La Formula 1 è per sua natura un ambiente che va veloce, un “crazy circus” in cui i giudizi cambiano di continuo. Un giorno sei un pagliaccio, un altro un eroe. Le considerazioni su piloti e team variano di settimana in settimana ma, negli ultimi tempi, i giudizi iniziano ad oscillare paurosamente da sezione a sezione. Nel Gp di Azerbaijan, Charles Leclerc è stato promosso come fenomeno della classe il venerdì di prove libere, il giorno successivo come un brocco inesperto, la domenica, nella prima parte di gara, nuovamente un predestinato, mentre, alla fine del weekend, un pilota immaturo, non ancora pronto a certi palcoscenici.

Al momento, l’ultimo dei problemi della Ferrari sono i due piloti. Se ci spostiamo nel box Mercedes, credete che Bottas, a parità di monoposto, sia più forte di Hulkenberg, Ricciardo o Sainz? La lista potrebbe proseguire, ma c’è chi, dopo due vittorie del finlandese nel 2019, ha già rimosso con un colpo di spugna 7 anni di carriera e il ruolo di Bottas “maggiordomo” della scorsa stagione in Mercedes.

Per alcuni la quinta vittoria in carriera ha persino lanciato il buon Valtteri al livello di un 5 volte campione del mondo come Lewis Hamilton. In pochi riportano che il 2019 è la miglior partenza stagionale di Lewis da 4 anni a questa parte; bisognerebbe recuperare le immagini dell’anglo-caraibico su una Mercedes W06 (3 vittorie e un secondo posto nelle prime 4 corse) per rivedere un Hamilton più in forma di quest’anno. Il pentacampione ha tutto sotto controllo, quando conterà stare davanti in prima curva, non sarà più così “friendly”, come lui stesso ha dichiarato e chiuderà, senza pietà, i sogni di gloria di Bottas. Al momento, in casa Mercedes, un secondo pilota motivato conviene a Wolff e serve a collezionare record. Ah, nessuno mai in 70 anni di F1 era stato in grado di fare 4 doppiette nelle prime 4 gare. Chapeau!

Bahrein a parte, si può additare la signora Mercedes di essere stata fortunata? A Brackley non sbagliano un progetto e uno sviluppo, inoltre, il ritmo iniziale e finale di Baku lascia intendere che i grigi possono fare ciò che vogliono in pista. La Ferrari, invece, versa in un grave problema di “finestra” gomme, come lo ha definito Vettel. In pratica l’auto vola con le gialle e va come una Alfa Romeo con le rosse. Peccato che il regolamento prevede un obbligatorio cambio mescola durante i Gp.
Se a Baku Vettel ha svolto il suo compitino da sei in pagella, la gara di Leclerc è stata pesantemente condizionata dalla strategia degli uomini al muretto, anzi di un uomo al comando. Iñaki Rueda, il tecnico che i rumor affermano vicino ad un rinnovo e che decide quante volte e quando le Ferrari debbano fermarsi per il pit stop, ha provato a ripetere l’unico colpo di genio del suo corso ferrarista, ovvero Melbourne 2018. Il piano tattico attendista dello spagnolo si è infranto giro dopo giro, dato che nessun pilota è andato a schiantarsi tra i muretti dell’angusto tracciato cittadino di Baku.

L’eventualità di una Safety Car o di una Virtual è l’emblema del momento attuale della Ferrari. Le strategie sono affidate al caso fortuito, ma per ribaltare la situazione critica di classifica occorrerebbe osare e lavorare meglio degli altri. Enzo Ferrari affermava che in pista “La fortuna e la sfortuna non esistono. Il messaggio che voleva imprimere Ferrari a tutti i suoi uomini è che la sfortuna è l’alibi dei perdenti. Il commento post Baku dell’attuale Presidente della Ferrari, John Elkann: “La Mercedes è più forte e più fortunata, ma il giro veloce l’abbiamo fatto noi”, avrà fatto rivoltare il Drake. Il giro più veloce è solo una magra consolazione dell’ennesimo weekend amaro per il Cavallino.

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