Si perde e si vince insieme. Una squadra vincente non cerca alibi. Il sorpasso kamikaze di Sebastian Vettel su Max Verstappen ha scatenato un contraddittorio. Punto della pista rischioso, momento sbagliato? In ogni caso una forzatura fatale che, come ogni azzardo, poteva finire benissimo o in modo disastroso. Il momento Ferrari è sconfortante, la pressione su Vettel enorme ed il sorpasso dell’all-in si è trasformato in un bluff beffardo. Se si è arrivati al sorpasso della disperazione è a causa di un incredibile serie di errori della scuderia italiana che è ha trasformato Vettel, agli occhi del pubblico, da potenziale fenomeno a pilota incapace.

Sembra essere passata un’eternità dallo spettacolo in Darsena a Milano, con le parole pronunciate dal team principal Maurizio Arrivabene ai tifosi ferraristi: “Gli toglieremo il sorriso!
Alla vigilia del Gp d’Italia, l’obiettivo di riportare la Ferrari avanti in classifica e battere la concorrenza della Mercedes sembrava essere un traguardo alla portata: quasi scontato.

A distanza di poco più di un mese, le parole sprezzanti di Maurizio Arrivabene si scontrano contro una realtà desolante. Da Monza in avanti il dominio Mercedes è stato schiacciante. Quattro vittorie per Lewis Hamilton con due doppiette Mercedes. Suzuka rappresentava l’ultima chiamata per invertire il trend negativo ma le strategie in qualifica della Ferrari hanno condizionato l’intero weekend nipponico.

Memento audere semper

“Ricorda di osare sempre” esortava D’Annunzio ma c’era bisogno di farlo nelle qualifiche decisive e con entrambi i ferraristi? L’azzardo della gomma intermedia in Q3 poteva essere rischiato, eventualmente, sulla rossa che aveva meno da perdere, ovvero quella di Kimi Raikkonen. Più che verde speranza, la gomma a banda verdeggiante su una pista super drenante come Suzuka ha messo la parola fine ad ogni tentativo di rimonta.

“Un errore grave, inaccettabile per una squadra come la Ferrari – ha dichiarato Maurizio Arrivabene, dopo le qualifiche per il Gp di Giappone – sono arrabbiato, ci siamo parlati con i tecnici. Siamo una squadra giovane, siamo tutti impegnati a cercare di fare del nostro meglio, ma a volte serve meno intelligenza e un po’ più di esperienza e di furbizia in queste cose. Mi prendo le mie responsabilità”.

Il team principal della Ferrari ci ha messo la faccia ma non si comprende in cosa consista questa famosa assunzione di responsabilità da parte sua.
Arrivabene, all’evento Philip Morris per il progetto “Mission Winnow”, ha voluto precisare ai reporter che il suo futuro è alla Ferrari, scacciando i rumor di un passaggio alla Juventus Football Club. Dichiarazioni che viaggiano di pari passo con i nuovi poteri che ha acquisito il manager bresciano, dopo la prematura scomparsa di Marchionne.

Maurizio Arrivabene, entrato un pò in sordina nel mondo Ferrari, ha acquisito un potere crescente nel team italiano. Alla voce titoli mondiali vinti, lo score rimane fermo ad un impietoso zero. Inoltre, sul piano delle comunicazioni, Arrivabene è la prima nonché unica voce della scuderia italiana. Il nuovo amministratore delegato della Ferrari, Louis Camilleri, si è esposto di rado nel nuovo ruolo dirigenziale e lo stesso presidente Elkann ha rilasciato pochissime dichiarazioni pubbliche.

Chi sbaglia deve iniziare a pagare

Dopo il disastroso sabato giapponese, Arrivabene aveva parlato di un “sesto senso, uno spirito corsaiolo dato dall’esperienza che in certe occasioni manca” di sicuro l’inesperienza dei giovani tecnici del muretto Ferrari trova nel suo esponente più alto, la massima espressione di impreparazione.

Ribadire la solita frase “mi prendo le mie responsabilità” dopo ogni gara fallimentare con errori reiterati ha un significato vacuo, di poca utilità sul piano concreto.

La responsabilità delle strategie della rossa è affidata ad una figura sempre nell’ombra, tale Iñaki Rueda che dopo l’Australia non ha avuto più grandi colpi di genio. L’intuito conta ancora tantissimo nel Motorsport, sebbene vi siano tecnologie avanzatissime per aiutare i tecnici nell’analisi dei dati e delle diverse variabili.

Le innumerevoli strategie sbagliate dal muretto Ferrari sono state imperdonabili. Persino nella gestione dei piloti e negli ordini di scuderia si è fatta una grande confusione. La contrapposizione con la perfezione del gruppo teutonico della Mercedes amplifica gli strafalcioni del team italiano. La rivoluzione, per un rilancio delle ambizioni in chiave 2019, dovrebbe partire dall’alto. La scelta della proprietà di investire su un pilota giovane come Charles Leclerc rappresenta il primo di una serie di segnali necessari per il progetto di rifondazione Ferrari.

Il solito calo Ferrari rispetto alla concorrenza

Sul piano tecnico, la seconda parte di stagione calante della rossa è divenuta una triste consuetudine in termini di sviluppo. Sebbene vi siano state manovre poco trasparenti e controlli accaniti della Fia, anche quest’anno la rossa non ha retto il passo della Mercedes nell’arco di un intero campionato. Dopo un inizio scintillante, non sviluppare la monoposto e rimanere fermi in F1 vuol dire regredire e la Ferrari è una vettura involuta in questo mesto finale di stagione.

La Mercedes oramai è vicinissima al trionfo, grazie anche alle migliorie presentate nella seconda parte di campionato. Con quattro gare al termine, 67 punti di vantaggio nel mondiale piloti, 78 in quello Costruttori, il team tedesco potrebbe festeggiare già, tra due settimane, l’ennesimo trionfo in F1.

La Ferrari può e deve iniziare a programmare la prossima stagione, cercando di attribuire un significato concreto alle parole del presidente John Elkann: “Vogliamo costruire un futuro all’altezza del nostro glorioso passato”.

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