Autodromo Hermanos Rodriguez di Città del Messico, Lewis Hamilton, festeggia sotto le tribune dello stadio, correndo all’impazzata e abbracciando tutti. Sembra un déjà-vu. Un film già visto ed infatti, rispetto allo scorso anno, l’unica differenza è il numero di titoli da aggiornare nell’almanacco.

Hamilton sale a quota 5 mondiali, eguagliando l’italo-argentino Fangio, nell’olimpo dei tre piloti più vincenti della storia della F1. Dodici stagioni vissute quasi sempre al vertice della categoria. C’è chi afferma che Hamilton meritasse il titolo più nel 2007, al debutto in McLaren Mercedes, rispetto all’anno successivo; altri sostengono che un vero campione non avrebbe mai ricevuto uno schiaffone da un compagno di squadra, come quello subito da Nico Rosberg nel 2016.

I numeri parlano per lui: Hamilton, con 71 vittorie ed 81 pole position, è l’uomo da battere dell’era moderna della F1. In questa stagione Lewis ha sofferto nelle prime 3 gare di campionato, poi è riuscito a tirar fuori il meglio dalla sua W09 con lucidità ed intelligenza.
L’anglo-caraibico ha corso con la classifica nel taschino, guidando al limite ma puntando sempre ad ottenere il massimo risultato possibile, ogni domenica. Un mix di maturità e tenacia che ha regalato emozioni su piste amiche (come Budapest e Suzuka), piazzamenti determinanti nelle difficoltà (Montecarlo ed Austin) ed imprese memorabili sull’acqua, con vittorie e pole position straordinarie.

A caccia dei record del Kaiser

Con una media di dieci vittorie a stagione (che quasi sempre vogliono dire titolo) nelle prossime due annate raggiungerebbe Michael Schumacher, sia come numero di Gp di F1 vinti, che per titoli iridati. Ma attenzione, il fuoriclasse anglo-caraibico non ha mai vinto in carriera tre corone di seguito. Sarà uno stimolo ulteriore o qualcosa che potrebbe frenare l’ascesa di re Lewis ?

Se Hamilton dovesse ricevere in dote una Mercedes dominante come nelle ultime stagioni, il talento e la maturità acquisita lo renderebbero un avversario difficilissimo da battere. Considerando anche il servilismo di “wingman” Bottas, solo la presenza di un terzo competitor di livello potrebbe mettere in crisi tecnica la Mercedes ed il pilota inglese sul piano psicologico.

La gara in Messico esemplifica al meglio il concetto. La Mercedes è andata in difficoltà con l’usura delle mescole, ma ad approfittarne sono stati, stavolta, due team rivali. La Red Bull di Verstappen è volata sulle alture di Città del Messico come mai nell’arco della stagione. Se le lattine austriache avessero sempre tolto punti in chiave costruttori, nonostante le defaillance di Vettel, il campionato sarebbe più aperto che mai per la Ferrari.

Un ruolo essenziale lo avrà, quindi, lo sviluppo della partnership del gruppo Red Bull con Honda nel 2019 e la possibilità che un terzo pilota possa lottare, come nel 2007, fino alla fine per il titolo mondiale. Insomma, Leclerc e Verstappen dovranno fare la voce grossa. Vettel ha bisogno di una pausa e dell’aiuto del team perchè: “Sebastian vuole tutto subito, non accetta quando gli altri fanno meglio. A volte però devi soltanto pensare che l’altro ha lavorato meglio ma che tornerai in carreggiata. Con certi errori è impossibile battere Hamilton. Perché Lewis non commette errori“. Parola di Nico Rosberg, l’unico che ha messo in crisi sul piano psicologico Lewis Hamilton.

Il ruolo decisivo della FIA

Per Mercedes, 3 Gp con gomme ribassate e 5 con cerchi forati, non è stato un campionato che si è giocato solo in pista. Tra sospetti sui fori, paure di spionaggio industriale e mescole della discordia, lo spettacolo della F1 corre il rischio di essere stato falsato e di esserlo in futuro. L’appassionato vero e non giovanissimo può allontanarsi da un campionato ricco di contraddizioni e sospetti. Un tempo ci si chiedeva semplicemente se fosse più importante il pilota o la macchina. Oggi il focus è sulle mescole e sull’astuta interpretazione dei regolamenti.

L’arcobaleno di gomme Pirelli ha influenzato oltre misura la storia dei Gp, come accaduto in Messico. Le prestazioni delle auto vengono stravolte nel giro di poche ore e le strategie diventano un’incognita.
In molte occasioni la Ferrari ha fatto la figura dei co****ni e Mercedes quella dei leoni. In Messico però la Mercedes di Bottas è finita doppiata e con tre soste ai box. Che siano i fori, blistering o graining degli pneumatici, il tifoso medio non capisce più nulla. Mettendo da parte le tesi complottiste, a rimetterci di più sono gli appassionati della F1 che vorrebbero assistere ad un spettacolo entusiasmante e trasparente.

La FIA, organo legislativo incaricato di stilare i regolamenti, ha dimostrato di essere in una confusione senza precedenti. Con l’illegalità limitata si è toccato il fondo ma, se non si corre subito ai ripari in vista delle prossime stagioni, si rischia anche di iniziare a scavare. Se la mission di Liberty Media è rivoluzionare la disciplina motoristica più famosa al mondo, il primo passo è quello di agire con la FIA per ristabilire una fermezza interpretativa, affinché le corse tornino ad essere uno spettacolo vero di uomini e auto da corsa.

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