello del nostro meraviglioso sport”.

Quali esperienze in Ferrari ricordi con maggior piacere?

Non ho mai fatto parte della Scuderia, anche se la seguo con passione da oltre quarant’anni. I momenti più belli sono stati quando ho potuto incontrare Schumacher al Mugello nel 1996, quando incontrai Alesi nel 1993 e, indimenticabile, la settimana con loro ai test del Montmelo 2013, con Alonso, Rigon e Massa. Stupendi giorni Rossi. Lacrime a dirotto nel box a seguire il lavoro da pochi centimetri”.

Hai una tua idea sull’attuale gestione sportiva della squadra?

La gestione Ferrari è sempre stata improntata all’orgoglio e alla passione di far parte di una leggenda. Questo è un tratto comune a tutte le gestioni e si percepisce maggiormente nei ragazzi che lavorano sia al box che a casa. Sono fantastici! Persone con un cuore eccezionale. Persone speciali cui si può e si deve volere tutto il bene possibile. Poi ciascun leader ha il suo stile. Binotto è una persona seria e competente. Ha l’esperienza per fare molto bene. Ha la calma dei forti e dicono che lasci molto spazio alle idee dei collaboratori, che ascolta tutti con molta attenzione e voglia di capire. Andremo lontano con lui”.

Beppe Magni

Cosa ne pensi dei regolamenti 2021? Aumenteranno lo spettacolo?

I regolamenti 2021 mi pare che non siano risolutivi per quanto concerne la carenza di possibilità di sorpasso. Non credo che daranno più spazio di adesso alla bravura e al talento del pilota. Oltre ad essere molto restrittivi con la fantasia che potrebbero avere i progettisti. Troppi vincoli. Ancora troppi lacci. Bisognerebbe lasciare più libertà. Ma credo che sia una strada, questa, che non sarà più percorsa. Anzi. Lo spettro della standardizzazione incombe! Poi troppe gare. Sono per 16 gare e la reintroduzione dei test in pista. Hai visto mai che possa tornare a fare il fotografo!”.

Personaggi come Beppe Magni fanno capire quanto questo sport possa ancora attirare gente di tutte le età e portare un vero appassionato a spendere tutta la propria vita per seguire la sua passione. Un sentito ringraziamento da parte della nostra redazione va a Beppe Magni ed alla grande disponibilità dimostrata nei nostri confronti.

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