Vorrei esprimere la mia piccola opinione su un argomento che credo possa interessare, confrontando una elemento su tre macchine, Red Bull Mercedes e Ferrari, che viene interpretato in modo differente dalla italiana rispetto alle due straniere: l’alettone posteriore. Prima però vorrei comunque inserire una breve spiegazione teorica sul dubbio che mi preme. Sappiamo che un’ala, aereo o macchina non importa, genera portanza, ovvero crea una forza verso l’alto/basso, sfruttando la possibilità di avere una pressione su una faccia di essa, che sia minore rispetto alla pressione sulla faccia opposta.
Per capire meglio l’argomento vi rimanderei per chi fosse interessato al seguente link che riguarda un articolo scritto di recente proprio riguardo a questo problema, che anche se è principalmente aeronautico, penso possa trovare applicazioni in Formula1.
http://aimaralberto.wix.com/aerospace-world#!vortici-estremit/cd1v
Ora, avendo detto che ala o alettone non cambia( entrambi gli elementi sono caratterizzati dallo stesso scopo, e funzionano in ugual modo, solo che sono l’uno il rovescio dell’altro) possiamo notare che pure il Formula 1, se non si pone un limite all’estremità di un alettone accadrà questo fenomeno. Tale situazioni porta con se due svantaggi: -creazioni di vortici di estremità che è in pratica una cessione di energia cinetica, all’aria che comincia a roteare creando una resistenza. -ancora peggio, perdita di portanza su una porzione dell’alettone, o meglio, minore deportanza se si parla di una macchina da gara. Esistono metodi per arginare il problema, e in aeronautica vengono identificati con il nome di Wing Lets, ma il rimedio può essere applicato anche sulle auto da corsa; In fondo un componente del genere è semplicemente una barriera di separazione dei flussi superiore e inferiore. Un esempio:
In Ferrari, la situazione è differente, e a parer mio, meno efficiente dato che queste barriere non sono presenti e parte del flusso potrebbe finire a danneggiare la deportanza
Guardate l’ultima parte di questo video.
AIMAR ALBERTO Sito :