La gara in Cina della scorsa settimana ha messo in luce una Mercedes dimostratasi superiore rispetto alle aspettative, forse più per demerito di una Ferrari che deve trovare la forma dei giorni migliori. Superiorità non solo dimostrata a livello di prestazione ma anche attraverso un avvenimento, a molti, passato in secondo piano. Oltre a ciò, il weekend di Shanghai ha mostrato (parola di Sebastian Vettel) un livello “molto scarso” di quello che è il giornalismo, sempre focalizzato sulla sterile polemica e non sulla reale analisi di determinati avvenimenti nel weekend di gara, mai presi in considerazione in modo serio e obiettivo.

Mercedes e il doppio pit-stop

Per i veterani che seguono questo sport da tanto tempo, o chi comunque capisce un po’ quelle che sono le dinamiche della Formula 1, non può essere facilmente passato inosservato il doppio pit stop messo in atto dalla Mercedes lo scorso weekend: un gesto che può essere compreso tra il eccessiva superbia e alla quasi “carnale” consapevolezza di voler essere superiori all’avversario sotto ogni punto di vista. Agli occhi degli avversari questo può essere solo visto come un amaro smacco, un affronto, che non è certamente dovuto alla mancanza di una strategia di gara efficace…

Risultati immagini per mercedes doppio pit stop cina 2019

La mossa di far “pittare” entrambi i piloti nello stesso giro può essere altamente rischiosa e in alcuni casi fatale per il team. Basti solo pensare che se il primo dei due pit stop dovesse in qualche modo risultare lento a causa di problemi nel fissaggio di uno pneumatico, il secondo verrebbe irrimediabilmente penalizzato perdendo secondi preziosi. Quindi alla base di questa azione, c’è una grande consapevolezza di come ogni elemento del team sia perfetto, a partire dai meccanici addetti al cambio gomme, solitamente più in ombra rispetto al resto del team, se non quando compiono errori in fase di pit stop. Eppure, fortuna (?) vuole, per il team di Toto Wolff, tutto è andato secondo i piani ,senza sbavature.

Tutto questo per dire che cosa? Per enfatizzare ancora di più il weekend perfetto della Mercedes in Cina?Assolutamente no.

La strategia adoperata dagli strateghi del team anglo-tedesco ha certamente fatto parlare di sè, non sono mancati video per raccontare il fatto nelle sue particolarità,ma quasi nessuno ha valutato la “pesantezza” del gesto, il quale chi lo abbia pensato, che sia Toto Wolff o uno stratega, non cambia la sostanza: team sicuro dei suoi mezzi, dei suoi uomini e sopratutto consapevole di essere stato superiore all’avversario.

Vettel contro il “cattivo giornalismo”

A mio avviso, questo è quello che andrebbe realmente messo in risalto da chiunque scriva di Formula 1, piuttosto che focalizzarsi sulla sterile polemica nata da un team radio più o meno polemico o dalle dichiarazioni dei diretti interessati su particolari momenti di difficoltà del team, spesso e volentieri travisate o opportunamente mal riportate per mettere in cattiva luce un team o un pilota. Ad esempio, per chi, come Vettel, porta sempre con orgoglio (specialmente) nel momenti di difficoltà,la tuta rossa.  Cosa che lo stesso Sebastian, nella conferenza post gara in Cina, ha voluto sottolineare, puntando il dito contro coloro che, a detta sua, cercano sempre di travisare le sue parole.

“Due settimane fa Charles era più veloce, era piuttosto chiaro. Credo che la cosa più deludente sia stata non finire terzo e quarto. Ovviamente io voglio stare davanti a Charles e lui vuole stare davanti a me, così sono le corse” ha detto Vettel a quei giornalisti che gli hanno chiesto di raccontare la sua opinione in proposito dei team order –“Non vorrei commentare oltre perché è sempre un po’ difficile, specialmente per quello che tirate fuori dalle risposte, perciò riportate bene quello che ho detto”.

Immagine correlata

A chi gli chiedeva se avesse in mente un episodio particolare in cui fossero state travisate le sue parole,è qui che poi il tedesco ha deciso di togliersi qualche sassolino dalle scarpe nei confronti dei media: “Non proprio, dal mio punto di vista si tratta solo di cattivo giornalismo, ma non sono un giornalista quindi non posso giudicare, perciò non dovete prenderla sul personale” – aggiungendo poi, parlando dei team order –“Non credo sia frustrante, è solo uno strazio rispondere in continuazione alle stesse domande. Ritengo che la priorità sia sempre la squadra. Penso che Charles sappia, come io so, che guidiamo per una squadra, lottiamo per fare la nostra gara e spesso quando si tratta di queste cose e non è mai piacevole, ma è più o meno ‘un giorno tocca a me, l’altro tocca a te”.

Il messaggio “fate il vostro lavoro ma lasciate in pace me e il team” che si può desumere dalle parole di Vettel, è un po’ quello che dovrebbe essere fatto dalla maggior parte di chi racconta questo sport e cioè concentrarsi più su quello che andrebbe realmente raccontato perché di “gossip” il mondo ne è già zeppo.

Formula 1 verso la via del tramonto?

La Formula 1 attuale ci racconta la “noiosa” superiorità della Mercedes degli ultimi 5 anni, una superiorità che non deve essere descritta solo nelle prestazioni sul giro in decimi ma anche alla vista di un team molto solido, nella costante ricerca della “perfezione teutonica”. Qualcosa di ammirevole, eppure tutto questo dominio del team anglo-tedesco rispecchia un po’ quella che è la “crisi” di una Formula 1 che non riesce più a divertire, ad appassionare.

Il dominio quinquennale della Mercedes ha trovato solo nella Ferrari una minaccia negli ultimi anni, sporadicamente anche nella Red Bull, ma statisticamente il dominio schiacciante delle Frecce d’argento è alquanto imbarazzante.

I numeri parlano di 10 titoli mondiali in 5 anni, mentre la stagione 2019 è iniziata con tre doppiette su tre, due Pole Position su 3 disputate. Prematuro parlare di un ennesimo mondiale già in cascina per la Mercedes, ma chi lavora in F1 deve “sperare” che la Ferrari superi la crisi di questo inizio di stagione, perché un altro mondiale a senso unico sarebbe deleterio.

Questo per dire che bisogna “ringraziare” Ferrari se negli ultimi anni si è accesa un po’ di competizione tra i piani alti della classifica, ma è lecito chiedersi se bisogna sperare nella sola risalita della Ferrari per tenere in piedi una struttura che barcolla da anni e davanti ad un dominio che, dopo 5 anni, sembra indistruttibile.

Con la nascita dell’era ibrida, si è perso uno degli elementi che tanto hanno reso esaltante, esempio, il mondiale 2012: l’imprevedibilità. Non è un caso che dal 2014 ad oggi solo Mercedes, Ferrari e Red Bull si siano divise Pole e vittorie, mentre il resto della griglia, ormai raggruppato in un mondiale di “serie B”, possa ambire solamente a lottare per qualche punticino. Ciò deve far riflettere.

 

Nei prossimi mesi si definiranno quelli che sono i regolamenti in attesa della “rivoluzione” regolamentare del 2021, ma la prospettiva non è delle più rosee, tanto che non deve sorprendere se un Vettel o un Hamilton (non due piloti qualunque) stiano valutando di appendere il casco al chiodo a fine 2020. Perchè? Forse sanno qualcosa che ancora noi non sappiamo.

Giuly Bellani

Scrivi

Formula 1 - Notizie F1, News Auto