F1 2026 – Mentre Ferrari e Mercedes testano ad Abu Dhabi le prime ali sperimentali, l’ingegnere Alberto Maggioni ci spiega come cambierà radicalmente la Formula 1: “L’Eau Rouge potrebbe non farsi più in pieno”.
Le immagini arrivate dai test post-stagionali di Abu Dhabi hanno fatto il giro del mondo: Ferrari e Mercedes (ma anche Red Bull in precedenza) sono scese in pista con vistose modifiche all’ala anteriore. Strumenti di misurazione ingombranti, flap modificati e sensori ovunque. Non si tratta di aggiornamenti per la prossima stagione, ma dei primi veri esperimenti in vista del 2026.

Quello che abbiamo visto sulle monoposto “muletto” sono i primi tentativi di correlare i dati per la grande rivoluzione dell’Aerodinamica Attiva. Se oggi siamo abituati al semplice DRS, tra due anni tutto cambierà con l’introduzione di due concetti chiave: Z-Mode e X-Mode.
Grazie al contributo dell’ingegnere aerodinamico Alberto Maggioni (Group Sauber e co-fondatore di RGB Motor Academy), intervenuto ai nostri microfoni, andiamo a capire cosa si nasconde dietro questi test e come cambierà la guida.

Z-Mode e X-Mode: Come funziona l’aerodinamica attiva
Il regolamento 2026 eliminerà il DRS come lo conosciamo oggi per introdurre un sistema di gestione dell’aria molto più complesso.
- Z-Mode (Standard): È la configurazione “chiusa”. Entrambe le ali (anteriore e posteriore) sono settate per generare il massimo carico aerodinamico. È la modalità che i piloti useranno in curva e nelle fasi guidate.
- X-Mode (Low Drag): È la modalità “aperta” per i rettilinei. Qui sta la rivoluzione: non si aprirà solo l’ala posteriore, ma si muoveranno anche i flap dell’ala anteriore per ridurre drasticamente la resistenza all’avanzamento.
“L’idea della FIA è compensare la perdita di velocità in curva facendole andare fortissimo in rettilineo”, spiega l’ingegner Mangioni. Le vetture 2026, infatti, avranno meno carico aerodinamico di base rispetto alle attuali, rendendole potenzialmente più lente nel giro secco, ma dei “missili” sul dritto.
Perché i test di Abu Dhabi sono fondamentali?
Quello che i team come Ferrari e Mercedes stanno cercando di capire con questi test “ibridi” (ali nuove su macchine vecchie) è come gestire il bilanciamento.
Attivare l’X-Mode significa togliere carico improvvisamente. Se questo non avviene in modo perfettamente sincronizzato tra anteriore e posteriore, la vettura diventa instabile. I team stanno raccogliendo dati per evitare che nel 2026 le macchine diventino inguidabili durante la transizione tra le due modalità.
L’impatto sui piloti: “Tornerà a contare il manico”
La parte più interessante dell’analisi di Mangioni riguarda però lo stile di guida. Oggi le vetture di F1 hanno così tanto carico che curve leggendarie come l’Eau Rouge – Raidillon a Spa vengono percorse in pieno (senza alzare il piede) da tutti i piloti, con qualsiasi macchina.
Nel 2026 questo potrebbe finire.
“Le macchine avranno meno carico in curva e saranno più difficili da gestire”, avverte Mangioni. “Probabilmente curve come l’Eau Rouge non si faranno più in pieno. Questo significa che le differenze tra i piloti si faranno sentire di più. Solo i più bravi riusciranno a portarle al limite”.
Guarda tutta l’intervista

Una F1 più difficile e spettacolare?
L’obiettivo di Liberty Media e della FIA sembra chiaro: togliere la “perfezione” ingegneristica che rende le auto attuali dei binari e restituire variabilità.
Se oggi un pilota “normale” può fidarsi ciecamente della macchina in curve veloci, domani dovrà gestire un mezzo più scorbutico, che “veleggia” in rettilineo grazie all’X-Mode ma che richiede sensibilità e coraggio in staccata e inserimento.
I “mostri” visti ad Abu Dhabi sono sgraziati e preliminari, ma nascondono il segreto per una Formula 1 dove il pilota potrebbe, finalmente, tornare a fare la differenza.
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