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News F1 A Ruote Ferme: il dopo-Gp dell’Australia

Il “risveglio” della Formula 1 in terra australe ci regala una Ferrari veramente competitiva e, finalmente, una serrata lotta al vertice tra due piloti di team differenti.

Tutto vero quindi: i riscontri positivi dei test sulle prestazioni Ferrari non erano “rondini senza primavera”, ma punti di partenza confortanti per i suoi propositi stagionali di “rivalsa”. E per Mercedes, invece, questo è stato un “brusco e doloroso” risveglio, fomentato, oltre che dalle ottime doti velocistiche della Rossa,anche da una certa dose di “arroganza”. Era strategicamente impensabile riuscire a conservare la posizione su Vettel fermandosi 5 giri prima del tedesco, soprattutto sapendo che Hamilton sarebbe finito alle spalle di Verstappen (e abbiamo visto che, quest’anno, sarà più complicato superare). Ma l’errore è stato dato anche da una cattiva valutazione del pilota inglese (che ha ritenuto, a torto o a ragione ce lo diranno i tecnici, le gomme UltraSoft già “finite”, a differenza di quanto rivelato da Pirelli) e di comunicazione col suo muretto che, forse, s’è fidato troppo delle valutazioni soggettive del pilota, mettendo in secondo piano i dati telemetrici. E lì Vettel e la Ferrari, che già seguivano da vicino la Mercedes, impedendone la fuga, hanno avuto l’occasione “quasi” servita sul piatto: è bastato quindi “marcare” Hamilton montando le gomme Yellow Soft (ma, vista l’usura contenuta e le prestazioni di Verstappen con quella mescola, forse potevano bastare anche le Red SuperSoft) e controllare il passo fino alla bandiera a scacchi. E’ arrivata così una vittoria netta, meritata ed autorevole per gli uomini del Cavallino: ed il fatto che dal 2010 la Rossa non vinceva all’esordio stagionale pone ancora più enfasi sulla sua bontà e validità. Ma mai come quest’anno bisogna considerarla “solo” come una “vittoria di tappa”: il nuovo regolamento darà alle monoposto ampi margini di miglioramento da qui a fine campionato (si parla di oltre 2 secondi d’incremento prestazionale). Ecco perché, oltre che in pista, le “corse” si faranno soprattutto in fabbrica, e sviluppare costantemente, velocemente, e con grande efficacia ed efficienza le vetture costituirà la “condicio sine qua non” per chi vorrà ambire agli allori iridati. Ed in passato proprio qui la Ferrari si era giocata gran parte delle sue chance: ma i positivi riscontri forniti finora in tal proposito, merito anche della riorganizzazione del lavoro in Gestione Sportiva, gestito per processi con dinamiche “orizzontali” atte a favorire scambi d’idee e collaborazione, sembra far presagire che la musica, finalmente, sia cambiata (ed i riscontri, finalmente collimanti, tra dati di simulatore/galleria del vento e pista  ne sono la prima “tessera del puzzle” ). Di sicuro Mercedes non rimarrà a guardare: i problemi di prestazione e durata degli pneumatici lamentati da Hamilton (via radio era quasi una costante sentirlo dire “poor grip with the tyres”) non possono essere “solamente” da circoscrivere a un’impressione sbagliata del pilota: che la scelta radicale di una vettura a passo “lunghissimo”, insieme al ban sulle sospensioni dettato dalla FIA (sapientemente imbeccata dalla Ferrari e, in particolare, da Simone Resta, di cui bisogna esaltare i meriti dopo che, per tanti anni, ha ricevuto soprattutto critiche di “immoblismo tecnico”), abbia compromesso la “magica alchimia” del team anglo-tedesco nello sfruttamento ottimale delle Pirelli? Attendiamoci delle forti risposte in proposito: di sicuro il potenziale di reazione Mercedes è elevatissimo. Com’è elevatissimo quello dimostrato, in passato, dalla Red Bull (altro team pesantemente “toccato” dall’affaire-sospensioni: un caso?). Oggi mai veramente in gara (Ricciardo partito dai box due giri dopo lo start per la sostituzione del cambio e poi fermo definitivamente dopo 30 giri, Verstappen che, oltre a fare il “tappo decisivo” ad Hamilton ed impensierire lievemente Raikkonen nella seconda parte di gara, grazie alle gomme Super Soft, poco o nulla ha potuto), il team guidato tecnicamente da Adrian Newey dovrà sfoderare tutte le sue forze per “risalire la china”, e già si parla, tra 2-3 gare, di importanti sviluppi aerodinamici, oltre ad una Power Unit Renault-TAG evoluta per il Gp del Canada. Di sicuro, nella lotta al vertice, sarà fondamentale l’apporto dei “secondi”: oggi lontani entrambi, con Bottas che, dopo una prima fase anonima, è stato fermato dal team order di Toto Wolff quando s’era avvicinato minacciosamente a Lewis Hamilton, mentre Raikkonen, complice una scelta d’assetto rivelatasi completamente errata (ma con la consapevolezza di rimediarvi già dal prossimo evento), ha solo potuto difendere il 4° posto finale dal “tentato assalto” di Verstappen. Per concludere parlando degli “altri”, va celebrata doverosamente anche la buona prestazione dell’esordiente Giovinazzi (con una Sauber con PU 2016), ritrovatosi catapultato dall’oggi al domani in pista per qualifiche e gara e comportatosi ben più positivamente rispetto, ad esempio, al più celebrato e “sponsorizzato” Stroll. In Ferrari, dopo i meritati festeggiamenti, il focus sarà già sulla prossima gara, tra 15 giorni, della Cina. Pista più “probante” di quella di Melbourne, che ci fornirà sicuramente nuovi spunti sui rapporti di forza tra i team di vertice. Ma, per la Scuderia, “se il buon giorno si vede dal mattino”…

di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)

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